Per la libertà di essere se stessi: il movimento LGBT+ e la lotta per i diritti di tutti

Un percorso durato decenni per ottenere diritti fondamentali. Una lotta iniziata negli anni ’60 e mai realmente conclusa.
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Rubrica a cura di Sara Del Dot
27 Marzo 2020

È stata una battaglia dura e in molti casi ancora in corso. Quello per i diritti delle persone omosessuali, bisessuali e transessuali è un percorso che inizia più di 50 anni fa, quando una notte, in un bar di New York, un gruppo di persone si rifiuta di subire ancora, come erano sempre stati abituati a fare, i soprusi di chi non accetta la loro esistenza e il loro essere umani, come tutti.

Così nasce il Movimento di liberazione omosessuale, quell’insieme di tutti i gruppi che da anni si battono per i diritti di tutte le persone, per la loro libertà a essere ciò che sentono di essere.

La genesi del movimento per i diritti LGBT+ viene identificata nei cosiddetti moti di Stonewall del 1969. Lo Stonewall Inn, oggi vero e proprio simbolo, era allora un locale del Greenwich Village di New York allora frequentato dalla comunità gay e trans del posto. Nella notte tra il 27 e il 28 giugno 1969 il locale fu oggetto di una retata da parte delle forze dell’ordine. Ma quella volta, a differenza di tante altre altre, accadde qualcosa di diverso. Le persone presenti nel bar reagirono violentemente, rifiutando l’arresto e rivendicando il proprio diritto a stare lì. Fu l’inizio della rivoluzione che avrebbe portato alla nascita del movimento e verso la conquista dei diritti LGBT nel mondo. La ribellione alla repressione da parte delle forze dell’ordine fu il primo segnale del fatto che la comunità gay non avrebbe più subìto e basta, ma avrebbe combattuto con orgoglio, con “pride”. Quell’episodio fu l’inizio dei moti di Stonewall, una serie di conflitti violenti tra omosessuali e ufficiali di polizia, che il poeta Allen Ginsberg riassunse nella frase “Gli omosessuali hanno finalmente perduto quel loro sguardo ferito.”

Esattamente un anno dopo, nel 1970, fu organizzato il primo “Gay Pride parade” della storia a New York, presto seguito da altre città come Los Angeles e Chicago. Una marcia che divenne ben presto il simbolo di una lotta che non si sarebbe mai fermata e che oggi possiamo dire abbia in gran parte raggiunto i propri obiettivi. Una lotta inserita perfettamente all’interno dei moti del '68 e dei successivi anni ‘70 in cui l’importanza dell’identità, delle libertà personali, dell’espressione di sé venne a galla in tutte le forme possibili.

Figura fondamentale nella lotta contro i pregiudizi e la discriminazione fu Harvey Milk, militante del movimento di liberazione omosessuale, eletto negli anni ’70 consigliere comunale a San Francisco, assassinato nel ’78. In particolare, la figura di Milk fu fondamentale nell’impedire che gli insegnanti omosessuali venissero licenziati secondo una proposta di un senatore dello stato, Briggs, impedendo una decisione che sarebbe stata fortemente discriminatoria.

Gli anni ’80, poi, furono gli anni dell’epidemia di Aids, di pari passo con la lotta contro il pregiudizio e la discriminazione in particolare riferimento alla malattia (considerata per molto tempo la “malattia dei gay” a causa di una comunicazione fuorviante da parte della chiesa cattolica) la cui lotta è divenuta poi tema centrale delle campagne dell’associazionismo LGBT+, che da anni promuovono il sesso sicuro e l’uso del preservativo.

Ma è all’inizio del nuovo millennio che i risultati di queste lotte iniziano a farsi vedere davvero, in particolare per quanto riguarda i diritti delle coppie dello stesso sesso. In alcuni paesi diventa possibile sposarsi e crescere dei figli. Capofila è la Danimarca, che già nel 1989 aveva approvato una legge che consentiva le unioni civili, poi estesa ad altri Paesi. In Italia le unioni civili sono permesse dal 2016. Nel 2007 l’Unione europea istituisce la giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia.

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Sono nata e cresciuta a Trento, a due passi dalle montagne. Tra mille altre cose, ho fatto lunghe passeggiate nel bosco altro…