Prenota un nipote: il progetto “U are family” nato per offrire compagnia ai più anziani

Dall’intuizione di due giovani, Matteo Fiammetta e Cecilia Rossi, nasce il progetto “U are family”, attraverso il quale un “nonno” può fare una temporanea richiesta di un “nipote” per trascorrere del tempo in sua compagnia.
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Gaia Cortese 27 Ottobre 2022

A volte le parole contano quanto i gesti, soprattutto quando nell’ambito di un’iniziativa ammirevole, gli anziani vengono chiamati "nonni" e i giovani "nipoti", senza tuttavia esserlo.

Tutto è partito da un’idea di due ragazzi con l’ambizione di aiutare il prossimo: Matteo Fiammetta, 29 anni, laureato in ingegneria dei materiali e nanotecnologie al Politecnico di Milano e con esperienze di lavoro in Italia e all’estero, e Cecilia Rossi, 29 anni, laureata in design della moda sempre al Politecnico con esperienze lavorative in cinema e televisione, oltre all'essere creatrice di un brand di gioielli.

Cecilia e Matteo hanno voluto offrire un servizio alle persone più anziane mettendo a loro disposizione la compagnia di alcuni giovani volontari. Attraverso il sito internet Uaf ("U are family"), questo è il nome del virtuoso progetto, un anziano può fare richiesta di un nipote cliccando un tasto con la scritta "Prenota un nipote" e naturalmente cercando il più adatto alle proprie esigenze.

Le cose da fare insieme sono numerose, dal fare un passeggiata all’aperto a giocare a carte, dall’andare al cinema a prendere maggiore confidenza con la tecnologia.

"Uno dei miei aneddoti preferiti riguarda Nonna Silvia, appassionata di opera da tutta la vita – racconta Cecilia Rossi al Corriere.it -. Voleva una nipote con cui ascoltare e commentare l’opera e quando la nipote è andata all’appuntamento aveva un tablet sul quale le ha proposto di vedere un’opera. Nonna Silvia non aveva mai visto l’opera, ma solo ascoltata. Appena è partito il video è scoppiata a piangere perché ha potuto vedere una cosa che per tutta la vita si era solo immaginata".

Prima di mettersi a disposizione dei “nonni”, i giovani volontari seguono un corso per svolgere il loro ruolo nel modo più professionale possibile. In questo modo, dall’altra parte, anche i nonni possono aprire la porta di casa propria, con maggior fiducia, a persone affidabili e preparate.

Va detto che i "nipoti" che prestano il loro servizio per Uaf non sono operatori sanitari, pertanto non si occupano di altro che offrire compagnia, un servizio prezioso soprattutto quando sopraggiunge un’età in cui molte persone tendono ad autoisolarsi.

Non tutti gli anziani, infatti, hanno un problema grave di salute o una disabilità grave. Molto spesso è sufficiente molto meno per rimanere soli, come il fatto di non avere amici o parenti disposti a fare una visita di tanto in tanto, o per una certa insicurezza nell’uscire di casa a causa di una vista non più buona o di un’instabilità nel camminare che arriva proprio con l’età.

Attualmente i nipoti coinvolti nel progetto Uaf sono più di settecento e con un’età compresa tra i 19 e i 35 anni. La maggior parte di questi sono donne (circa l’85%), ma il servizio, finora offerto nell'area di Milano, ha tutte le carte in regola per crescere e chissà, forse anche per "arruolare" più uomini.