Coroncina d'argento, fascia tricolore e l'onore di essere reginetta. Miss Italia è il principale concorso di bellezza del nostro Paese ed è un'istituzione. Sophia Loren, Gina Lollobrigida e altri grandi personalità dello spettacolo hanno avuto il loro esordio proprio lì. La kermesse a Salsomaggiore Terme le ha scoperte e ha spalancato loro le porte della cultura popolare nostrana. Ma si sa, i tempi cambiano, cambia la sensibilità generale e, più banalmente, i mezzi attraverso cui farsi conoscere.
Viene quindi da chiederci: "ma i concorsi di bellezza hanno ancora senso?". É notizia di pochi giorni fa la conclusione di Miss Italia ma anche di Miss Universo 2023, in cui intravediamo qualche rinnovamento e qualche tentativo di rendere questi appuntamenti meno obsoleti ma il problema rimane, ed è la continua e ossessiva oggettivazione del corpo della donna. Nonostante le domande culturalmente impegnate che si pongono alle concorrenti e gli slogan secondo cui "la vera bellezza è quella interiore". Per spiegarti meglio di cosa stiamo parlando abbiamo intervistato per questa terza puntata de "Le leggi della bellezza" la giornalista e scrittrice Jennifer Guerra.
Prova guardare bene una foto di gruppo delle partecipanti di Miss Italia di qualsiasi edizione. Tutte nella stessa posa, capelli lunghi e sciolti, gambe perfettamente depilate, tacchi, taglie che non superano la 42. La promozione del canone di bellezza è evidente: nessun dettaglio fuori posto, tutti corpi simili l'uno all'altro, nessuno spazio per la diversità. Ma non è solo quello il punto. Dare un voto a una persona per il suo corpo significa considerarla solo tale. Improntare una kermesse solo sulla bellezza vuol dire abituare le ragazze al giudizio della loro estetica, come se il corpo delle donne non fosse già al centro dell'attenzione ogni volta che escono di casa. Come se i social non ci bombardassero di foto perfette propinandoci h24 lo stereotipo femminile a cui tutte dovremmo aspirare.
Il tentativo di rendere questi concorsi qualcos'altro conferma la loro inesorabile crisi
Leggendo l'attualità da questa prospettiva puoi capire come in quest'epoca storica la necessità di organizzare concorsi di bellezza (come se ci fosse mai stata) sia davvero inesistente. "I concorsi di bellezza non hanno senso adesso e sono in un momento di grande crisi perché in tutto il Mondo – spiega Guerra – si sta cercando di attualizzarli, si fa credere che non sarà valutata la bellezza ma altre qualità come la capacità di pensiero e l'espressione di opinioni politiche e sociali. Ma se anche una concorrente fosse una diplomatica, si presenterebbe comunque lì per essere giudicata per l'esteriorità. E proprio il tentativo di rendere questi concorsi qualcos'altro mostra la loro inesorabile crisi".
La caduta mediatica di un format antiquato è legittima se consideriamo la scomparsa di modelli televisivi in cui la donna aveva solo una funzione decorativa, quella delle soubrette, per intenderci. I paradigmi con il tempo sono cambiati e anche i media si sono evoluti, o almeno in parte. "Le persone si sono stufate della dinamica dell'oggettificazione della donna – precisa Guerra. – Lo vediamo dalla tv che ha superato il modello berlusconiano. Le donne non sono più solo questo. Una volta vincere Miss Italia poteva essere la chance della vita ma nel contesto attuale ci sono mille altre occasioni per farsi notare, anzi, ormai mi sembra controproducente per una ragazza che vuole fare spettacolo passare ancora da un concorso di bellezza".
Dare un voto alla bellezza è una prassi. Puoi trovare questa abitudine ovunque, dai commenti che si scambiano informalmente amici e colleghi alle opinioni di giornalisti e commentatori in occasione di eventi mediatici in cui c'è un red carpet. Istituzionalizzare questa pratica in una trasmissione tv "non ha più senso e non è più visto da nessuno – commenta Guerra. – Ciò che rende i concorsi di bellezza particolarmente anacronistici è la questione della valutazione delle bellezza come unica cosa che conta. C'è proprio una giuria deputata a quello. In altri contesti come nei programmi tv definiti trash come i realty, partecipano sì donne belle ed è incoraggiata la bellezza ma non c'è un giudizio sistematico del corpo. Non dobbiamo scegliere e incoronare la concorrente più bella".
Bellezza e risonanza mediatica sono molto legate e non solo in tv. Pensiamo solo alle modelle che, dalla passerella, ritroviamo sulle riviste e sui social. Rispecchiare un canone estetico conta senza ombra di dubbio ma in questo caso si tratta di professioniste formate per un lavoro specifico, "hanno funzione diversa – precisa Guerra – quella di mostrare l'abito in movimento e indossato, non sono lì per il nostro apprezzamento estetico ma perché parte del sistema economico della moda. Proprio per questo, l'inclusione nelle passerelle è già sdoganata, sono pochi i brand che hanno ancora tutte modelle taglia 36".
Che i tempi stiano cambiando è evidenziato anche dalle polemiche sorte in vista dell'ultima edizione di Miss Italia, quando la patron del concorso Patrizia Mirigliani ha dichiarato: "Nel regolamento c’è scritto che devi essere donna dalla nascita per partecipare. Non lo cambio in corsa con delle ragazze già in concorso, mi sono rotta di questo politicamente corretto per cui ti devi adeguare in due giorni. Si rispetti il mio pensiero libero e non politicizzato".
Le reazioni non si sono fatte attendere. Ragazzi trans, essendo nati biologicamente donna, si sono iscritti in massa al concorso per seguire l'esempio dell'attivista Federico Barbarossa, il primo ad aver dato il via alla protesta. Ovviamente il gesto è simbolico e di denuncia contro idee restrittive e discriminatorie. Mixed, Movimento Indipendente X Eguali Diritti di cui fa parte Barbarossa ha scritto sul suo profilo Instagram: "Auspichiamo che il gesto susciti il clamore mediatico che serve per rimettere al centro questi temi. E che tante altre persone "donne alla nascita" si iscrivano in massa al concorso per prendersi beffa di queste posizioni fuori dal tempo, al di sopra della legge italiana".
"Il fatto che molte persone trans si siano iscritte per boicottare il concorso dimostra l'ipocrisia di una scelta che non si adegua a quello che accade nel resto del mondo. Volevano dimostrare l'assurdità di questa distinzione, si tratta di un gesto di protesta con un obiettivo polemico più ampio: arrivare a un momento in cui non esista più Miss Italia – conclude Guerra – Il problema sta a monte, è molto più ipocrita cercare di rendere inclusivo un concorso di bellezza che non sbarazzarcene completamente. Per qualsiasi nuova categoria potrebbero inserire, ci sarà sempre uno standard di misure in cui bisogna rientrare. Non può essere liberatorio in alcun modo".
Le gare basate sul giudizio della bellezza abituano le ragazze alla normalizzazione dell'osservazione esterna e della valutazione del loro corpo. Ci ricordano l'esistenza di un canone da rispettare e insegnano che saremo premiate se lo raggiungeremo. Possiamo fare a meno di un'ulteriore spinta verso una perfezione tossica.