Maturità 2023: c’è anche Piero Angela e il suo “Dieci cose che ho imparato” tra le tracce dell’ambito tecnico-scientifico

Per la tracce della prima prova di maturità 2023 spazio anche a Piero Angela, leggendario giornalista e divulgatore scientifico, e all’analisi di un estratto di “Dieci cose che ho imparato”, l’ultima sua opera-testamento pubblicata nel 2022. Ai ragazzi viene chiesto di spiegarne il significato e di analizzare i concetti di “distruzione creativa” e “ricchezza immateriale”.
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Kevin Ben Alì Zinati 21 Giugno 2023

C’è anche Piero Angela alla maturità 2023. Tra le sette tracce che oltre 500mila studenti in tutta Italia dovranno affrontare per la prima prova, una è dedicata al grande giornalista e divulgatore scientifico, scomparso lo scorso 13 agosto 2022, all’età di 93 anni.

Inclusa nella tipologia B, quelle di ambito tecnico-scientifico, la traccia sottopone ai ragazzi un estratto di «Dieci cose che ho imparato», l’ultima opera-testamento in cui Angela affronta il valore della creatività umana nella corsa verso l’innovazione.

Ecco qui l’estratto del brano scelto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito:

[…] In questo nuovo panorama, ci sono cambiamenti che svettano maggiormente rispetto ad altri. Uno è la diminuzione del costo relativo delle materie prime e della manodopera rispetto al «software», cioè alla conoscenza, alla creatività. Questo sta succedendo anche in certe produzioni tradizionali, come quella di automobili, ma soprattutto per i prodotti della microelettronica, come telefonini, tablet, computer. Si è calcolato che nel costo di un computer ben il 90% sia rappresentato dal software, cioè dalle prestazioni del cervello. Quindi l’elaborazione mentale sta diventando la materia prima più preziosa. Uno studio della Banca mondiale ha recentemente valutato che l’80% della ricchezza dei paesi più avanzati è «immateriale», cioè è rappresentata dal sapere. Ed è questo che fa la vera differenza tra le nazioni. La crescente capacità di innovare sta accentuando quella che gli economisti chiamano “la distruzione creativa”, vale a dire l'uscita di scena di attività obsolete e l’ingresso di altre, vincenti. Pericolo a cui vanno incontro tante aziende che oggi appaiono solide e inattaccabili. SI pensi a quello che è successo alla Kodak, un gigante mondiale della fotografia che pareva imbattibile: in pochi anni è entrata in crisi ed è fallita. L’enorme mercato della pellicola fotografica è praticamente scomparso e la Kodak non è riuscita a restare competitiva nel nuovo mercato delle macchine fotografiche digitali. Dei piccoli cervelli creativi hanno abbattuto un colosso planetario. Per questo è così importante il ruolo di chi ha un’idea in più, un brevetto innovativo, un sistema produttivo più intelligente. Teniamo presente che solo un sistema molto efficiente è in grado di sostenere tutte quelle attività non direttamente produttive (a cominciare da quelle artistiche e culturali) cui teniamo molto, ma che dipendono dalla ricchezza disponibile […]

La richiesta è di analizzare il brano e rispondere a una serie di domande per spiegare che cosa Piero Angela intenda per distruzione creativa” e per ricchezza immateriale”.

Quando parla di "distruzione creativa",Angela fa riferimento al fatto che con l'avanzamento tecnologico si verifica un ricambio generazionale di attività e settori produttivi. Una "rivoluzione" feroce che porta alcune attività tradizionali e diventatate ormai "vecchie" e obsolete ad essere soppiantate da altre più moderne, all'avanguardia, innovative con la conseguente morte di una tecnologia o di un particolare settore.

In questo mondo nuovo e facile al cambiamento, ecco che la "ricchezza immateriale", quindi la conoscenza, l'ingegno, lo studio, secondo Angela diventa il vero grande valore intoccabile dall'azione del tempo.

Nato a Torino nel 1928, Piero Angela è ormai diventato vocabolario. Sinonimo di cultura e divulgazione scientifica. Di dedizione e competenza mescolate a semplicità ed entusiasmo. In 70 anni di carriera trascorsi in RAI, Piero Angela ha letteralmente accompagnato le giornate di almeno tre generazioni di italiani, se non addirittura quattro.

È stato collaboratore del Giornale Radio, corrispondente estero del Telegiornale, reporter della Guerra dei sei giorni e del Vietnam. È stato tra i più autorevoli giornalisti italiani in collegamento dagli Usa per raccontare il piedone di Neil Armstrong sul suolo lunare nel 1969.

Soprattutto, però, è stato il volto, l’anima, l’essenza di Quark, la nota trasmissione televisiva (da lui stesso inventata) dedicata, appunto, alla divulgazione della scienza. È proprio qui che Piero Angela è diventato leggenda. Sì, esatto: una parola che sdoganiamo senza riserve.

Piero Angela non ha solo rivoluzionato il modo in cui si racconta il mondo scientifico, gettando le basi per quella che è oggi la divulgazione e diventando un faro nella tempesta per chi, come noi, vuole raccontare la scienza.

Non è diventato solo l’emblema di un giornalismo chiaro e preciso, vero a affidabile, in grado di affrontare la complessità e renderla accessibile al grande pubblico: i temi più divisivi spiegati con parole semplici, i dati veicolati in modo divertente.

Piero Angela ha avuto il merito di aver saputo rompere il muro di vetro che metteva da una parte la scienza e dall’altra chi, di scienza, non si era mai occupato, riuscendo a dare a tutti le chiavi per poter aprire un mondo altrimenti lontano.

Piero Angela, insomma, ha giocato un ruolo fondamentale nell’educazione di milioni di noi che oggi sono diventati giornalisti, divulgatori, scrittori, ricercatori, scienziati, professionisti che studiano l’ambiente che ci circonda e che si interrogano su come proteggerlo. O, più semplicemente, di tutti coloro che grazie a lui sono diventati cittadini – persone – più ricche e consapevoli.

Piero Angela ha parlato a molti e in particolare alle nuove generazioni, quello che oggi si trovano sui banchi di scuola per la maturità. Coloro che saranno i responsabili del domani. Piero Angela ci ha svelato una buona parte di presente per aiutarci a costruire il futuro.

E tutto questo, l’ha fatto nell’unico modo che conosceva: mettendoci delicatezza, garbo, curiosità, competenza, passione. Come solo le leggende sanno fare.