Pastorella (Vicepresidente Azione) a Ohga: “Dobbiamo ricercare nuovo gas, potenziare le rinnovabili e usare il nucleare”

L’alleanza Azione/Italia Viva di Calenda e Renzi è l’unica a puntare fin dall’inizio su un mix energetico, fatto di rinnovabili e nucleare. Ma cosa prevede il programma della coalizione? Quali sono le proposte green? Ne abbiamo parlato con Giulia Pastorella, Vicepresidente di Azione.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Rubrica a cura di Francesco Castagna
31 Agosto 2022

Dalla Lega ad Azione, dal Movimento 5 stelle al Partito Democratico, i partiti sono scesi nelle piazze e cominciano ora a confrontarsi con il proprio elettorato di riferimento. Molto discussa in questi giorni è la questione della tassazione degli extraprofitti delle aziende energetiche, alcuni une delle quali stanno facendo forte resistenza.

Tra la proposta di abolire i jet privati e la promessa di dare uno stipendio in più agli italiani c'è chi invoca l’unità del Parlamento per discutere sulle misure concrete per rispondere all'emergenza energetica. Nel frattempo, mentre la parola "razionamento" resta ancora un tabù in questa prima fase, lo scorso 27 agosto a Piombino sono scese centinaia di persone in piazza per dire no alla costruzione del rigassificatore.

Questo è il terzo numero di "Che Ambiente votiamo?", la maratona green di Ohga per le elezioni del prossimo 25 settembre. In vista di una campagna elettorale molto breve ma intensa, il nostro obiettivo sarà quello di accompagnarti fino a quando metterai la tua X sul simbolo di un partito o di una coalizione.

Tra chi ha chiesto alle forze politiche di rimanere uniti per portare avanti quella che è stata definita come "l'agenda Draghi" c'è Carlo Calenda, leader di Azione e alleato di Renzi, con cui insieme ha dato vita al cosiddetto terzo polo.

Abbiamo sentito Giulia Pastorella, Vicepresidente di Azione, consigliera comunale di Milano e candidata alla Camera a Milano e Provincia, per discutere delle politiche energetiche che l'alleanza Azione-Italia Viva ha intenzione di proporre per il 25 settembre.

Pastorella, la vostra priorità è quella di liberarsi il prima possibile dalle forniture di gas russo. Tra i vari punti c'è la costruzione di nuovi rigassificatori, si parla di farlo attraverso delle "procedure straordinarie". Quali sarebbero, dove e in quanto tempo pensate che si possa costruire un impianto di questo tipo?

L'idea della procedura straordinaria è proprio sulle tempistiche, al di là dei costi. Le tempistiche devono essere di qui a Marzo, quindi con tempistiche molto strette, si può fare se si comincia a costruire adesso.

Perché a marzo? Perché anche supponendo che riusciamo ad accumulare abbastanza energia da passare l'inverno, c'è sempre la problematica che poi a marzo potrebbe arrivare una nuova onda di freddo, come è stato in tanti altri casi.

Quindi le navi rigassificatrici devono essere pronte per quei tempi lì, proprio perché la certezza che può venire da uno stoccaggio massiccio che si può fare adesso potrebbe venire meno in una situazione del genere. Bisogna quindi assicurare il più possibile una continuità anche al di là di questo inverno.

Quali procedure, quindi?

L'idea delle procedure straordinarie è proprio quella di non bypassare, ma far capire che in una situazione emergenziale del genere questi impianti vanno realizzati.

Lei si immagina di realizzarli da qui a marzo, ma nel frattempo come ci sostentiamo?

Nel frattempo bisogna acquistare il più possibile, con prezzi calmierati sulle rinnovabili. Mentre il gas non si può acquistare a prezzi calmierati per ovvi motivi e, per arrivare a questo totale di energie acquistate, quello che noi proponiamo è che sia il GSE (Gestore dei Servizi Energetici S.p.a.) ad acquistare, quindi a diventare compratore unico.

Il GSE dovrebbe ridistribuire con un'attenzione particolare a quelle che sono le aziende particolarmente energivore o quelle aziende che hanno all'interno del proprio processo di produzione una necessità specifica di gas, quelle sono due categorie a cui bisogna far attenzione ma anche per i consumatori, in modo che non abbiano prezzi alti in bolletta.

Bisogna riprendere quindi l'idea, che c'era già, del compratore unico in questa fase emergenziale. Non si può calmierare un prezzo o dare un tetto al prezzo del gas, ma si può agire sulla parte delle rinnovabili. Quindi con un mix del genere possiamo assicurare di passare l'inverno

Nel programma parlate anche di tornare alla produzione di gas nazionale, riattivando e potenziando gli impianti già esistenti. Quindi volete estrarre nuovo gas? In che modo?

