Torna a parlare dopo un ictus grazie a un avatar e all’intelligenza artificiale: la storia che dà speranza

Ann è una donna americana rimasta paralizzata dopo un ictus che, tra le varie cose, gli ha tolto anche l’uso della voce e della mimica facciale. Attraverso un BCI (Brain Computer Interface), dispositivo in grado di tradurre gli impulsi del cervello in parole e espressioni del viso, e la creazione di un avatar, ha potuto tornare a comunicare con chi le stava attorno in modo più naturale e fluido.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Giulia Dallagiovanna 24 Agosto 2023
* ultima modifica il 24/08/2023

Tornare a parlare dopo un ictus, grazie all'intelligenza artificiale e a un avatar digitale, in grado di riprodurre non solo la voce ma anche le espressioni del volto. È un risultato che ha probabilmente cambiato la vita di Ann, una donna americana rimasta paralizzata dopo l'infarto cerebrale. Attraverso un'interfaccia cervello-computer che può tradurre gli impulsi del cervello in parole e movimenti del viso, ha di nuovo la possibilità di comunicare con chi le è accanto in modo più fluido e naturale. Il dispositivo è frutto di un lungo lavoro e di anni di ricerca da parte del team del professor Edward Chang, neurochirurgo, e dei ricercatori dell’Università della California a San Francisco e Berkeley e lo studio è stato di recente pubblicato sulla rivista scientifica Nature.

Si chiama in gergo BCI (Brain Computer Interface), un acronimo che si riferisce all'insieme di sistemi che possono connettere la mente umana a un computer. È una tecnica a cui diversi team in tutto il mondo, soprattutto Svizzera e Stati Uniti, stanno lavorando per provare a colmare l'invalidità provocata da patologie come, appunto, l'ictus, la Sclerosi Multipla o la Sla, che provocano grandi difficoltà nel movimento e che arrivano persino a togliere la voce.

In questo caso, il cervello di Ann è stato ricoperto da una pellicola rettangolare che conteneva ben 253 elettrodi. Si tratta di uno strato molto sottile ma allo stesso tempo in grado di captare tutti quegli impulsi che il cervello continua a produrre, ma che non riescono più a raggiungere l'apparato fonatorio della paziente. La pellicola in pratica ripristina un collegamento che l'ictus aveva interrotto. Il percorso del segnale non finisce qui, perché viene inviato anche a un sistema di AI che può riconoscere e riprodurre i suoni per articolare le parole in modo udibile. Su uno schermo, poi, appare il viso di un avatar che si muove in base ai suoni da emettere e alle espressioni facciali che possono essere abbinate alle frasi, proprio come fai abitualmente tu ogni volta che parli.

Si tratta di una tecnica sperimentale, che dovrà ancora essere studiata e meglio approfondita, ma che conta già due successi. Oltre ad Ann, infatti, nel 2021 era stata restituita la voce a un paziente colpito da una grave paralisi. L'applicazione delle BCI solleva inoltre questioni etiche e giuridiche che dovranno essere chiarite prima di porter utilizzare questi dispositivi in modo più massivo. Quello che importa oggi, però, è che una paziente messa a tacere da un ictus, ha potuto tornare a comunicare quasi come faceva prima.

Fonte| "An analog-AI chip for energy-efficient speech recognition and transcription", pubblicato su Nature il 23 agosto 2023

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.