Teatroterapia: sul palco per riscoprire il tuo corpo, la tua voce e un’autentica relazione con l’altro

Creare un tuo alter ego attraverso l’improvvisazione per tirare fuori aspetti di te che altrimenti rimarrebbero celati. La teatroterapia é una disciplina che ti aiuta a esprimere nuove sfaccettature della tua personalità, trasmettendole attraverso un personaggio che porta un po’ di caos nel sé.
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Rubrica a cura di Sara Del Dot
12 Febbraio 2019

Non tutti sono fatti per salire su un palco e mettersi in gioco, con il corpo e con la mente. C’è chi si imbarazza e si mette a ridere senza fermarsi, chi entra in panico anche solo all’idea di parlare e muoversi davanti a un pubblico di estranei o anche soltanto davanti ai propri amici, chi ha il terrore di essere deriso. Al contrario, per molte altre persone il teatro rappresenta una vera e propria valvola di sfogo, un modo per esprimere pensieri, sensazioni e concetti che altrimenti non sarebbe possibile buttare fuori. Recitare una parte, fingere di essere qualcun altro, diventa un modo per presentare a tutti un’altra faccia di se stessi. Spesso, ancora più reale di quella che mostriamo ogni giorno. La teatroterapia serve proprio a questo: a recuperare la consapevolezza, rientrando in possesso del nostro corpo, della nostra mente, della nostra voce e anche delle relazioni che stringiamo con le altre persone.  E in che modo accade tutto questo? Per la rubrica Il bene in ogni cosa, ne ho parlato con Walter Orioli, psicologo e teatroterapeuta dell’associazione Politeama.

Cos’è la teatroterapia?

La teatroterapia è un lavoro sul corpo in scena. Quando il corpo si trova su un palcoscenico o più in generale su una scena teatrale, acquista una consapevolezza diversa rispetto al quotidiano. Nel quotidiano, infatti, noi eseguiamo tutta una serie di azioni automatiche dettate dall’abitudine, senza consapevolezza. Invece, quando recitiamo in teatro dobbiamo essere molto consapevoli di quello che stiamo facendo. La teatroterapia fa proprio questo: rende la persona consapevole del proprio corpo. Ma non è tutto qui. Un altro punto su cui si lavora molto è la voce, di cui il corpo è cassa di risonanza. Tutto il lavoro che viene fatto sul diaframma sul canto, sulla relazione voce-corpo, riguarda l’educazione alla vocalità, che è fondamentale nella disciplina teatrale. Poi, la relazione. Le relazioni che si creano in teatro e sul palcoscenico sono molto diverse da quelle che si stringono nel quotidiano. Nella vita “reale”, tendiamo ad avere delle relazioni per ottenere delle cose, dei risultati. Sul palcoscenico, questo non accade. La relazione che si crea è una relazione da uomo a uomo, un’affettività che si esprimere liberamente, senza obiettivi diversi dalla relazione stessa. In conclusione, si può dire che il teatro ci conduce verso l’origine di tutte le cose. L’origine della relazione, del corpo, del movimento.  In teatroterapia ci riferiamo a un tipo di teatro definibile “di ricerca”, nato come critica al teatro borghese, che si basa sostanzialmente sul concetto che il teatro nasce nel corpo dell’attore, ed è solo il corpo dell’attore che può esprimere qualcosa di veramente creativo, nuovo, che può dare dei messaggi al pubblico.

A chi si rivolge?

Noi andiamo nelle carceri, negli istituti di riabilitazione per persone disabili, presso i gruppi di aiuto per autismo, i centri per la cura di disturbi alimentari come anoressia e bulimia… La teatroterapia va bene per tutte le tipologie di utenze, ma ovviamente l’intervento va misurato rispetto alla persona che si ha davanti. Ad esempio, per quanto riguarda i bambini non c’è nessun problema, perché il bambino, soprattutto in età prescolare, è già predisposto all’interpretazione, al concetto del “facciamo finta che”. Nell’adulto bisogna invece tornare alla dimensione del gioco, aiutarlo a ritrovare quello spazio intermedio tra l’interno e l’esterno, dove la persona può giocare e muoversi nell’area della creatività. La teatroterapia si può utilizzare nella riabilitazione, nella cura, nell’educazione e anche nell’arte, perché sicuramente la teatroterapia ha qualcosa da insegnare anche al teatro classico.

