Fermati, ora, esattamente dove sei. Guardati intorno. Quanti oggetti di plastica sei in grado di riconoscere? Riesci a contarli? Bene, sappi che sicuramente ce ne sono molti di più. Perché la plastica ormai è dappertutto, e siamo talmente abituati alla sua presenza nella nostra vita quotidiana da non rendercene conto. Elettrodomestici, articoli di cancelleria, componenti delle automobili, cosmetici, imballaggi, pellicole, attrezzi da lavoro, abiti, borse, scarpe, carte delle caramelle…
La plastica è il terzo materiale più utilizzato al mondo dopo l’acciaio e il cemento, e fino a qualche decennio fa era considerata il materiale del futuro, tant’è che la sua produzione è passata dalle 15 milioni di tonnellate del 1964 alle oltre 340 milioni attuali.
Negli ultimi decenni, però, l’aura di gloria che da sempre l’accompagna ha iniziato (finalmente) a offuscarsi. E a vederla come un nemico, all’improvviso, non erano più soltanto le associazioni ambientaliste come Greenpeace o il Wwf. È come se un giorno il mondo si fosse svegliato accorgendosi improvvisamente delle oltre 150 milioni di tonnellate presenti negli oceani del mondo, riversate al ritmo di 8 milioni di tonnellate ogni anno, l’equivalente dell’intero carico di un camion al minuto. Così, hanno iniziato ad apparire davanti ai nostri occhi paradisi tropicali ricoperti dall’immondizia, animali marini soffocati e mutilati, cetacei morti per aver ingerito centinaia di sacchetti di plastica, gli stessi che fino a pochi anni fa ci venivano dati indiscriminatamente al supermercato. A tutto questo, ormai evidente ai nostri occhi e alle nostre coscienze, si è aggiunta un’altra tragica scoperta: il fatto che l’inquinamento da plastica non è soltanto quello che si vede. Infatti, miliardi di minuscole particelle di plastica, chiamate appunto microplastiche, infestano 24 ore su 24 acqua e aria, riuscendo a raggiungere il nostro stesso organismo.
E noi, cosa stiamo facendo per non essere travolti da questo tsunami di polietilene? Evidentemente, non abbastanza. Tra iniziative governative, divieti di plastica monouso, obblighi di raccolta differenziata e spinte sempre maggiori verso l’adozione di modelli di economia circolare, il risultato non riesce comunque a essere all’altezza delle aspettative. Di tutti i rifiuti plastici prodotti ogni anno, infatti, soltanto un terzo viene avviato a riciclo. Il resto finisce in discarica oppure disperso nell’ambiente.
Ma il discorso non riguarda soltanto il modo in cui dobbiamo gestire il rifiuto plastico. Le questioni che andrebbero messe in tavola sono: è ancora fondamentale l’utilizzo della plastica? Possiamo sforzarci di più per provare a sostituirla con materiali meno inquinanti e biodegradabili come molte aziende stanno cercando di fare? Stiamo ancora parlando del materiale del futuro o le stiamo forse permettendo di togliercelo, il futuro?
In questa rubrica proveremo insieme a fare il punto sulla questione plastica, dalla sua nascita fino al suo (e nostro) destino, per capire se e come, riusciremo a evitare che quello in cui viviamo diventi a tutti gli effetti e in modo ineluttabile un mondo di plastica.