Tiktoker in lacrime per le troppe ore di lavoro. Ma quanto dovremmo lavorare davvero a settimana?

La giovane tiktoker americana Brielle Asero è diventata virale per essersi lamentata delle otto ore lavorative, orari che le impediscono di avere una vita sociale o privata. Ma al di là dei facili commenti o ironie, Brielle ha sollevato una questione ormai cara a tutti post-pandemia, soprattutto alla Gen Z, ovvero il work-life balance. Le 40 ore settimanali nascono da un’impostazione di vita diversa da ora, in cui un coniuge si occupava solo della casa e della famiglia, ma i tempi sono cambiati. E la settimana corta ha dimostrato di funzionare.
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Evelyn Novello 3 Novembre 2023

Ti sarà probabilmente capitato in questi ultimi giorni di imbatterti nella storia di Brielle Asero, giovane tiktoker americana. Ciò che ha fatto discutere è un suo video in cui si lamenta in lacrime degli orari che è costretta a fare dal lavoro, dalle 9 alle 17. Brielle è laureata in marketing all’Università della Carolina del Sud e ai suoi follower ha raccontato di aver scoperto, nel suo primo giorno in ufficio a Manhattan, che il suo turno sarebbe durato otto ore a cui, però, bisogna aggiungere il tempo del viaggio per arrivare in ufficio dal New Jersey dove vive. "Non ho tempo per fare nulla, mi ci vuole un’eternità per arrivare e ho paura di non avere più tempo per vivere davvero – ha raccontato su TikTok – Non ho il tempo o le energie per fare niente: per fare esercizi, cucinare. Questo vuol dire che quando non sono in viaggio, mi sto preparando per uscire di casa e andare al lavoro e quando ho finito di lavorare mi tocca trascorrere la serata in viaggio per tornare a casa".

Il dibattito, come spesso accade sui social, si è polarizzato. C'è chi la critica tacciandola di pigrizia e chi, invece, empatizza con lei sostenendo che la settimana lavorativa di 40 ore sia diventata ormai obsoleta. E al di là dei facili giudizi che la nostra formazione stacanovista ci porta a formulare, dobbiamo ammettere che trovare un buon equilibrio tra vita privata e lavoro non è semplicissimo stando fuori casa 9/10 ore al giorno, anzi. Con l'ingresso nel mondo lavorativo della Gen Z e con lo stop temporale a cui ci ha sottoposti la pandemia, in moltissimi si sono resi conto dell'insostenibilità delle otto ore lavorative a cui dobbiamo sommare il tempo per gli spostamenti e per le quotidiane attività domestiche tra cui pulizie, spesa e cucina. Non è un caso se nel 2021 le dimissioni volontarie solo in Italia, dai dati forniti dal Ministero del lavoro, hanno sfiorato i 2 milioni.

La stessa Brielle in un'intervista ha spiegato che la settimana lavorativa standard è stata decisa quando le persone potevano permettersi di sostenere una famiglia con un coniuge che rimaneva a casa e che si prendeva cura del carico mentale, del cibo e dei figli. Ma sappiamo che è più così e, anzi, alcuni studi non sono concordi sul fatto che possa essere salutare lavorare le 40 ore settimanale a cui siamo abituati. Proviamo a fare chiarezza.

@brielleybelly123

im also getting sick leave me alone im emotional ok i feel 12 and im scared of not having time to live

♬ original sound – BRIELLE

Work-life balance: gli studi

Lavorare più ore di quelle desiderate ha effetti negativi sull'equilibrio tra lavoro e vita privata

Come spiega Eurofound, Fondazione europea per il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro, raggiungiamo un buon equilibrio tra lavoro e vita privata "quando il diritto dell'individuo a una vita soddisfacente all'interno e al di fuori del lavoro retribuito è accettato e rispettato come norma, a reciproco vantaggio dell'individuo, dell'impresa e della società". Ma questo work-life balance è assicurato nelle condizioni attuali? Beh, secondo una ricerca dell’Australian National University (ANU) che ha utilizzato i dati di circa 8.000 adulti australiani, circa due australiani su tre hanno un lavoro a tempo pieno con più di 40 ore a settimana e chi lavora più di 39 ore a settimana metterebbe a rischio la propria salute.

