Un minuto, cento secondi, sette anni: quanto tempo ci resterebbe prima che il Climate Change diventi irreversibile?

Durante l’apertura del summit dei leader del mondo alla Cop26 di Glasgow il primo ministro inglese Boris Johnson non ha usato mezzi termini dicendo che “manca un minuto alla mezzanotte”. Orologi che segnano quanto tempo resterebbe all’umanità però esistono per davvero: c’è il Doomsday Clock, creato dai fisici del Progetto Manhattan dopo la Seconda Guerra mondiale, e il Climate Clock che giganteggia anche all’ingresso del nostro Ministero per la Transizione Ecologica.
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Kevin Ben Alì Zinati 3 Novembre 2021

Boris Johnson ha ragione: non abbiamo più tempo. E per rendere ancora più esplicita l’urgenza cui ci sta costringendo il Climate Change il primo ministro inglese si è affidato al potere delle immagini.

Così durante l’apertura del summit dei leader del mondo alla Cop26 di Glasgow prima ci ha spinti tutti a visualizzare un gigantesco orologio che segna quanto tempo separerebbe l’umanità e il Pianeta dalla fine: “manca un minuto alla mezzanotte sull’orologio dell’Apocalisse e abbiamo bisogno di agire ora ha sentenziato.

Poi ha dipinto la nostra odierna sfida al cambiamento climatico come quella di James Bond, la spia al servizio di sua Maestà, contro una bomba il cui timer è ormai giunto a un solo minuto dall’esplosione.

Se l’immagine di Bond fa scena ma resta più confinata dentro lo schermo del cinema, quella delle lancette che scandiscono i minuti che ci restano invece è assolutamente reale.

Forse non sapevi che il «Doomsday clock» esiste per davvero ma che, senza in alcun modo ridimensionare l’urgenza, non segna un minuto alla mezzanotte come ha detto Boris Johnson, bensì un minuto e quaranta: 100 secondi.

Pochissimi. Come lo sono i 7 anni, 261 giorni e 14 ore del Climate Clock: un altro orologio simbolico che giganteggia sopra Union Square a New York e all’ingresso del nostro Ministero della Transizione Ecologica di Roma e che ci ricorda quanto tempo abbiamo (ad oggi) per rimanere entro i 1,5°C di riscaldamento e impedire che gli effetti peggiori del cambiamento climatico diventino irreversibili.

Opere a metà tra scienza, arte e, se vuoi, anche divulgazione e sensibilizzazione, tanto il Doomsday Clock quanto il Climate Clock sono però due dei più noti strumenti simbolici con cui una fetta di mondo vuole svegliare l’altra dal sonno che ci sta condannando tutti all’autodistruzione. E quelli che anche tu devi tenere a mente.

L’orologio dell’Apocalisse

Alla mezzanotte mancherebbero solo cento secondi. Lo dice il «Doomsday clock» che, come ti ho anticipato prima, è un vero orologio simbolico creato due anni dopo l’esplosione delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki da ex fisici del Progetto Manhattan, lo stesso che portò allo sviluppo degli ordigni.

Lo scopo degli scienziati, che hanno poi dato vita al famoso Bulletin of the Atomic Scientists, era quello di dare un resoconto preciso sui pericoli e i rischi legati alla proliferazione delle armi di distruzione di massa. Nella loro testa la mezzanotte doveva inizialmente rappresentare il simbolo di un’imminente guerra nucleare.

Dal 2007 poi ai pericoli legati agli arsenali si sono aggiunti anche i sempre maggiori danni provocati dal cambiamento climatico. Avrai intuito, insomma, che la matrice comune è la mano dell’uomo e che quindi l’apocalisse a cui simbolicamente puntano gli scienziati rappresenta idealmente il momento in cui l’autodistruzione innescata dall’uomo stesso sarà inevitabile.

Le lancette dell’orologio dell’Apocalisse si spostano a seconda del livello di sicurezza in cui si troverebbe il mondo. Ogni dodici mesi infatti i membri del Bulletin e il suo Consiglio, formato da 13 premi Nobel, si riunisce e valutano fino a dove spostarle.

Nato dopo la Seconda Guerra mondiale e a ridosso della Guerra Fredda, la mezzanotte del «Doomsday clock» nel 1953, con lo sviluppo della bomba all’idrogeno, era stata lontana solo 2 minuti, che si sarebbero pure potuti ridurre a pochi secondi se ci fosse stato il tempo di rendere conto della crisi dei missili di Cuba del 1962: quei tredici giorni di metà ottobre portarono il mondo sull’orlo di una terza guerra mondiale ma con armi atomiche.

Nel ’69 venne firmato il trattato di non proliferazione nucleare e i minuti alla mezzanotte diventarono 10, poi con la caduta del muro di Berlino e la fine delle tensioni tra Stati Uniti e Unione Sovietica l’orologio raggiunse il punto più lontano dalla mezzanotte con ben 17 minuti.

A partire dal 2007, quando per la prima volta gli effetti del climate change vennero inclusi nei pericoli individuati dal Bulletin, i minuti cominciarono a calare velocemente: i 5 minuti del 2012 si sono dimezzati nel 2017, nel 2019 la lancette sono rimaste sulle ventitré e cinquantotto dell’anno precedente finché, complice anche la pandemia, non si sono fissate sul -1:40 del 2020 e di quest’anno.

Il Climate Clock 

Accanto a quello dell’Apocalisse c’è anche l’orologio del Clima. Un ticchettio digitale e gigante installato per la prima volta nel cuore di New York, a Unione Square nel 2020, per ricordare al mondo intero il tempo a disposizione per ridurre le emissioni prima che la crisi climatica diventi irreversibile.

Il «Climate Clock» è nato dall’intuizione di due artisti, Gan Golan e Andrew Boyd, ed è nato con il solo scopo di sensibilizzare sempre più persone sull'impellenza della crisi climatica.

Di fatto ha preso il testimone di altre iniziative simili. Nel 2009, per esempio, la Deutsche Bank aveva eretto un cartellone gigante a Times Square per monitorare il tasso di emissioni di carbonio dell'umanità.

Il musicista-attivista David Usher e lo scienziato Damon Matthews nel 2015 avevano installato un orologio climatico online presso lo Human Impact Lab della Concordia University che teneva conto dell’aumento della temperatura mentre quattro anni più tardi i Fridays for Future insieme ad Euref hanno installato il Berlin Carbon Clock, una grande scultura a LED del mondo reale sul famoso gasometro di Berlino.

Il timer digitale del Climate Clock oggi definisce quanto tempo ci resta per contenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5°. Oltre le attuali 7 ore, le temperature aumenteranno al punto che il Pianeta verrà colpito da ondate di calore estremo, incendi, siccità, smog.

Una volta che la mezzanotte sarà arrivata, insomma, sarà il momento più buio per la Terra. Come hanno detto Boris Johnson e tutti i leader della mondo: "È tempo di agire".