Ostacolare la crisi climatica vuol dire contrastare (anche) l’antibiotico-resistenza

In un recente rapporto, l’Oms ha sottolineato come siano in fase di sviluppo troppo pochi antibiotici mirati contro i batteri resistenti. Per contrastare il fenomeno dell’antibiotico-resistenza tuttavia è importante anche capire che si tratta di un’emergenza intrinsecamente connessa con la crisi climatica e che le soluzioni messe in campo per il clima possono contribuire concretamente alla lotta ai batteri super resistenti.
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Kevin Ben Alì Zinati 19 Giugno 2024
* ultima modifica il 01/07/2024

Pista di atletica, è la gara dei 100 metri. Nessuno fiata e tutti aspettano lo sparo del via. Eccolo, gli atleti scattano e i secondi passano veloci ma lenti: uno, due, tre… . Due corridori spiccano su tutti. Uno è più avanti, ha messo un metro abbondante dal secondo e sembra praticamente sicuro di vincere. Anche perché è in sella a una motocicletta.

Quest’immagine presa in prestito dal mondo dell’atletica e rielaborata con un po’ di fantasia fotografa la sfida che oggi contrappone la scienza a batteri sempre più capaci di resistere ai nostri antibiotici anche grazie al supporto (più o meno) segreto della crisi climatica.

Come i 100 metri, anche quella con l’antibiotico-resistenza è una "gara" luccicante che attira sé gli occhi di tutta la scienza. Sarà per i suoi numeri drammatici – oltre 7 milioni di morti associati a specie batteriche sensibili e resistenti ai nostri farmaci stimati a livello globale nel 2019 e 1 morto ogni 30 secondi – sarà per le sue caratteristiche – diffusione e difficoltà di controllo -, fatto sta che è sotto i riflettori. Molti esperti, infatti, sono convinti che abbia tutto il potenziale per diventare la prossima pandemia.

Eppure, nonostante una partenza testa a testa, ora siamo dietro e ci tocca inseguire. Un po’ perché in questa corsa stiamo correndo più lenti di quello che ci saremmo aspettati.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità nel report sui «Bacterial Priority Pathogens List», infatti, ha messo in evidenza che nonostante il numero di prodotti antibatterici in via di sviluppo sia aumentato rispetto al 2021 (da 80 a 97 nel 2023), abbiamo comunque pochi farmaci mirati contro questi batteri super-resistenti.

L’innovazione tecnologica è ancora seriamente carente e zavorrata da una lenta burocrazia. La scarsa facilità di accesso una volta espletato l’iter di approvazione finisce poi per appesantire ogni passo.

C’è di più, perché dei 32 antibiotici in fase di sviluppo per le infezioni provocate quindi dai batteri più resistenti, solo 12 possono essere considerati «innovativi» e dunque capaci di sostituire quelli ormai diventati scarsamente efficaci. Solamente 4 di questi, poi, sarebbero rivolti contro almeno 1 patogeno che l’Oms categorizza come «critici».

Quella con l’antibiotico-resistenza è poi una sfida impari. È come se l’avversario nella corsia accanto prendesse sempre più velocità grazie a una spinta aggiuntiva dietro le spalle, fornitagli dagli effetti della crisi del clima.

Il costante aumento delle temperature in ogni angolo del Pianeta, l’aspetto più immediato del climate change, rappresenta infatti un grande alleato dei batteri, compresi quelli resistenti agli antibiotici, perché ne favorisce crescita e diffusione.

Un’analisi della University of Plymouth, nel Regno Unito, per esempio ha confermato il collegamento, spiegando come diversi studi dimostrassero che Europa i batteri resistenti agli antibiotici sarebbero effettivamente più presenti nei periodi più caldi dell’anno. Merito verosimilmente dell'elevata umidità.

Gli eventi climatici estremi provocati dalle alterazioni del clima rincarano poi la dose. Alluvioni, uragani e tutti gli altri fenomeni impattano pesantemente sulla popolazione dei territori colpiti ma finiscono anche per compromettere le normali condizioni igienico-sanitarie, così come la disponibilità e la qualità dell’acqua.

Del facile circolo vizioso abbiamo avuto diversi esempi, purtroppo, proprio qui in Italia in seguito alle alluvioni in Emilia-Romagna. Quando piove troppo, laghi e fiumi esondano, le reti fognarie saltano e agenti patogeni resistenti ai farmaci si riversano nelle risorse idriche a disposizione della popolazione. La contaminazione a quel punto è inevitabile: malattie e infezioni aumentano, sale la richiesta di cure e trattamenti e cresce l’inevitabile (forse) impiego di farmaci.

Il cuore dell’antibiotico-resistenza sta proprio in quel forse, nell’uso di antibiotici che troppo spesso diventa abuso. Più ne assumiamo e più batteri, virus, funghi e parassiti si “abituano” alla loro azione. Più li impieghiamo, insomma, più velocemente rischiamo di vanificarne l’effetto una volta che dovessimo incontrare questi patogeni.

L’uso improprio di antibiotici non riguarda solamente le aree del mondo più fragili o quelle e più suscettibili ai fenomeni climatici estremi. È piuttosto un fenomeno globalmente generalizzato.

Senza andare troppo lontano, considera che in Italia, solo nel 2022, oltre 3 cittadini su 10 avevano la prescrizione di almeno un antibiotico, con una prevalenza nella fascia di popolazione più vecchia. Un trend slegato da disastri naturali e che risulta in crescita rispetto al 2021.

Il gioco di rimbalzi tra antibiotico-resistenza e cambiamenti climatici trova forza anche nelle modifiche degli ecosistemi e della biodiversità che l’aumento delle temperature comporta.

L’alterata distribuzione delle specie animali e vegetali influenza gli habitat dei patogeni e dei loro vettori, come zanzare e roditori e favorisce nuove interazioni tra specie che, come hai imparato con la pandemia di Covid-19, siano il terreno al trasferimento di agenti patogeni, anche di quelli iper-resistenti.

L’elenco delle interferenze tra climate change e antibiotico-resistenza è lungo e comprende anche le pratiche di agricoltura intensiva, dove l’impiego di antibiotici per il controllo delle malattie nelle piante e negli animali contribuisce a rafforzare i batteri, così come l’inquinamento di plastica.

Sì, perché da decenni negli ambienti acquatici si accumulano frammenti di plastica di grandi e anche piccole, se non minuscole dimensioni. Una ricerca dell’Università di Heidelberg, in Germania ha raccontato che i batteri, come i naufraghi con delle zattere di legni, allo stesso modo possono aggrapparsi alle particelle di plastica che popolano le acque di fiumi, mari e oceani, proliferando e originando colonie che galleggiano da un capo all’altro del mondo.

Capisci dunque che è necessario vedere l’antibiotico-resistenza e il cambiamento climatico come due “crisi gemelle”. Due emergenze, cioè, che corrono in parallelo e si influenzano l’una con l’altra ma che, per fortuna, condividono anche le medesime soluzioni.

Non si tratta di una consapevolezza banale. Se accettiamo l’ottica One Health e di un mondo intrinsecamente intrecciato, sarà un po’ più rassicurante guardare a tutto ciò che stiamo facendo per mitigare la crisi climatica, dall’installazione delle rinnovabili alla decarbonizzazione di vari settori industriali fino alla definitiva approvazione della Nature Restauration Law da parte del’Ue.

Sarà più facile, insomma, vederle per quello che sono: ostacoli concreti alla corsa del nostro avversario.

Fonte | Organizzazione Mondiale della Sanità

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