Se hai, o hai avuto, un parente affetto da Alzheimer, probabilmente avrai anche un pensiero ricorrente: "Accadrà anche a me?". Si sa che la genetica è una componente importante nello sviluppo di questa patologia neurodegenerativa. In particolare, sembrano esserci tre geni che più di tutti possono essere considerati dei premonitori, ovvero ApoE2, ApoE3, ApoE4. Uno studio presentato quest'anno alla Conferenza internazionale sull'Alzheimer ad Amsterdam, però, porta una buona notizia: lo stile di vita influisce sulle probabilità di ammalarsi fino al punto da poter mettere un freno ai fattori genetici.
Niente fumo né abuso di alcol, ma attività fisica regolare, dieta sana e la cura della propria salute e del proprio corpo. Sono questi i fattori che, secondo i ricercatori, potrebbero ridurre del 32% le possibilità di soffrire di demenza, anche in quelle persone che presentano un rischio più elevato a causa del loro Dna.
È già stato dimostrato, infatti, che le sigarette aumentano lo stress ossidativo delle cellule e favoriscono la comparsa di problemi alla circolazione, tutte condizioni che aprono la strada all'Alzheimer. Quantità eccessive di alcol, inoltre, aumentano lo stato infiammatorio, arrivando a danneggiare il cuore e il tessuto cerebrale. E un discorso simile vale per una dieta ricca di grassi e zuccheri, che riduce le capacità di ossigenazione del cervello lasciandolo, di fatto, senza alimentazione per lavorare al meglio.
Infine, sono molto importanti gli stimoli cognitivi. Esercizi di memoria, come le parole crociate o i giochi di carte, ma anche e soprattutto le relazioni con gli altri. L'isolamento favorisce infatti l'insorgere di demenza senile e depressione.
Naturalmente non si tratta di una formula magica: non è detto che, se da oggi in poi osserverai uno stile di vita perfetto, l'Alzheimer o altre forme di demenza non ti possano colpire. È però un modo per prevenire una patologia della quale, fino a poco tempo fa, non si pensava di poter contrastare l'insorgenza.
Fonte| "Association of Lifestyle and Genetic Risk With Incidence of Dementia" pubblicato su JAMA il 14 luglio 2019