Chissà quante volte, al cinema o alla televisione, avrai sentito parlare dello pneumotorace (spesso abbreviato come PNX). Indica un’eccessiva quantità di aria nello spazio pleurico e, in effetti, è una condizione associata a diverse situazioni che ben si prestano al racconto cinematografico: traumi da armi da fuoco e taglio o anche manovre terapeutiche o diagnostiche delicate e invasive e quindi rischiose. Accanto alla teatralità, però, devi sapere che lo peneumotorace è tendenzialmente una condizione patologica benigna che spesso insorge all’improvviso e in maniera spontanea: quando si accumula aria nello spazio pleurico il polmone non è più in grado di espandersi e rischia di collassare e di provocare gravi disturbi della respirazione come dolore e dispnea. Nei casi più gravi per risolvere lo pneumotorace serve un intervento invasivo come ma quando si sviluppa in modo asintomatico e spontaneo, di solito si risolve da solo nel giro di pochi giorni.
Lo pneumotorace (o PNX) si verifica quando dell’aria si accumula all’interno del cosiddetto spazio pleurico, ovvero quello spazio che separa il polmone dalla parete toracica. Forse sai che il polmone è ricoperto da uno strato di tessuto connettivo chiamato pleura, costituta a sua volta da due “foglietti”: uno viscerale adeso al polmone e uno parietale adeso invece alla gabbia toracica. I due foglietti formano tra loro una cavità in cui la pressione è negativa e in cui non vi è aria ma una piccola quantità di liquido pleurico che permette ai due foglietti di scorrere l’uno sull’altro durante gli atti respiratori.
In condizioni normali, la pressione sulla superficie esterna del polmone è inferiore rispetto a quella atmosferica esterna: in questo modo l’organo resta disteso e si espande permettendoti di respirare normalmente. Se però un’eccessiva quantità di aria si accumula nello spazio pleurico non vi è più questa differenza di pressione e il polmone non può più espandersi ed è come se si sgonfiasse, rischiando così il collasso.
Se ti stai domandando chi è più soggetto a un’eccessiva quantità di aria nello spazio pleurico devi sapere che, secondo gli esperti, lo pneumotorace spontaneo colpisce circa 18 uomini e 6 donne ogni 100 mila. In più, i ragazzi longilinei tra i 20 e i 30 anni sono più soggetti allo pneumotorace spontaneo mentre negli anziani over 60 lo pneumotorace è più legato a una disfunzione polmonare grave.
Dietro a uno pneumotorace vi possono essere diverse cause e indagarle significa distinguere le diverse forme di questa condizione patologica.
Oltre alle cause specifiche, ci sono anche dei fattori che possono aumentare il rischio di vedere l’insorgenza di uno pneumotorace. I principali sono:
Nonostante le diverse forme di pneumotorace che ti ho descritto prima, tutte sono tendenzialmente caratterizzate da sintomi più o meno comuni. Mi riferisco a:
La sintomatologia dello pneumotorace non è sempre così evidente, soprattutto se si tratta di forme lievi. Se invece dovessi ritrovare i sintomi in modo più accentuato, allora diventerebbe necessario ricorrere al consulto con il tuo medico perché lo pneumotorace potrebbe diventare un'emergenza medica.
Se dovessi presentare uno dei sintomi che ti ho indicato qui sopra, il tuo medico potrebbe sottoporti a un primo esame fisico per confermare o meno la presenza di uno pneumotorace. In questo caso il medico ricorrerebbe al cosiddetto metodo OPACS: osservare il respiro, palpare per scongiurare la presenza di enfisemi sottocutanei, ascoltare la ventilazione, contare la frequenza respiratoria e controllare la saturazione.
Siccome però, come ti dicevo, i sintomi non sono sempre palesi e facili da riconoscere, per confermare o meno la patologia il medico potrebbe ricorrere altri esami diagnostici. Su tutti la tomografia computerizzata e la radiografia (rx) torace, eseguita in massima inspirazione, con cui si osserva l’eventuale presenza d’aria nel spazio pleurico. Potrebbe essere utile anche la TAC torace, con cui lo specialista può individuare le patologie che possono causare lo pneumotorace o la presenza di bolle polmonari.
Arrivato fin qui, avrai capito che non tutti i casi di pneumotorace richiedono un trattamento. Se per esempio si tratta di uno pneumotorace primitivo lieve che ha avuto un decorso asintomatico, è sufficiente restare monitorati in un ambiente ospedaliero senza però ricorrere a nessuna terapia: nel giro di poco più di una settimana la condizione tende a risolversi spontaneamente.
Nei casi più gravi, invece, si potrebbe ricorrere al drenaggio toracico, con cui si fa fuoriuscire l’aria dallo spazio pleurico. In questo modo il polmone può tornare a funzionare e ad espandersi permettendoti una respirazione normale. Si tratta comunque di situazioni delicate ma non d’emergenza come lo pneumotorace iperteso. In questo caso le condizioni cliniche peggiorano nel giro di poco tempo perciò si rende necessario un intervento urgenza come la decompressione con ago. Si tratta di una manovra salvavita con cui, attraverso l’inserimento di un ago nel secondo spazio intercostale, si fa uscire l’aria in eccesso in modo rapido e immediato.
Fonti | Humanitas; ICS Maugeri