Musicoterapia: il metodo terapeutico per tirare fuori le emozioni che hai dentro attraverso suoni e melodie

Ascoltare musica, provare a suonare, seguire la melodia e la ritmica, sono tutte attività che fanno bene alla mente e al cuore. La musicoterapia, infatti, può essere utile a chiunque, che si tratti di un malato o di un individuo sano, che sia un bambino o un anziano. Ma come funziona esattamente? Capiamolo meglio.
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Rubrica a cura di Sara Del Dot
29 Gennaio 2019

La musica è la compagna insostituibile della nostra vita. Ci segue sempre, da quando nasciamo a quando invecchiamo, ci aiuta a esprimerci, a interagire, a stare meglio, asseconda i nostri istanti più felici, ci accompagna nella scoperta di noi stessi, ci regala un tappeto emotivo per tutti i momenti più importanti della nostra vita. Quante volte, se sei triste, basta una canzone per tirarti su di morale? Quante volte, invece, hai voglia di lasciarti andare alla malinconia e ti fai trasportare dalle note di qualche artista a cui sei particolarmente affezionato, sentendo che soltanto lui è in grado di capirti davvero? Perché la musica è questo che fa: ti comprende, ti conduce, anticipa le tue sensazioni, accompagna i tuoi sentimenti, ti porta esattamente dove vorresti essere. E, triste o allegra che sia, il suo effetto non potrà mai essere negativo. Indipendentemente dal fatto che ti faccia ballare o ti porti alla mente ricordi un po’ tristi. Non a caso, da sempre la musica è considerata come un farmaco emotivo. E da anni, ormai, è diventata una vera e propria terapia, utilizzata negli ambienti riabilitativi più disparati: dagli ospedali, agli istituti psichiatrici, fino alle carceri. Perché il bene che può portare la musica nella tua vita, è insuperabile.

Raccontare nel concreto la musicoterapia non è affatto semplice. La sua applicazione e i suoi effetti dipendono totalmente da ciò che chi vi si sottopone si aspetta di trovare nel contatto con lei. Ma io, a spiegarla, ho voluto provarci lo stesso perché è importante poter conoscere il valore terapeutico di uno strumento che tutti noi abbiamo sempre a portata di mano. Per farlo, ho chiesto aiuto a Silvia Castagnolo, responsabile dell’associazione e della scuola di musicoterapia Arpamagica.

Cos'è la musicoterapia?

Nella musicoterapia vengono utilizzati il suono e la musica per stabilire una relazione terapeutica con il paziente, comunicando con lui attraverso il linguaggio della musica. Questo tipo di comunicazione è molto più profonda rispetto all’approccio a parole, perché si vanno a toccare delle aree emotive e affettive che tramite il linguaggio verbale non potrebbero essere raggiunte né espresse, e questo è un po’ il pregio della musica. Ci sono aree talmente congelate che non potrebbero essere sbloccate in nessun altro modo. Quindi la musicoterapia non è fare musica ai pazienti, ma è comunicare con loro attraverso di essa.

A chi è rivolta?

La musicoterapia ha vari campi di applicazione. Si va dalla gravidanza al periodo neonatale, all’infanzia, alla disabilità, all’ambiente psichiatrico, al disagio sociale o personale, alla riabilitazione, alle malattie neurodegenerative e a tutte le malattie della terza età. Non è destinata alla cura di una sola patologia. La musica è un valore umano, quindi la musicoterapia può essere applicata a chiunque. Perché la musicoterapia non guarisce, ma si prende cura della persona. Di conseguenza, può prendersi cura di tutti. Potrebbe essere anche indicata per una persona perfettamente sana, che non ha bisogno di cure ma che desidera migliorare la qualità della vita, e che grazie alla musica può crescere maggiormente, scoprendo nuove aree della propria personalità.

Come funziona una seduta?

Non è facile dire come si svolge una seduta di musicoterapia. Si deve valutare nel qui ed ora che cosa bisogna fare, rispetto a ciò di cui ha bisogno il paziente. C’è bisogno di un musicoterapeuta formato che sappia in quel momento cosa fare con il paziente che ha di fronte, perché quello che si può fare con un anziano non si fa con un bambino e quello che si fa con un paziente psicotico non si fa con un normodotato. Bisogna vedere in che campo di applicazione siamo, per poter stabilire le azioni. Parlando in generale, diciamo che una seduta viene tradizionalmente divisa in due macroaree, una ricettiva e una invece più attiva.

La musica è un valore umano, quindi la musicoterapia può essere applicata a chiunque.

