Molestie e sessismo al lavoro, quando una professionista diventa solo “una bella donna”

Il corpo delle donne è spesso commentato, anche in ambito professionale, dove i feedback e i commenti dovrebbero riguardare solo le competenze. Le molestie sul lavoro sono un fenomeno sommerso ancora spesso negato, e normalizzato ma tra sessualizzazione dei corpi femminili e disparità di potere tra i sessi, una donna su due in Italia è stata vittima di violenza.
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Rubrica a cura di Evelyn Novello
30 Gennaio 2024
Intervista a Dott.ssa Flavia Brevi Responsabile comunicazione di Fondazione Libellula

Dalla vita privata a quella professionale, il corpo delle donne non è al riparo dalle molestie, non siamo mai fuori pericolo. Ti ho parlato nelle precedenti puntate de Le Leggi della Bellezza della sessualizzazione dei corpi femminili, ovvero, quando l'attenzione si focalizza unicamente sull'aspetto fisico e lo si giudica in base alla sua attrattività sessuale. Se ci pensi, considerare l'altro solo come corpo significa azzerare le sue competenze, le sue caratteristiche caratteriali e le sue emozioni, rendendolo di fatto solo un oggetto.

Come ti avevo spiegato nell'intervista a Giulia Blasi, le vittime, per ragioni culturali, sono quasi sempre le donne in virtù del fatto che per secoli l'unico modo consentito alle donne per avere un ruolo nella società, se già non fossero abbienti di famiglia, era contrarre un matrimonio. Il capitale sessuale era l'unico spendibile dalle donne. Va di per sé che il mandato implicito per il genere femminile era quello di rendersi attraenti agli occhi dei possibili pretendenti.

Tutto ciò si poggiava su un'importante premessa, il grande squilibrio di potere tra i due sessi. Esattamente come accade per il bullismo, il razzismo o l'omofobia, la discriminazione di genere si verifica quando una delle due parti, in questo caso quella maschile, si trova o si autopercepisce in una posizione dominante rispetto all'altra categoria sociale. La disparità di potere che sopravvive ancora oggi tra uomo e donna si tramuta spesso e volentieri in vere e proprie molestie che spesso vanno a colpire le donne proprio sul loro capitale sociale, sul loro corpo.

Quando questo fenomeno si verifica sul luogo di lavoro, la professionalità femminile passa completamente in secondo piano ed ecco che piovono commenti sessisti, chat di gruppo maschiliste e cliché macisti che continuano a legittimare e a tramandare la cultura patriarcale. Nonostante gli sforzi di progresso in ottica di parità di genere, lo scredito delle donne nei luoghi di lavoro rimane una questione non superata e ritenuta, in larga parte, accettata. Sono le donne stesse, in molti casi, a ritenersi in posizione subordinata rispetto ai colleghi uomini e le dirette conseguenze sono una percezione distorta di sé e una bassa autostima che hanno ricadute sia sulla salute mentale che sul rendimento lavorativo.

Una recente indagine di Fondazione Libellula, associazione che mira a prevenire e a sensibilizzare sulla violenza contro le donne, dimostra l'ampiezza del fenomeno.

Molestie sul lavoro: una panoramica

La Survey "Vita ed esperienze delle donne al lavoro" di Fondazione Libellula del marzo 2022 ha sondato il fenomeno della discriminazione di genere sui luoghi di lavoro attraverso un questionario a cui hanno partecipato per il 60% donne dai 45 ai 60 anni e per 31% dai 30 ai 34 anni. Ciò che è emerso è che il 55% delle donne ha sperimentato spesso o a volte una molestia o discriminazione sui posti di lavoro, quindi una su due. Il 53% è stata oggetto o ha sentito rivolte ad altre donne battute sessiste o volgari. Il 59% è stata oggetto di allusioni o osservazioni estetiche, il 53% ha ricevuto complimenti espliciti indesiderati, il 22% ha subito contatti fisici indesiderati a volte o spesso sul luogo di lavoro.

Un tipico esempio è quello di Elena, testimonianza diretta derivante dalla medesima survey.

Mi chiamo Elena, ho 45 anni, mi occupo di marketing e in ufficio ieri ho chiesto ad un mio collega di inviarmi un report e mi ha risposto «Con quel tacco ti manderei qualunque cosa».

