Nuovo approccio contro il cancro: le cellule tumorali tornano visibili bloccando la proteina PD-L1

Una ricerca condotta dal ricercatore italiano Davide Ruggero nei laboratori dell’Università della California offre un nuovo e promettente approccio nella lotta contro i tumori. Ecco come è stata avviata la sperimentazione sull’uomo, bloccando la produzione di una specifica proteina con cui le cellule tumorali si rendono invisibili all’attacco del sistema immunitario.
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Gaia Cortese 16 Gennaio 2019
* ultima modifica il 22/09/2020

Si chiama PD-L1, ed è una proteina che rende le cellule cancerogene invisibili alla controffensiva del sistema immunitario. È a causa di questa proteina che molti tumori riescono a nascondersi così bene da passare praticamente inosservati, finendo per essere “scoperti” dal sistema immunitario quando ormai è troppo tardi. Trovare una soluzione per combattere questa sorta di invisibilità è stato il lungo lavoro di un gruppo di studiosi dell’Università della California, guidato dal ricercatore italiano Davide Ruggero, che ha sviluppato un composto che sembra essere in grado di portarla allo scoperto.

"Abbiamo trovato un punto debole del cancro, per distruggere le sue cellule – ha dichiarato il ricercatore di origine calabrese-. Abbiamo capito come le cellule dei tumori producono specifiche proteine importanti per la loro crescita, una di queste è la proteina PD-L1 che rende le cellule cancerogene invisibili dall'attacco del sistema immunitario".

La ricerca, pubblicata su Nature medicine, rientra nel campo dell’immunoterapia dei tumori, un approccio molto promettente che mette in prima linea il sistema immunitario per combattere la malattia. Quando le cellule tumorali si rivestono di queste proteine, il sistema immunitario non si accorge della loro presenza.

Sono già stati sviluppati alcuni farmaci, chiamati “inibitori del checkpoint”, in grado di danneggiare queste proteine e di bloccarne l’attività; in questo modo le cellule tumorali tornano ad essere visibili, permettendo così al sistema immunitario di riconoscerle e attaccarle. Fino ad ora però, questo trattamento non si è mostrato efficace per alcuni tipi di tumori molto aggressivi, come quello al fegato, al colon, al polmone e il linfoma.

Il team di Davide Ruggero ha quindi deciso di non provare ad attaccare le proteine già formate, ma di bloccarne la produzione. Sulla base dell’osservazione di alcuni topi le cui cellule cancerogene producevano la proteina PD-L1, i ricercatori hanno sviluppato un composto in grado di bloccare il processo. In pratica, il composto distrugge le copie delle istruzioni che il Dna invia alla cellula per fabbricare le proteine PD-L1, impedendone la produzione all’origine.

Il composto è attualmente è in sperimentazione sull'uomo. La ricerca è finora stata condotta sul tumore del fegato, seconda causa di decessi per cancro nel mondo, ma secondo Ruggero, lo stesso approccio può essere efficace anche contro altri tumori, come il linfoma, il cancro del colon e del polmone.

Fonte| "Translation control of the immune checkpoint in cancer and its therapeutic targeting" pubblicato su Nature Medicine il 14 Gennaio 2019

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