Come si diventa teatroterapeuti?

Noi abbiamo una scuola in cui formiamo, per un periodo di due anni e mezzo, psicologi, educatori e attori, insegnando loro a diventare teatroterapeuti. Solitamente tutti hanno già avuto esperienze teatrali, ma non è necessario conoscere la recitazione per fare teatroterapia. Anzi, l’attore formato ha più difficoltà, perché deve smantellare il suo sapere attoriale e tornare alla spontaneità. Quindi a volte è più avvantaggiato un operatore che ne sa poco.

Come funziona una seduta di teatroterapia?

La teatroterapia si basa tutta sull’improvvisazione, attraverso cui emergono i personaggi. C’è una prima fase in cui si fa un lavoro pre-espressivo: qui ci dedichiamo a purificare il corpo e la mente, facciamo esercizi di respirazione, applichiamo lo yoga del teatro. Nella seconda fase si entra proprio nell’improvvisazione, quindi ci si inventa un personaggio e ci si chiede: cosa è venuto a dirmi questo personaggio riguardo la mia vita? Questa domanda viene posta perché nell’improvvisazione emerge una parte di te stesso che magari hai un po’ messo da parte, ma che ha bisogno di essere vista, azionata, agita. Quindi attraverso personaggi è come se vedessimo le parti di noi che abbiamo dentro, celate. Pirandello diceva “uno, nessuno e centomila”… Ecco, stiamo parlando proprio di quello. Nella nostra personalità abbiamo tante sfaccettature che nella vita quotidiana teniamo un po’ a bada, ma che nel teatro possono emergere liberamente e insegnarci qualcosa. In questa fase indeboliamo la personalità per riuscire a entrarci dentro e leggere cosa c’è nel sé, è una fase in cui facciamo un po’ di disordine. L’ultima fase della seduta è, quindi, quella del riordino. Può essere una fase analitica, in cui si parla di ciò che è emerso nella fase precedente, ma può essere anche artistica, in cui lavoriamo sulla costruzione del personaggio, capiamo come parla, come cammina, come si comporta sulla scena, e in questa fase arriviamo all’interpretazione vera e propria che può essere fatta anche davanti a un pubblico.

I benefici della teatroteprapia

Sicuramente la teatroterapia ti aiuta a stringere un rapporto diverso con il tuo corpo. Grazie a questa disciplina è possibile prendere coscienza delle potenzialità e della creatività che il corpo ha a disposizione. Inoltre, serve ad allargare la personalità. Attraverso il lavoro corporeo puoi arrivare a definire un’identità più precisa e a sviluppare quegli aspetti della personalità che normalmente sono poco visibili e approfonditi. Attraverso la teatroterapia, poi, si impara a relazionarsi, a capire come avviene la relazione e a scoprire che più sei sincero più il legame è profondo. Si lavora sulla sincerità, sulla non critica, sul pensiero positivo, sulla parte positiva delle altre persone, lasciando da parte gli aspetti negativi. Infine, si impara a fare arte, a realizzare una cosa bella da presentare a un pubblico, a donare qualcosa agli altri consentendo loro di intravedere il tuo percorso.

Quali sono le difficoltà maggiori nell’approccio a questa disciplina?

La timidezza è sicuramente un punto da elaborare. Se una persona è troppo timida, difficilmente riesce a compiere un percorso. È quindi necessario riuscire a metterla nelle condizioni affinché possa in qualche modo esprimere la parte della sua personalità che è compressa dalla timidezza, che non è altro che una difesa da lasciare andare piano piano, con i tempi giusti. Naturalmente, non si forza nessuno. La teatroterapia è una terapia dolce, a differenza dello psicodramma. In teatroterapia è la persona stessa a decidere quando è il momento giusto di affrontare la difesa. Il lavoro è un lavoro di gruppo ma è allo stesso tempo molto personale. Lo stesso esercizio proposto a 10 persone susciterà 10 reazioni differenti. Ed è giusto che sia così.

Questo articolo fa parte della rubrica
Sono nata e cresciuta a Trento, a due passi dalle montagne. Tra mille altre cose, ho fatto lunghe passeggiate nel bosco altro…