Mal’Aria 2019: il dossier di Legambiente sulle città più inquinate d’Italia (e le possibili soluzioni)

Sono 55 i capoluoghi di provincia che nel 2018 hanno superato il limite massimo di concentrazione di polveri sottili o ozono nell’aria. Per alcune, il problema è solo una di queste sostanze, ma quasi la metà hanno a che fare con entrambe. Legambiente ha proposto alcune soluzioni e un Piano nazionale contro l’inquinamento.
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Giulia Dallagiovanna 29 Gennaio 2019

Il limite massimo di concentrazione delle polveri sottili può essere superato solo per 35 giorni. Nel 2018, quattro città italiane lo hanno fatto per il doppio del tempo. L'ozono a livelli elevati invece non può rimanere nell'aria per più di 25 giorni. In alcuni centri urbani, come Genova e Brescia, c'è rimasto per più di cento. La situazione che Legambiente fotografa nell'ultimo rapporto Mal'Aria è quella di un'Italia soffocata dall'inquinamento.

Ma non ha senso elencare una serie di dati, se non esistono anche soluzioni per provare a risolvere, o quanto meno ad arginare, il problema. Vediamo allora qual è la situazione nella tua città e cosa consiglia l'associazione ambientalista alle amministrazioni e a te, in quanto comune cittadino.

Le città più inquinate

In tutto sono 55 i capoluoghi di provincia che nel 2018 hanno superato i limiti giornalieri previsti per le Pm10 o per l'ozono. In poco meno della metà di questi, sono stati superati i livelli massimi per entrambe le sostanze tossiche. Se abiti a Brescia, Lodi, Monza o Venezia, hai respirato aria molto inquinata per circa quattro mesi su 12. E i tuoi polmoni non se la passano molto meglio nemmeno se casa tua è ad Alessandria, Milano, Torino, Padova, Bergamo o Cremona.

Come puoi vedere, è l'area padana, la zona d'Italia che risente maggiormente della mancanza di un piano nazionale contro l'inquinamento. Emissioni delle automobili private, riscaldamenti, industria e agricoltura sono le principali cause della contaminazione dell'ambiente urbano.

La classifica delle città più inquinate

Quando si parla di limite massimo, si intende che per ogni metrocubo d'aria, non possono essere presenti più di 50 microgrammi di polveri sottili e e 120 microgrammi di ozono. Ecco le città che hanno superato queste due soglie per più giorni, rispetto a quelli consentiti: 35 per le prime e 25 per il secondo.

  1. Brescia: 150 giorni
  2. Lodi: 149 giorni
  3. Monza: 140 giorni
  4. Venezia: 139 giorni
  5. Alessandria: 136 giorni
  6. Milano: 135 giorni
  7. Torino: 134 giorni
  8. Padova: 13o giorni
  9. Bergamo: 127 giorni
  10. Cremona: 127 giorni
  11. Rovigo: 121 giorni
  12. Modena: 117 giorni
  13. Treviso: 116 giorni
  14. Frosinone: 116 giorni
  15. Pavia: 115 giorni
  16. Verona: 114 giorni
  17. Asti: 113 giorni
  18. Parma: 112 giorni
  19. Reggio Emilia: 11 giorni
  20. Avellino: 89 giorni
  21. Terni: 86 giorni
  22. Rimini: 82 giorni
  23. Vicenza: 82 giorni
  24. Napoli: 72 giorni

Le polveri sottili

Le famose Pm10 che respiri nell'aria della tua città sono il risultato delle emissioni di automobili e mezzi di trasporto a diesel o benzina, degli impianti di riscaldamento con caldaie, del fumo che viene espulso dalle industrie della zona e degli agenti chimici spruzzati sui campi per l'agricoltura intensiva.

Oltre ad aumentare l'effetto serra e a creare danni per l'ambiente, le polveri sottili colpiscono direttamente anche la tua salute. Possono infatti provocare asma e problemi respiratori, in un primo momento. Ma sul lungo termine possono aumentare il rischio di cancro e di altre malattie gravi di cui su Ohga ti avevamo già parlato.

Per questo sono stati fissati dei limiti al superamento della soglia massima consentita, che vengono però costantemente ignorati. Nel 2018 sono queste le dieci città che hanno segnato il record negativo di sforamento dei parametri:

  1. Torino: 87 giorni
  2. Frosinone: 83 giorni
  3. Lodi: 78 giorni
  4. Milano: 74 giorni
  5. Venezia: 63 giorni
  6. Padova: 60 giorni
  7. Alessandria: 59 giorni
  8. Asti: 57 giorni
  9. Reggio Emilia: 56 giorni
  10. Cremona: 56 giorni
  11. Pavia: 53 giorni
  12. Treviso: 53 giorni

L'ozono

Rispetto alle polveri sottili, l'ozono viene più spesso dimenticato. Tende infatti a formare le concentrazioni tossiche nell'aria soprattutto durante i mesi estivi, quando è meno probabile che si formi la tipica nebbia da smog ed è più facile ignorare l'impatto dell'uomo sull'ambiente urbano.