Assolutamente si.

Ma con attività di trivellazione?

Anche, assolutamente. Sì. Nel programma non si parla solo di riattivare gli impianti già esistenti, ma anche vedere "cosa c'è di nuovo". D'altra parte, da qualche parte dobbiamo cominciare per trovare del nuovo gas.

Quello che trovo particolarmente interessante nel nostro piano è anche l'idea dell'autoproduzione, ovvero della produzione in piccolo con le comunità energetiche ed altro. C'è l'idea di grandi opere di portata nazionale, ma anche di una capillarizzazione della produzione che al momento ancora non esiste. Anche al Comune di Milano mi ero fatta promotrice di una mozione in questo senso.

Mentre nel lungo periodo intendete includere il nucleare nel mix energetico. Voi parlate di "mix energetico ottimale",  ma quanto tempo ci vuole per realizzarle? Di che tipo di reattori stiamo parlando e soprattutto, da dove pensate di prendere tutta l'acqua che serve per raffreddare i reattori nucleari?

In Cina le centrali si costruiscono in cinque, sei anni, conoscendo il nostro Paese potremmo ambire a dieci anni. Questa potrebbe essere un'aspettativa realistica. Parliamo di "mix ideale" non solo a livello di emissioni, ma anche a livello di occupazione del suolo e di smaltimento di alcune tecnologie – che come sappiamo sono abbastanza complesse-  legate alle rinnovabili. Non solo, le rinnovabili sono fonti energetiche intermittenti, quindi il mix perfetto sarebbe anche uno che assicura una tenuta costante.

Come sappiamo bene, questo tipo di energia non ci può arrivare dalle rinnovabili, tuttavia – come abbiamo sottolineato nel programma – vogliamo mantenerle e potenziarle, soprattutto a livello dei processi di sburocratizzazione, perché sappiamo bene quanto a lungo si lotta per installare anche solo un campo eolico o quattro pannelli solari.

Ci tengo a dirlo anche per far capire agli elettori che non è che vogliamo solo il nucleare, noi lo chiediamo come complemento per le sue caratteristiche di non emissioni e di occupazione piccola del suolo e anche smaltimento sempre più ottimale dei rifiuti nucleari. Per queste tre ragioni noi pensiamo che lo si debba includere nel mix, oltre che per la parte di geopolitica, poiché ci permetterebbe di diventare il più indipendenti possibile come Paese, ovviamente con tecnologie di ultima generazione.

Quanto alla questione dell'acqua, non sono entrata nel merito, confesso. So che nelle centrali di ultima generazione quest'acqua non è persa, ovviamente è un'acqua che si scalda e che può essere riutilizzata per generare ulteriori forme di energia. In Italia non manca, ma va gestita meglio, la questione delle risorse idriche.

Quest'anno è un po' particolare ma non è un mistero che la nostra rete idrica perde il 40% della sua capacità. Bisognerebbe guardare a regioni come la Sardegna che, pur essendo una zona particolarmente secca, non ha sofferto del fenomeno della siccità perché hanno fatto un piano straordinario per intervenire sulle risorse idriche.

Riutilizzo delle risorse idriche, è un punto presente nel vostro programma e fa parte anche dei fondi già previsti nel PNRR. Ciò che sappiamo è che riutilizzare l'acqua prevede dei costi di lavorazione, come pensate di ovviare a questa cosa? 

È vero che non tutta l'acqua può essere riutilizzata ma per la parte dell'irrigazione dei campi alcune delle acque grigie hanno delle qualità sufficienti per usarle. Certo non può essere reimmessa, ma un buon 30% potrebbe essere direttamente utilizzata e invece finisce nei fiumi o nei mari.

C'è una parte che non ha neanche tanto bisogno di rilavorazione, ma è vero che invece il resto ha bisogno di questo tipo di interventi. Il PNRR in parte già dedica due miliardi di euro per infrastrutture idriche di vario genere, quindi si tratterebbe di decidere che tipi di infrastrutture, se quelle per raccogliere l'acqua piovana -come suggeriamo noi- oppure anche il riuso delle acque di depurazione, che sono un altro punto debole.

