Una vita plastic free: sette miliardi di scelte individuali possono fare la differenza

Norme e leggi sono importanti, ma la volontà di ciascuno di noi può davvero fare la differenza. Basta crederci, ed esercitare azioni concrete. Perché i rifiuti plastici provengono anche e soprattutto da noi, dalle nostre case. Nella rubrica Un mondo di plastica oggi parliamo di chi, la plastica, ha deciso di eliminarla dalla propria vita.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Rubrica a cura di Sara Del Dot
19 Aprile 2019

La scorsa settimana ho sottolineato quanto sia fondamentale il ruolo delle istituzioni e delle pubbliche amministrazioni nel dare una spinta alle azioni di contrasto all’inquinamento da plastica. E il motivo non è difficile da immaginare. Perché per sovvertire un atteggiamento ormai radicato nelle nostre abitudini come comprare piatti e bicchieri monouso per le sagre, i barbecue e le feste di compleanno, utilizzare palettine in plastica per girare il caffè della macchinetta e acquistare sacchetti di polietilene per portare a casa la spesa, non basta la volontà individuale. La pigrizia avrà (quasi) sempre la meglio.

La direttiva comunitaria da poco approvata dall’Unione europea per lo stop alla plastica monouso dal 2021 e la Plastic free Challenge lanciata dal Governo italiano, hanno proprio questo scopo: incentivare per legge l’adozione di comportamenti più sostenibili, così da imparare a lasciare da parte la pigrizia e cominciare a cercare alternative alla plastica monouso. Quella stessa plastica che, ancora oggi, continua imperterrita a far parte della vita di tutti. O quasi. Sì, perché esistono persone che, alla plastica, hanno scelto di rinunciare in modo radicale e definitivo. E ce la stanno facendo alla grande, tant’è che sono seguite ed emulate da un numero sempre maggiore di cittadini che hanno scelto di fare la loro parte nella lotta all’inquinamento del Pianeta.

Perché è vero, leggi più stringenti e normative che favoriscano l’addio alla plastica sono necessari. Ma pensa anche solo per un attimo a cosa accadrebbe se sette miliardi di persone smettessero di acquistare bottigliette da gettare via una volta svuotate, se bevessero il caffè della macchinetta in ufficio sempre dalla stessa tazzina lavabile invece di acquistare un bicchierino in plastica ogni volta, se portassero da casa delle borse di stoffa per fare la spesa invece di richiedere ogni volta uno o due sacchetti. Ti sembra ancora che il singolo individuo non potrebbe mai fare la differenza? E guarda che sto parlando di piccolissimi gesti, minuscole accortezze che tuttavia possono iniziare a fare star meglio te e l’ambiente in cui vivi.

Personalmente, prima di iniziare ad occuparmene non conoscevo la realtà di queste persone, chiamate Zero Waster. Persone come tante, che conducono una vita normale, studiano, lavorano, portano i loro figli a scuola, mangiano, bevono, si divertono. Persone che, però, stanno molto attente a non produrre alcun rifiuto plastico. E come? Semplicemente sostituendo la plastica con materiali durevoli, lavabili e riutilizzabili praticamente all’infinito.

Borraccia di metallo per l’acqua, barattoli in vetro al posto del packaging, spesa al peso, borse di stoffa per portarla a casa, coppetta mestruale, dentifricio fai da te sono solo alcuni dei “trucchi” che gli Zero Waster hanno adottato per non produrre rifiuti inutili. E la cosa incredibile è che funziona. Funziona davvero.

Solo qualche anno fa, uno stile di vita di questo tipo sarebbe stato additato dai molti come freak, folle, “strambo”, ad esclusivo appannaggio di gente fanatica ambientalista. Ora che invece i danni dell’inquinamento da plastica sono ormai chiari a tutti, è chiaro che tante piccole abitudini portate avanti da queste persone vengono assimilate e replicate, magari non in forma così radicale e radicata, ma pur sempre messe in pratica. Io stessa, dopo aver conosciuto alcune Zero Waster, ho capito che avrei potuto iniziare a modificare leggermente alcune mie abitudini quotidiane. E facendolo, o almeno provandoci (purtroppo non sono diligente come loro) mi sono accorta che non ho mai più acquistato una bottiglietta d’acqua e non ho mai più bevuto il caffè da un bicchierino usa e getta. Che in casa abbiamo sempre meno sacchetti della spesa, e che il nostro bidone in ufficio è sempre quasi vuoto. Che di più, molto di più, si può e si deve fare, ma i piccoli passi sono importanti. Perché sette miliardi di piccoli passi rappresentano un viaggio lunghissimo. Perché se tutti facessimo poco, ma davvero poco, di più, le cose potrebbero cambiare veramente. Con la legge, con la volontà, con la convinzione che se non facciamo qualcosa subito le conseguenze saranno molto gravi.

Questo articolo fa parte della rubrica
Sono nata e cresciuta a Trento, a due passi dalle montagne. Tra mille altre cose, ho fatto lunghe passeggiate nel bosco altro…