Poco sonno, poca resa sui banchi (e in palestra): uno studio universitario lo dimostra

Uno studio condotto all’Università di Pisa ha evidenziato come il debito di sonno degli studenti abbia effetti sulle capacità fisiche e cognitive. Posticipare l’orario di ingresso potrebbe essere anche una buona idea.
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Gaia Cortese 30 Gennaio 2023

Le ore di sonno influenzano sia le prestazioni fisiche sia quelle cognitive. E non si tratta solo del fatto di fa fatica a"carburare" nelle prime ore del mattino, ma proprio di "resa". A sostenere questo tesi è uno studio pubblicato sul Journal of Biological Rhythms e condotto da alcuni ricercatori dell'Università di Pisa.

La ricerca condotta presso il Sonnolab del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia ha studiato un campione di 93 studenti di età compresa tra i 13 e i 17 anni, tutti atleti di alcune società sportive di pallacanestro (ASD Polisportiva Nicosia, GMV Ghezzano, Dream Basket) della provincia di Pisa.

Lo scopo era di valutare gli effetti della mancanza di sonno cronica e del cosiddetto "social jetlag" (ossia il disallineamento tra gli orari preferiti di sonno, definiti su base biologica, e quelli effettivi dovuti a vari impegni sociali come per esempio la scuola) sull'apprendimento motorio e le prestazioni sia fisiche che cognitive degli adolescenti.

Come ha spiegato Simone Bruno, dottorando in Scienze Cliniche e Traslazionali dell'Università di Pisa, "Nell'uomo, così come in altri animali, la transizione dall'infanzia all'adolescenza si accompagna ad uno spostamento in avanti degli orari del sonno, ma questo può entrare in conflitto con la necessità di svegliarsi presto per esempio per andare a scuola. E così il social jetlag e la privazione di sonno cronica possono avere conseguenze negative su vari aspetti della fisiologia dei più giovani, come il rendimento scolastico e sportivo e l'apprendimento di nuove competenze”.

"Gli orari della scuola non corrispondono alla biologia del ritmo del sonno degli studenti".

I ragazzi che hanno preso parte allo studio hanno eseguito sessioni multiple da dieci tiri liberi in due diversi momenti: durante le vacanze estive e durante la frequentazione della  scuola; sono stati così raccolti dati per quasi ottomila tiri liberi. Ne è emerso che il debito di sonno può avere conseguenze diverse a seconda del soggetto: ad accusarne maggiormente gli effetti sono infatti i cosiddetti "gufi", quei soggetti che hanno un cronotipo serotino e che pertanto tendono ad andare a letto tardi.

Secondo quanto dichiarato dal professore Ugo Faraguna del Dipartimento di Ricerca Traslazionale e delle Nuove Tecnologie in Medicina e Chirurgia dell'Università di Pisa e direttore del Sonnolab, "Il risultato supporta l'idea che gli orari della scuola non corrispondano alla biologia del ritmo del sonno degli studenti e che posticipare l'orario di inizio delle lezioni potrebbe garantire loro numerosi benefici, non solo limitati all'ambito sportivo”.