Ma se questo gas permane negli strati più bassi dell'atmosfera, cioè a livello delle tue narici, può provocare irritazioni alle mucose, aumentare il rischio di sviluppare allergie e disturbi respiratori, causare una sensazione di spossatezza oppure nausea. Oltre al fatto che la prolungata esposizione a questa sostanza inquinante può dare origini a patologie gravi per l'uomo e seri danni per le piante.

Nel 2018, sono queste le città che hanno superato per più giorni il limite massimo consentito di concentrazione dell'ozono nell'aria:

  1. Genova: 103 giorni
  2. Brescia: 103 giorni
  3. Monza: 89 giorni
  4. Lecco: 88 giorni
  5. Bergamo: 85 giorni
  6. Piacenza: 80 giorni
  7. Varese: 78 giorni
  8. Alessandria: 77 giorni
  9. Venezia: 76 giorni
  10. Roma: 72 giorni

Dati destinati a crescere

Negli elenchi che ti ho mostrato nei precedenti paragrafi ho elencato le città che hanno superato i limiti massimi di sostanze inquinanti nell'aria per più giorni. Ma se guardi la classifica completa presente nel report, ti accorgerai che sono molte di più le zone con gravi problemi di contaminazione.

Dal 2011 al 2016 le persone che scelgono di muoversi sui mezzi pubblici sono calate dell'11%

E i numeri sono destinati a crescere. Sembra ad esempio che dal 2011 al 2016, sempre meno persone abbiano scelto i mezzi pubblici, preferendo ricorrere all'automobile privata anche per brevi spostamenti. Legambiente parla di un calo dell'11%. Dall'altro lato, non sono stati effettuati interventi a livello nazionale per limitare in modo concreto le emissioni da parte di industrie e aziende agricole.

I consigli di Legambiente

L'associazione ambientalista sottolinea l'importanza dei Piani urbani per la mobilità sostenibile, che stanno portando alla creazione di più zone a traffico limitato o zone 30 e maggiori investimenti per mezzi di trasporto pubblici e piste ciclabili. Ma più che accontentarsi delle iniziative di qualche comune virtuoso, sarebbe più utile lo sviluppo di un Piano unico nazionale contro l'inquinamento, che coinvolga tutti i settori incriminati.

Nel frattempo, però, Legambiente consiglia:

  1. Diminuzione del numero di automobili e mezzi privati per ciascun abitante, tra i più alti fra i Paesi europei
  2. Uscita progressiva, ma inesorabile, delle auto dalle città
  3. Introduzione di limiti nazionali agli spostamenti su mezzi a motore privati all'interno delle città e delle aree metropolitane
  4. Realizzazione di ampie zone centrali a pedaggio, su modello dell'Area C di Milano, e più zone a emissioni limitate, con politiche tariffarie su soste e parcheggi che scoraggino l'utilizzo di auto
  5. Ripensare alla disposizione degli spazi urbani, creando più zone 30 e maggiori aree verdi. Città dove la precedenza sia per l'uomo e non per il veicolo a motore.
  6. Reti ciclabili che attraversino tutto il centro urbano
  7. Potenziamento del trasporto pubblico 
  8. Incentivi sulle emissioni che prevedano anche criteri sociali, in modo che chi non possa permettersi di rinunciare alla propria automobile ormai vecchia, sia in grado di acquistare un mezzo meno inquinante
  9. Una Roadmap varata direttamente dal governo che permetta di raggiungere in breve tempo questi obiettivi.

I blocchi del traffico, misure d'emergenza varate dai comuni per far fronte in breve tempo al superamento delle sostanze inquinanti nell'aria, si sono rivelati inutili. I dati infatti parlano chiaro: le città più contaminate nel 2018, sono le stesse individuate nel 2017. La situazione non sta migliorando in modo evidente.

La città, però, è formata da persone che, unite assieme, possono davvero cambiare i numeri sul tavolo. Bastano le tue scelte quotidiane: preferisci autobus e metropolitane alla tua auto privata, prova ad utilizzare di più la bicicletta soprattutto in estate, acquista prodotti di stagione e a chilometro zero, preferisci alimenti provenienti da agricoltura e allevamento biologici, riduci al minimo gli sprechi alimentari e l'utilizzo di oggetti di plastica usa e getta, fai correttamente la raccolta differenziata, e impara a riutilizzare tutto ciò che può avere una seconda vita. Il nostro stile di vita non fa bene né all'ambiente, né a noi: è ora di cambiarlo.

Fonte| "Mal'Aria di città 2019", dossier pubblicato da Legambiente il 22 gennaio 2019