Teatro e Salute mentale, il progetto per rompere la quinta parete: il pregiudizio

Non una recita, ma uno spettacolo teatrale. Non persone malate, ma attori professionisti che mettono a frutto il loro talento. Il progetto di Arte e Salute Onlus, di Bologna, vuole rompere due pareti: il muro interno, fatto di sofferenza ed emarginazione, e quello esterno, costruito con i pregiudizi e lo stigma sociale nei confronti di persone affette da un disagio psichico. Nella Giornata mondiale del teatro, volevo parlarti dell’espressione artistica che forse non conoscevi.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Giulia Dallagiovanna 27 Marzo 2019

Il teatro è una forma di recitazione. Il vestire i panni di un altro personaggio e immaginare come questo li porterebbe. Diventare una persona diversa, molto distante da quello che si è. Oppure conoscere se stessi attraverso quell'individuo cosi lontano dal proprio io. E per riuscirci bisogna avere talento e impegnarsi per farlo crescere. Essere dei professionisti, insomma. Ed è questo che sono gli attori che fanno parte del progetto di Arte e Salute Onlus di Bologna, dei professionisti. Anche se forse a prima vista, seguendo un pregiudizio che rimane tuttora radicato nelle nostre menti, si potrebbe pensare che siano più che altro delle persone con problemi psichici.

Credits photo: Arte e Salute Onlus, dallo spettacolo "Fantasmi"

"Fin da quando è stata emanata la legge Basaglia, il tema dell'inclusione è sempre stato ritenuto fondamentale per permettere a chi finalmente usciva dai manicomi di potersi riprendere una propria vita – spiega Ivonne Donegani, ex direttore del Dipartimento di Salute mentale della Asl di Bologna e ora membro di Arte e Salute Onlus e referente per il progetto regionale "Teatro e salute mentale" – Di solito però venivano indirizzati verso lavori più manuali, come le pulizie, l'agricoltura o l'artigianato. La nostra sfida è stata proprio questa: aprire a loro anche il mondo dell'arte e della comunicazione. Eravamo certi infatti che anche una persona con un disagio psichico potesse dimostrare di avere un talento particolare".

E lo hanno davvero dovuto fare, attraverso i provini di fronte al regista dello spettacolo e professioni della comunicazione e un tirocinio di formazione che li preparasse  diventare degli attori a tutti gli effetti. Ma senza talento, non si va da nessuna parte. E questo vale per tutti. "Le selezioni sono partite nel 2000 e da qui si è formato un primo gruppo. Al momento ci sono tre compagnie: quella di prosa, quella del teatro ragazzi e il laboratorio dei burattini per il teatro di figura. La compagnia di prosa è stata accolta stabilmente presso il Teatro Arena del Sole, un circuito di palcoscenici dell'Emilia Romagna, già dal 2007. Mentre quella dei ragazzi è stabile al Teatro Testoni e il laboratorio dei burattini lavora soprattutto all'interno delle scuole".

I fondi per sostenere questa iniziativa arrivano per la maggior parte dall'assessorato alle Politiche per la Salute e dal Dipartimento di Salute mentale della regione Emilia Romagna. Contribuisce poi anche il circuito dei teatri, che si occupa della vendita dei biglietti e di inserire gli spettacoli in calendario. Sì, perché non si tratta di recite, ma di rappresentazioni vere e proprie a opera di professionisti. I quali, come è normale, ricevono un pagamento per il loro lavoro. Anche perché l'agenda è piuttosto fitta: "Gli spettacoli del teatro di prosa rimangono in programmazione per un mese, di solito due settimane a Bologna e gli altri 15 giorni a Modena – precisa Donegani – Poi però parte anche una tournée vera e propria. Gli scorsi anni siamo andati in diverse città d'Italia, come Milano, Catania, Prato. Poi abbiamo partecipato a due festival internazionali: uno a Barcellona e un a Pechino. Nel 2018 siamo anche stati chiamati da associazioni giapponesi che sono al lavoro per costruire un modo diverso di guardare al disagio psichico e cambiare una cultura fatta di pregiudizi e stigmi sociali. Volevamo dimostrare che questi attori mettono in scena degli ottimi spettacoli e infatti abbiamo riempito i teatri. Non solo, ma torneremo del 2021 in occasione delle Paralimpiadi."

Credits photo: Arte e Salute Onlus, dallo spettacolo "Fantasmi"

Un gruppo di attori che recita su un palco, che ti fa ridere, ti fa emozionare e magari anche commuovere, è forse il modo più semplice e diretto per rompere quel muro di pregiudizi che ancora avvolge chi è affetto da disagi psichici. Quella vocina nel cervello che ti porta a pensa che, in fondo, forse sarebbe meglio se queste persone se ne stessero un po' per conto loro, isolate, senza voler dar troppo nell'occhio. Perché, alla fine, dai, non si può dire che siano normali. Ecco, quando si apre il sipario, fra te e loro non esiste più nessuna distanza, nessuna vera differenza. Che poi magari tu, come me, su quel palcoscenico non faresti nemmeno una gran figura.

Ma questo non è l'unico beneficio del teatro in tema di salute mentale. "La recitazione ha favorito il benessere anche di persone con problematiche psichiche importanti – racconta Donegani – e lo ha fatto in due modi. Da un lato infatti c'è il rapporto con il personaggio, che è altro da sé ma permette di vivere tutte quelle emozioni che in qualche modo, nella vita reale, sono state loro impedite, almeno per un certo tempo. È proprio il significato primigenio del teatro quello di rappresentare la vita. Diventa quindi un'occasione di ristrutturazione e ricostruzione anche del proprio io, di una nuova identità, diversa da quella che era stata imposta dalla società. Anche perché permette un miglioramento costruttivo dell'autostima. Inoltre, combatte l'isolamento. Abbatte tanto il muro interno, fatto di sofferenza, che quello esterno segnato dall'emarginazione. Uno spettacolo infatti deve essere realizzato in gruppo e viene bene solo se si crea una buona sinergia fra tutti i componenti. Infine, si crea un rapporto di lavoro con tutte le figure del mondo del teatro, dal regista ai tecnici, che è di tipo professionale e non più fra medico e paziente".

Le diverse compagnie sono composte da una quarantina di persone, ma in tutto saranno transitati circa 100 o 150 attori durante gli anni. Alcuni di loro poi hanno deciso di intraprendere un'altra strada, iniziando una nuova professione, o anche di continuare a recitare da altre parti. Tutti però ne sono emersi con una consapevolezza fondamentale: quella di essere dei professionisti e non dei malati.

Credits photo: Luca Del Pia, dallo spettacolo "Li buffoni"

Le compagnie di Bologna sono al momento le uniche dove viene previsto un compenso, ma esperienze simili sono nate in quasi tutte le province dell'Emilia Romagna e anche sul territorio italiano. E l'obiettivo ora è proprio quello di costituire una rete nazionale. È dall'Ottocento che il teatro viene utilizzato all'interno dei manicomi e oggi può davvero rompere tutte le pareti, persino la quarta.

Credits: foto di copertina di Raffaella Cavalieri, Iguana Press, dallo spettacolo "Al Dutaur di Matt"