Secondo l’Oms, Omicron segnerà la fine della pandemia in Europa (e non solo)

In queste settimane hai imparato a conoscere le caratteristiche di Omicron: molto più contagiosa, ma anche meno aggressiva delle precedenti. Un risultato ottenuto anche grazie ai vaccini e che ora ci permette di parlare in modo concreto di fine della pandemia.
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Giulia Dallagiovanna 24 Gennaio 2022
* ultima modifica il 24/01/2022

Omicron sta preannunciando la fine della pandemia, almeno in Europa. Un sospetto (e una speranza) che per la verità circolava già almeno dalla fine di dicembre. Da quando, cioè, ci siamo resi conto che la nuova variante era sì molto più contagiosa, ma allo stesso tempo anche meno aggressiva rispetto alle precedenti. Ora arriva anche la conferma da parte dell'Organizzazione mondiale della sanità che mette il timbro sulle ipotesi già avanzate da diversi esperti. Considerazioni che in alcuni Paesi come in Spagna e Regno Unito hanno prodotto modifiche nella gestione della pandemia verso un allentamento delle misure e interventi molto più simili a quelli che si mettono in atto contro l'influenza.

È stato Hans Kluge, responsabile dell'Oms per l'Europa, a prevedere in base ad alcune analisi un nuovo picco di casi entro marzo 2022. A quel punto, almeno il 60% dei cittadini europei saranno stati contagiati dal Covid-19, conseguendo un'immunità che dovrebbe contrastare anche una nuova ondata di Omicron. La fine della pandemia non significherà infatti la scomparsa del SARS-Cov-2, ma l'entrata in uno stato di endemia e quindi di convivenza con il virus, senza più lo spauracchio di chiusure o misure d'emergenza.

In generale, il 2022 conoscerà il termine di un incubo durato due anni. Tedros Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms, aveva già dichiarato lo scorso dicembre che ci stavamo avvicinando alla fine della fase acuta del Covid-19. E sottolineato le questioni che ancora rimanevano in sospeso, prima tra tutte quello dell'equo accesso a vaccini e cure anche per i Paesi in via di sviluppo. Omicron ci dimostra che il rischio di nuove varianti è concreto e, per quanto ridotte possano essere le probabilità, non possiamo del tutto escludere l'insorgenza di una mutazione che renda inutili i vaccini che abbiamo oggi a disposizione. Dobbiamo quindi cercare di limitare la circolazione e la replicazione del virus per quanto possibile, senza illuderci che i confini tra gli Stati ci possano proteggere.

Un'ulteriore voce a sostegno della fine imminente della pandemia è quella del professor Christopher J.L. Murray, direttore dell'IHME (Institute for Health Metrics and Evaluation) dell'Università di Washington, che in un articolo pubblicato su The Lancet chiosa: "L'era delle misure straordinarie messe in campo da governi e società per il controllo della circolazione del SARS-Cov-2 sta per finire. Dopo l'ondata di Omicron, il Covid-19 tornerà, la pandemia no".

"L'era delle misure straordinarie per il Covid-19 sta per finire. Il Covid tornerà, la pandemia no".

Una conclusione che deriva dall'analisi di modelli matematici elaborati proprio dall'IHME, secondo cui la nuova variante raggiungerà tutte le nazioni anche quelle che al momento non l'hanno ancora conosciuta. In termini numerici, la previsione è che entro marzo 2022 almeno il 50% della popolazione mondiale avrà contratto il Covid-19. E molti casi passeranno inosservati: secondo le prime rilevazioni sembra che l'80% delle infezioni provocate da B.1.1.529 possano risultare asintomatiche, una situazione che ridurrà ulteriormente l'efficacia del monitoraggio con i tamponi.

Come ormai sappiamo, nonostante la ridotta aggressività di Omicron, la crescita esponenziale dei contagi ha comunque provocato un aumento dei ricoveri in numeri assoluti e quindi riconfermato la pressione sugli ospedali che il Covid può esercitare. Ma, e anche questo è un dato importante, circa il 34% dei posti letto è occupato da persone entrate in ospedale per tutt'altra ragione e che solo in seguito al tampone di routine hanno saputo di essere positive.

I vaccini hanno giocato un ruolo fondamentale, lo dimostra il fatto che almeno due terzi di si trova in terapia intensiva non aveva ricevuto nemmeno la prima dose. Dobbiamo quindi ringraziare i farmaci preventivi se la maggior parte delle persone che contrae il Covid oggi sopravvive. Perciò tra vaccini e immunità acquisita grazie alla guarigione dovremmo essere in grado di creare uno scudo che ci proteggerà anche dalle prossime ondate. Quando il Covid tornerà il prossimo inverno molto probabilmente non si parlerà più di pandemia.

Fonti| Organizzazione mondiale della sanità; "COVID-19 will continue but the end of the pandemic is near" pubblicato su The Lancet il 19 gennaio 2022; 

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