Sperimentazione animale sì o no? La risposta più “comoda” è quella più sbagliata

Dare risposte emotive è semplice e quantomai sbagliato. Sarebbe facile gridare: “Basta torture e sofferenze”, ma ci sono ambiti scientifici in cui il modello animale è ancora l’unico applicabile. Il nostro compito non è quello di puntare il dito, ma raccontare tutti gli aspetti della questione provando a creare una coscienza critica. E solo a quel punto farsi un’idea.
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Simona Cardillo 2 Settembre 2020

Sperimentazione animale sì o no? La risposta più facile non sempre è quella giusta. Sarebbe molto semplice rispondere di pancia, magari facendosi trasportare dalle tante immagini che circolano in rete di poveri animali rinchiusi in gabbia, sottoposti a esperimenti di certo duri e spesso anche dolorosi. E ovviamente quella risposta sarebbe anche molto "comoda" (permettetemi il termine). Ma è la più superficiale, e quindi la più sbagliata. Sbraitare contro i trattamenti che gli animali subiscono in laboratorio, puntare il dito contro la sofferenza, farsi prendere dall'emozione e dire ad alta voce quello che tutti pensano. Basta torture, basta dolore, basta esperimenti.

Ma noi siamo una testata giornalistica, siamo professionisti dell'informazione e il nostro compito non è – e mai sarà – quello di dare risposte facili o "comode". Il nostro lavoro è quello di approfondire i fatti e spiegarli a chi non li conosce, provando a creare una coscienza critica che permetta a ognuno di farsi un'idea. Solo a quel punto è giusto esporsi, prendere una posizione.

Sarebbe facile puntare il dito contro la sofferenza, ma forse a quegli studi ognuno di noi un giorno potrebbe dover dire: "Grazie".

La sperimentazione animale è un tema complesso che unisce medicina, innovazione, diritti e benessere degli animali, avanzamento nelle tecnologie di ricerca e tutela della nostra salute. E come tutte le materie complesse richiede conoscenze, preparazione e soprattutto una mente aperta e critica che possa prendere in considerazione tutti gli aspetti.

Sperimentazione animale sì o no? Nì.

Se da una parte è impossibile non indignarsi di fronte a immagini forti e anche dolorose, dall'altra parte va ricordato tutte le vite salvate grazie alla ricerca (basti pensare a terapie, farmaci, trattamenti medici). La stessa ricerca che spesso sperimenta sugli animali. Certamente l'utilizzo in laboratorio di animali non rende felici gli scienziati, non è quello che immaginavano quando hanno deciso di dedicare la loro vita alla ricerca scientifica. Sognavano di migliorare la condizione umana, di trovare nuove terapie, di curare pazienti considerati inguaribili fino a quel momento.

Lo ha spiegato bene in un lungo e dettagliato approfondimento uscito oggi sul nostro giornale Giuliano Grignaschi, responsabile del Benessere Animale presso la Direzione servizi per la ricerca dell’Università degli Studi di Milano e Segretario generale di Research4Life: "Il modello animale è ancora da considerare insostituibile perché purtroppo non abbiamo ancora sufficienti conoscenze tecnologiche da poter ricostruire in maniera fedele la complessità di un organismo vivente con sistemi in vitro".

Quindi che ben vengano i metodi alternativi, l'applicazione del principio delle 3R (Rimpiazzare, Ridurre, Rifinire) e tutti gli studi in vitro e in silico, per evitare l'uso di esseri viventi. Laddove possibile, però. Perché una cosa va tenuta bene a mente: non sempre ciò è possibile. Ci sono ambiti e situazioni in cui l'unico modo per progredire nella ricerca sono gli studi in vivo. E forse a quegli studi ognuno di noi un giorno potrebbe dover dire: "Grazie".

Giornalista di professione, curiosa per passione. Amo scoprire cose nuove, andare al di là delle apparenze e conoscere i fatti in altro…