Miss Universo 2023, la reginetta del Nepal ha provato a sfidare gli stereotipi. Ma non basta.

L’infermiera Jane Dipika Garrett è arrivata nella Top20 in Miss Universo 2023 cercando di allargare il canone di bellezza attuale che pretende di inserire ogni corpo femminile in una taglia 38. Nonostante il gesto apprezzabile, partecipando a un concorso di questo tipo, ha contribuito ad alimentare un sistema che giudica le donne in base alla loro estetica, come fossero pezzi di carne. Ma i canoni dovrebbero essere distrutti, non allargati.
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Evelyn Novello 21 Novembre 2023
In collaborazione con Jennifer Guerra Giornalista e scrittrice

Il parterre delle candidate di Miss Universo di quest'anno ha portato un po' di novità, o almeno ci ha provato perché alla fine ha trionfato Sheynnis Palacios, è lei la Miss Universo 2023. In gara però, alla 72ª edizione del concorso che si tiene a El Salvador, abbiamo notato Jane Dipika Garrett, la reginetta del Nepal che ha sfidato i canoni di bellezza tradizionali con le sue forme abbondanti che trascendono la classica taglia 38. Sicura di sé, determinata e molto seguita e sostenuta, Garrett ha 22 anni e fa un lavoro che nulla a che vedere con la bellezza esteriore perché è un'infermiera e sostiene anche sui suoi social il movimento body positivity. Con il suo corpo ha provato a portare su uno dei palchi più in vista del mondo un concetto di bellezza diversa e che nessuno ha il diritto di giudicare inappropriata. "Non esiste un solo tipo di bellezza, esistono figure e dimensioni – ha detto Garrett – Come donna curvy che non soddisfa determinati standard di bellezza, sono qui per rappresentare tutte le donne che lottano con il sovrappeso, che lottano con problemi ormonali. Credo che non esista un unico tipo standard di bellezza".

Nonostante non si sia aggiudicata la vittoria finale, Jane Dipika Garrett è arrivata nella Top 20 e ha rappresentato un punto di vista che contribuisce a rompere i tabù sull'importanza dell'adeguare il proprio corpo ai canoni imposti dalla società. "Sono così orgogliosa di rappresentare la bellezza delle taglie reali in tutto il mondo – ha scritto fiera in un post Instagram Garrett – e di rompere gli stereotipi dei concorsi di bellezza". Peccato, però che, come ti stiamo raccontando attraverso la rubrica "Le leggi della bellezza", l'aspetto esteriore non dovrebbe proprio essere un tratto da sottoporre al giudizio di qualcuno.

I concorsi di bellezza nostrani e universali pretendono di valutare anche altri aspetti come la personalità, il valore intrinseco delle ragazze, facendo finta che ciò che vince non sia, come sempre, un'esteriorità stereotipata. Garrett ha trasmesso sì messaggi innovativi e apprezzabili ma che ricalcano quella tossicità che vuole il body positivity movement come un'accettazione forzata del proprio corpo. Il corpo andrebbe amato in quanto strumento che ci permette di vivere e di agire, non in quanto oggetto "bello". Come ci ha spiegato anche la giornalista e scrittrice Jennifer Guerra, "i concorsi di bellezza sono superati, in quel contesto la bellezza è il coronamento, conta solo quello per la giuria e per il pubblico. Cercare di rendere questi palcoscenici più inclusivi è solo un disperato tentativo di tenerli ancora in vita". 

Le ragazze sul palco sono solo pezzi di carne valutati in base alle misure e alle loro qualità. Ma perché una donna dovrebbe accettare di farsi giudicare? "Una volta era un modo per emergere – continua Guerra – Miss Italia non ha più il richiamo mediatico di anni fa e le donne si sono stancate dell'oggettificazione del loro corpo". In qualsiasi concorso di questo tipo, la cultura del giudizio a prima vista, in questo modo, non fa altro che reiterarsi. Continuiamo a premiare l'estetica e, quindi, a conferire valore, a una persona solo perché corrispondente al canone attuale facendo passare il messaggio che giusto valutare qualcuno dal modo in cui si presenta, da come si mostra. E se provassimo a cambiare rotta?