La disparità di genere è talmente radicata nella cultura che a volte è difficile slegare un'abitudine da un comportamento sessista, una battuta da una molestia. "C'è un grande tabù e una grande confusione su dove inizia una molestia – spiega Flavia Brevi, responsabile comunicazione di Fondazione Libellula – ed è ancora più difficile categorizzarla. Le molestie sono legate principalmente al corpo e alle sue funzioni sessuali perché questo diventa lo strumento con cui l’uomo esercita il potere sulla donna".

Sono Lucrezia, l’altro giorno in pausa pranzo bevevo una bibita in lattina, il mio responsabile mi ha detto «sei brava con la cannuccia!» E ha riso. Tutti al tavolo hanno riso. Io però non ho riso, non sapevo cosa dire, avrei voluto metterlo al suo posto ma ho avuto paura di essere considerata «esagerata».

In fondo era solo una battuta. Però la lattina non la prendo più…

Come reagiscono le donne?

Come Lucrezia, per molte donne è molto difficile reagire. Analizzando le reazioni delle vittime nella Survey vediamo che il 58% delle donne vittime di molestie non fa nulla, di cui il 38% non vuole scatenare conflitti o passare per "quella che se la prende", l'11% non sa come fare e l’8% tende a sdrammatizzare. "Le donne stesse nella maggior parte dei casi non reagiscono  – sottolinea Brevi – e non lo fanno perché non sanno cosa è in loro potere o perché temono ritorsioni, ricatti e penalizzazioni nei loro confronti. C'è un’altra paura però, quella di risultare una che si prende troppo sul serio e che non sa farsi una risata".

Sono Rebecca e non mi perdono che quando il mio capo ha provato baciarmi sono rimasta immobilizzata e non ho saputo dirgli che non doveva permettersi.

Pretendere dalle vittime, come nel caso di Rebecca, una reazione o una ribellione non è corretto. Non tutte hanno la forza di farlo, non tutte possono permettersi di rischiare il posto di lavoro, a volte semplicemente il trauma è così grosso da impedire loro ogni gesto. Trovare il coraggio di denunciare a chi di dovere, però, permette non solo di rompere quel muro di omertà che caratterizza una società patriarcale ma anche di uscire quanto prima da una situazione tossica che ci può distruggere psicologicamente.

"Quando si fa un apprezzamento si dà per scontato che dovrebbe gratificare – continua l'esperta – ma ricordiamoci che questo è connesso anche al depotenziamento delle capacità lavorative. Un commento sull'estetica non qualifica la donna quale professionista che è, ma le ricorda solo di essere un corpo sotto lo sguardo altrui. Questo ha un impatto sul benessere e sulla sicurezza psicologica percepita".

Gli effetti possono compromettere la salute della vittima a tutto tondo. "Le conseguenze – aggiunge Brevi – sono spesso legate al protrarsi delle molestie e possono essere calo autostima, della produttività, senso di rabbia, frustrazione e impotenza, disturbo stress post traumatico, depressione, vergogna e sensi di colpa, ansia, disturbi alimentari e del sonno".

La problematica delle aziende in Italia

Pur considerando che il divario di potere tra i sessi è un fenomeno di portata globale, il nostro Paese è caratterizzato da un tessuto economico che tende a favorire rapporti sociali meno rigidi e più confidenziali, in cui molti comportamenti tendono a essere giustificati. "In Italia dobbiamo considerare la dimensione delle aziende che sono perlopiù piccole e a conduzione familiare – spiega la dottoressa. – Un clima amichevole e ristretto aumenta molto il livello di confidenza tra colleghi ma è ora di prendere consapevolezza del problema delle molestie sul lavoro".

"Il grande tabù per le aziende è ammettere che questa cosa le riguarda, anche se non sono stati riscontrati casi conclamati di violenza. La vera prevenzione per un'azienda è, ad esempio, stilare un codice di comportamento, mettere a disposizione uno sportello di ascolto per i dipendenti e strutturare pratiche da mettere in atto in caso di molestia, come si fa in caso di incendio, per capirci. Tanti più sono gli strumenti che l’azienda mette a disposizione per evitare molestie tanto più dimostra il suo impegno per la causa" conclude Brevi.

Fonte | Ebook "Vita ed esperienze delle donne al lavoro" di Fondazione Libellula

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Dalle campagne novaresi sono approdata a Milano per immergermi nel mondo della comunicazione e per alimentare quella passione per la scrittura altro…