Giovedì 6 luglio Messina si è svegliata con una scena insieme drammatica e raccapricciante: un cavallo morto, in mezzo alla strada, in un lago di sangue. Stando a informazioni della stampa locale, alcune telecamere della zona (siamo in via Catania) avrebbero ripreso tutto: mostrerebbero il cavallo che sbatte con violenza contro un cartellone della pubblicità, quindi indietreggiare, cadere e morire. Dissanguato.
Le modalità in cui l'animale è morto fanno sospettare che sia stato vittima di una corsa clandestina tra cavalli, forse organizzata dalla criminalità organizzata. Naturalmente, saranno le indagini a chiarire del tutto la dinamica dell'evento e le responsabilità, ma, come nota Ciro Troiano, criminologo e responsabile dell'Osservatorio Nazionale Zoomafia della LAV, “il sospetto che il cavallo sia stato utilizzato in una corsa clandestina o in attività di allenamento funzionale alle gare illegali, è molto forte, viste le modalità del fatto e il contesto in cui si è verificato”.
Non è la prima volta che a Messina si verifica un ritrovamento simile: una dozzina di anni fa un cavallo, dopo una corsa disperata, morì per via delle ferite che aveva riportato a seguito di uno scontro contro alcune auto parcheggiate.
Purtroppo sembra che ci sia disinteresse generale verso queste attività illecite, nonostante la LAV parli chiaramente di zoomafia. A nulla sono serviti gli appelli e le iniziative portate avanti per chiedere un inasprimento delle pene per chi partecipa, anche in qualità di spettatore, alle corse clandestine di cavalli.
Ci auguriamo che giustizia venga fatta e che, soprattutto, non si verifichino più situazioni simili: i cavalli, purtroppo, sono sempre più spesso della bieca cecità umana (e, tra l'altro, ricordiamo che l’Italia è il primo consumatore di carne di cavallo in UE, con relativa mattanza che questo comporta). I cavalli vogliamo vederli correre, sì, ma liberi, in natura.