Per musicoterapia ricettiva si intende soprattutto l’ascolto di musica, per attiva invece si intende la partecipazione del paziente alla produzione sonora e musicale. La seduta può anche essere di gruppo o individuale. Una possibilità è quella di offrire degli strumenti musicali e interagire con un dialogo sonoro. Il paziente può essere lasciato libero o sollecitato, dipende dalla strategia del musicoterapeuta. Ci sono metodologie che prevedono che il paziente venga lasciato rigorosamente libero di interagire e produrre qualsiasi suono. In altri approcci ci può essere la sollecitazione del musicoterapeuta. Si possono dare strumenti oppure cantare e comporre canzoni insieme, o ancora fare produzioni ritmiche, melodiche, captare accenti magari anche per regolare anche la coordinazione motoria… Gli approcci e le tecniche sono moltissimi, anche se la musicoterapia non è una tecnica, ma è una disciplina e anche una filosofia.

Quali sono i benefici della musicoterapia?

Anche per quanto riguarda i benefici della disciplina dipende tutto da chi è il paziente e cosa cerca in questa terapia. Sicuramente, parlando a livello generale, il beneficio principale è quello di poter esprimere e comunicare, due esigenze molto forti all’interno dell’essere umano. Questo è importante per il neonato, perché attraverso la canzoncina, la ninnananna, sviluppa anche dal punto affettivo una relazione più armonica. Può essere utile per un anziano perché va a sollecitare delle capacità mnemoniche. Può essere di aiuto anche a un adolescente in difficoltà, orientandolo verso un senso estetico o un valore, perché la musica è un valore umano. Dipende a chi ci si rivolge.

Per fare un altro esempio, un bambino con un disturbo di apprendimento può elaborare delle conoscenze e delle abitudini, ma anche avere un beneficio da un punto di vista psicologico, neurologico e fisico, perché la musicoterapia, offrendo un esercizio di attenzione sul suono e verso il suono, promuove delle facoltà cognitive che sono rimaste inespresse o bloccate. O ancora, noi lavoriamo in carcere, lavoriamo con i detenuti affinché possano elaborare un progetto di vita differente e sentire che la musica porta valori privi di competizione, in un’ottica di totale condivisione con il gruppo.

La musicoterapia non è una tecnica, ma è una disciplina. E anche una filosofia.

Per quanto riguarda le malattie neurodegenerative, un malato di Alzheimer non ricorda il nome del proprio coniuge o del proprio figlio, però se noi cantiamo una canzone dei suoi tempi si ricorda perfettamente la melodia e le parole, perché la memoria trattiene il contenuto legato alla musica. Magari riesce a concludere una strofa e allo stesso tempo non ricorda il proprio nome. Perché ormai è stato appurato che la memoria melodica è l’ultima a morire. Quindi lavorando sulla canzone, si può fare in modo che le la memoria residua sparisca meno lentamente. E si può fare anche solo se si è in presenza di un processo di invecchiamento che comporta la perdita di memoria.

Come si diventa musico terapeuti? Bisogna essere musicisti?

La musicoterapia in Italia, a differenza di altri Paesi, non è giuridicamente riconosciuta, anche se è in via di riconoscimento da tanti anni. I musicoterapeuti comunque sono richiesti dalle strutture sanitarie, perché si vede che la disciplina può ovviare ad alcune difficoltà. Per quanto riguarda la formazione, la musicoterapia è interdisciplinare, bisogna avere competenze psicologiche, mediche, musicoterapiche e anche musicali. In Italia si diventa musicoterapeuti se si segue una scuola di musicoterapia. Ce ne sono tantissime, la nostra in particolare è stata aperta dal 1999, è triennale e tutti gli anni ha continuato senza interruzioni. La maggior parte dei nostri allievi ha competenze musicali. Alcune scuole dicono che gli allievi devono essere musicisti, altre dicono che non importa. Secondo noi la preparazione musicale del musicista è differente da quella del musicoterapeuta, perché sono diverse le finalità. Il musicista deve fare una performance artistica che sia la migliore possibile, il musicoterapeuta non deve esibirsi, non deve realizzare una produzione, ma deve comunicare col paziente. Quindi è molto più importante che sappia improvvisare anche poche note o accompagnare con pochi accordi una canzone da condividere con i pazienti, ed è molto meno importante eseguire musica. Quindi deve conoscere il linguaggio musicale, la sintassi della musica, le nozioni elementari di armonia, ma può avere anche una tecnica elementare. Noi diamo questa preparazione: chi entra qui, se sa suonare bene fa solo un corso di educazione audio percettiva, che lo mette in grado di riconoscere la sintassi musicale attraverso l’ascolto e non attraverso lo spartito, mentre gli altri fanno anche un corso integrativo di musica.

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Sono nata e cresciuta a Trento, a due passi dalle montagne. Tra mille altre cose, ho fatto lunghe passeggiate nel bosco altro…