In seguito bisogna vedere se i privati possono contribuire, perché comunque è anche un business che ha i suoi margini ed è lucrativo. In altri Paesi europei questo già avviene, da noi solo il 15% è gestito da privati. Noi lo prevediamo nel programma, siamo un partito liberale e quindi pensiamo che non debba sempre fare tutto lo Stato, nel momento in cui c'è un business da fare. Lo stesso vale anche per la parte del trattamento dei rifiuti, in altri ambiti dell'economia circolare, i privati possono giocare un buon ruolo.

Per quanto riguarda l'efficientamento energetico, da dove pensate di partire?

Ci sono diverse direttiva, una delle quali è sicuramente quella che riguarda il riscaldamento degli edifici, che spreca più energia, quindi quello sicuramente deve essere rivisto non solo per gli edifici pubblici ma anche per quelli privati, con particolare attenzione al riscaldamento e quindi al teleriscaldamento. C'è la questione della rete dei trasporti, che vanno potenziati, in particolare suggeriamo degli allungamenti delle linee metropolitane e tramvie a livello nazionale e locale per incentivare l'uso dei mezzi pubblici.

Accordi sul gas, secondo voi è giusto continuare l'agenda Draghi?

Assolutamente sì. Fino a quando non saremo completamente indipendenti bisogna percorrere la strada dei nuovi accordi, diversificando e facendo attenzione a stringere accordi con i Paesi che sono più amici, perché non tutti lo sono.

Cosa vi aspettate dalla prossima Cop27?

Il mio timore è che sia uno sforzo che sta progressivamente perdendo di attrattività e che soprattutto, per quanto riguarda la parte energetica, ci sono Paesi che non si stanno comportando bene – come la Russia, ma anche la Cina -, perciò credo che questa situazione geopolitica indebolisca ancora di più gli accordi. Anche la Cop risentirà sicuramente di queste dinamiche.

Questione rifiuti, cosa ne pensate della realizzazione del termovalorizzatore a Roma? Una volta terminata l'emergenza come pensate di rendere sostenibile un impianto del genere?

Innanzitutto l'obiettivo primario è ridurre i rifiuti inviati ai sistemi di riciclaggio, termovalorizzatore o altro. I comuni che producono meno rifiuti avranno incentivi e premi.

Aiutare le famiglie a produrne meno, quindi una TARI differenziata, puntuale secondo quello che si produce e non secondo il numero di persone che non è indicativo della quantità di rifiuti prodotti. Questo nel breve termine, ma l'obiettivo futuro è quello di non un termovalorizzatore, noi parliamo di almeno 70 nuovi impianti tra termovalorizzatori e altro.

L'idea è che si debbano realizzare proprio per recuperare questi rifiuti che, anche se ridotti, andranno comunque recuperati. Questo costa 10 miliardi di euro, quindi sicuramente ci vorranno delle risorse in più rispetto a quelle del PNRR, che ne prevede 2 miliardi di euro per questi nuovi impianti. Noi pensiamo che lì ci sia da investire nell'ottica di potenziare l'economia circolare.

Nel programma parlate di inserire un'etichetta eco-score, sul modello della proposta francese, di cosa si tratta?

Pensiamo che sia necessario introdurre un punteggio da assegnare ai prodotti, per far capire ai consumatori quanto siano sostenibili o meno. Ci si basa quindi sul ciclo di vita del prodotto, quindi quanto il prodotto ha avuto un impatto ambientale durante tutto il suo ciclo di vita: dai materiali che lo costituiscono all'inizio fino a quando può essere smaltito. Il consumatore deve avere l'idea di quanto un prodotto abbia un impatto sull'ambiente, è un'etichetta che va oltre il fatto che sia bio o non bio. Io spero che tutto ciò avvenga più a livello europeo, tuttavia se ci sono tre o quattro Paesi che cominciano a muoversi in tal senso si potrebbe ripensare a un progetto comunitario, che purtroppo si è arenato nel corso di questi ultimi anni.

Quindi la vostra linea non è quella di smantellarli una volta risolte le emergenze, ma di tenerli anche nel lungo periodo?

Assolutamente sì, noi vogliamo dare una stabilità a quella che è una situazione di rifiuti altalenante con crisi periodiche che sono veramente ridicole visto che possono essere risolte con questo tipo di investimenti. Tutto ciò farebbe bene anche alla stabilità del Paese, perché sappiamo bene che le crisi dei rifiuti non sono solo crisi ambientali, ma politiche, sociali, sanitarie, con conseguenze sul turismo. Queste crisi provocano tutta una serie di conseguenze che vanno ben al di là dell'avere i rifiuti per strada.

Questo articolo fa parte della rubrica
Il mio interesse per il giornalismo nasce dalla voglia di approfondire tutto ciò che oggi giorno accade sempre più velocemente. Unisco altro…