Gli orari prolungati rappresentano un problema ancora più grande per le donne che, secondo regole culturali in parte ancora in vigore, sono le più coinvolte in lavori domestici non retribuiti. "Lunghi orari di lavoro corrodono la salute mentale e fisica di una persona, perché lasciano meno tempo per mangiare bene e prendersi cura di sé adeguatamente", ha affermato il dottor Dinh dell'ANU. Indagine a cui fa eco una ricerca dello scorso gennaio dell'International Labour Organization, secondo cui lavorare più ore di quelle desiderate ha effetti sull'equilibrio tra lavoro e vita privata e oltre un terzo di tutti i lavoratori lavora regolarmente più di 48 ore settimanali.

work life balance

Da quest'ultima ricerca emerge che i lavoratori sovraccarichi riferiscono livelli più bassi di soddisfazione di vita e tendono ad avere risultati peggiori in salute fisica e mentale. Questo si traduce in una riduzione della produttività, in un peggioramento delle prestazioni lavorative e in un aumento del turnover e dell'assenteismo. Non è una novità anche il quiet quitting, l'abitudine a lavorare e a impegnarsi il minimo indispensabile.

C'è un'alternativa alle 40 ore settimanali?

Secondo i dati Istat, in Italia si lavora 33 ore a settimana, 3 di più rispetto alla media europea, 4 rispetto alla Francia e 7 rispetto alla Germania ma la nostra produttività è la penultima in Europa. Peggio di noi solo la Grecia. La soluzione non è così scontata e sempre facile da attuare ma le aziende potrebbero trarre ispirazione dalle modalità lavorative a cui la pandemia, a nostro malgrado, ci aveva costretto. La riduzione e la flessibilità dell'orario di lavoro ci hanno fatto assaporare un modo nuovo di concepire gli impegni quotidiani, in cui meno ore lavorate non implicavano, eo ipso, una minore produttività. Un lavoro part time con meno di 35 ore settimanali e orari di lavoro stabiliti in turni fissi consente ai lavoratori di avere più tempo libero da dedicare alle attività personali o familiari. In questo modo si aumenta il tasso di occupazione e si sostiene il potere d'acquisto delle famiglie.

La settimana corta è già realtà in alcune parti del mondo. Microsoft ha sperimentato la giornata di 4 giorni lavorativi in Giappone, nel progetto Work Life Choice Challenge Summer 2019, concedendo alle sue 2300 persone 5 venerdì liberi ad agosto 2019 senza abbassare gli stipendi. Non solo gli impiegati nel 92% dei casi sono stati più soddisfatti, ma la produttività è aumentata del 40%, con il 25% di tempo in meno di pause, l’uso dell’elettricità calato del 23%, il consumo di carta/stampe del 59%. É stata però la Nuova Zelanda a darci l'esperienza-studio più completa grazie al movimento "Four day week". La riduzione dell’orario di lavoro a 4 giorni a settimana a parità di salario è stata sperimentata in modo progressivo e volontario e i risultati sono stati evidenti: alti tassi di produttività, diminuzione dello stress, miglioramento del life balance, aumento del coinvolgimento e benessere dei lavoratori, aumento della fiducia tra i lavoratori e tra il lavoratori e dirigenti, diminuzione dell’assenteismo, maggiore attrazione dei talenti. Potrebbe essere la volta buona che avvenga anche in Italia? Sicuramente la strada è lunga ma dibattiti come questo sono un primo passo.

Fonti | "Working Time and Work-Life balance around the world" pubblicato su International Labour Organization il 6 gennaio 2023; "A healthy work limit il 39 hours for week" pubblicato su Australian National University il 2 febbraio 2017.