Sara Citterio, l’assessora che scrive lettere e invita gli altri a farlo: “Chissà che non diventi un’iniziativa pandemica!”

Nel mezzo della seconda ondata del virus, ha iniziato a dedicare del tempo agli amici più lontani scrivendo loro delle lettere. Poi ha divulgato l’iniziativa, sperando che altre persone iniziassero a farlo, perché è un modo per sentirsi meglio, in un momento in cui siamo tutti un po’ più arrabbiati, frustrati e incerti sul futuro.
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Gaia Cortese 30 Ottobre 2020

C'era un tempo in cui si prendevano carta e penna e si scriveva ad un amico lontano. Era un modo per accorciare le distanze, per sentirsi meno soli e più uniti. Poi sono arrivati i social e la messaggistica istantanea che hanno mandato in soffitta lettere, cartoline e missive.

Sara Citterio, 35 anni, assessora alla Cultura, all’Istruzione e allo Sport del Comune di Giussano, ha voluto rispolverare proprio quella vecchia abitudine di scrivere a una persona cara. Senza affidarsi a poche parole su Facebook o What's App, ma scrivendo una lettera. E poi ha invitato i suoi amici "virtuali" a fare lo stesso, offrendosi di inviare lettere a chi lo desiderasse.

Come ti è venuta l’idea di iniziare a scrivere lettere agli amici più cari?

L'idea mi è venuta perché questa seconda ondata sta portando più malessere rispetto alla prima. Le persone sono più arrabbiate e frustrate, o anche semplicemente più spente a livello di umore. Mi rendo conto che se la prima ondata è arrivata a marzo, aprile e ci si aspettava che durasse poco, qui siamo a ottobre e novembre, ed è lunga venirne fuori, se dobbiamo aspettare il mese di aprile. Queste preoccupazioni pesano su tutti, me compresa: ho amici che non vedo da più di un anno a causa degli impegni con l'assessorato, del lavoro del mio compagno e delle attenzioni che devo alla mia bambina di due anni; a questo si aggiungono i vari DCPM, ed ecco come si finisce per non vedere gli amici per lungo tempo.

Siccome non sono una persona molto social (sono più da lettura o da lettera, o da "vediamoci"), ho voluto rispolverare il discorso delle lettere e ho pensato a questa mia amica che in università vedevo tutti i giorni e con cui ogni tanto scambiavo bigliettini durante le lezioni. Così senza avvisare nessuno, qualche giorno fa ho iniziato a scrivere alle mie amiche, che ancora non sanno che riceveranno una lettera.

Oltretutto sui social oramai trovano spazio solo i commenti negativi, se non gli insulti veri e propri, così trovo utile che si cerchi di uscire dal meccanismo malato dei social e vedere se con le stesse persone presenti su Facebook o Instagram si  può uscire dall’abitudine giornaliera di vedere solo il negativo del periodo e magari regalare un sorriso con una lettera; ciò significa che hai avuto del tempo da dedicare a una persona.

Oltre a scrivere, mando sempre qualcosa di "fisico", come un biglietto con una citazione dedicata, una bustina di una tisana da bere mentre si legge la lettera o un campioncino di un prodotto cosmetico; insomma, tutto quello che può stare in una busta. È un ulteriore modo per dare un momento di serenità a un amico o a un'amica.

Cosa ha una lettera più di un messaggio su What's App o sui social?

Per scrivere una lettera ci vuole tempo. In quei 10 minuti mi dedico completamente a quella persona, nel tentativo di capire cosa le farebbe piacere leggere e ricevere. Negli ultimi tempi purtroppo si è annullato il contatto tra le persone, le relazioni sono tutte nell’etere e poi non ti resta niente. Scrivere accorcia le distanze e ti lascia in mano qualcosa di tangibile.

"Se qualcuno vuole ricevere una lettera, mi basta che mi mandi l'indirizzo a cui spedirla".

Ho amici sparsi un po' ovunque, e per questo ho lanciato l’appello: se qualcuno vuole ricevere una lettera, mi basta che mi mandi l'indirizzo a cui spedirla. Anche chi non conosco direttamente può chiedermelo, perché magari qualcuno ha bisogno di una sorta di pacca sulle spalle, e in questo periodo, anche una lettera può essere un aiuto per vivere più gioiosamente una giornata monotona.

Quanto è terapeutico riprendere in mano carta e penna?

Per me lo è perché mi stacco da questi pensieri che assillano tutti, penso solo alla lettera che sto scrivendo, approfittando magari del riposino di mia figlia. In questo modo si recuperano legami con persone che non si sentivano da vent’anni; magari li hai su Facebook, ma non vai mai oltre. Al mio appello hanno risposto compagni delle elementari e delle medie, la vita ci ha allontanato, è inevitabile, ma scriversi può essere un modo per rivedersi o ritrovarsi in questo modo.

Alla fine delle mie lettere esprimo sempre il desiderio di andare avanti nella corrispondenza. Su Instagram, per esempio, ci sono persone che hanno profili dove fanno vedere le lettere che ricevono, ma sono persone che hanno proprio la passione dello scrivere, invece qui la sfida è per chi non ce l’ha questa passione. Stamattina anche un' amica di Asti che ha risposto al mio messaggio, mi ha detto che proverà a lanciare questa iniziativa anche nella sua zona, chissà che non diventi pandemica!

Sarebbe un’abitudine da insegnare anche alle generazioni dei Millenials?

Sicuramente sì, perché l’abitudine alle cose più semplici ti permette di usare poi anche la tecnologia nel modo corretto. Se per esempio non insegniamo ai ragazzi a leggere, a scrivere in modo chiaro, a come fare una ricerca, è difficile approfondire temi e argomenti utilizzando solo la tecnologia. La scrittura e la lettura sono le basi per poi entrare nel mondo della tecnologia e capire le differenze tra quello che è veritiero e comprovato e quello che non lo è.