Andare al lavoro o a scuola senz’auto non è una “mission impossible” (ma le istituzioni diano una mano)

Oggi è il Car Free Day, la Giornata internazionale senza auto. Per decenni l’automobile è stata considerata uno status symbol (e per molte persone, soprattutto tra i meno giovani, lo è ancora), mentre i ciclisti sono visti come il soggetto debole della circolazione stradale per antonomasia, insieme ai pedoni. È ora di capovolgere questa prospettiva.
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Federico Turrisi 22 Settembre 2021

Si conclude oggi la Settimana Europea della Mobilità Sostenibile, iniziata lo scorso 16 settembre. Si conclude con il Car Free Day, la giornata internazionale senza auto, istituita nel 2000 dalla Commissione Europea per sensibilizzare l'opinione pubblica sulle possibili alternative all'utilizzo dell'automobile. Un'iniziativa simbolica certo, ma che rappresenta il pretesto per riflettere sul nostro modo di spostarci nei centri urbani.

Come è stato messo in evidenza recentemente in un rapporto presentato al festival Circonomia, l'Italia è il Paese europeo con il più elevato tasso di motorizzazione privata: 614 auto per 1.000 abitanti. L'emergenza smog, in particolare nell'area del bacino padano, non molla la presa. L'unica eccezione? Il periodo del lockdown, nella primavera dello scorso anno. E adesso che sta per arrivare la stagione fredda, quando alle emissioni inquinanti del traffico veicolare si aggiungono anche quelle legate al riscaldamento, prepariamoci a una serie di sforamenti quotidiani dei livelli di polveri sottili (in particolare Pm 10 e Pm 2.5) da parte delle nostre città.

Non possiamo continuare così. Ci vuole innanzitutto un cambiamento culturale. L'auto privata, considerata fin dai tempi del boom economico lo status symbol per eccellenza, non va vista più come la protagonista incontrastata delle nostre strade. Deve imporsi l'idea che andare in bici a scuola o al lavoro non è "da sfigati", né da "ambientalisti radical chic". A questo punto, starai pensando: "però devo essere messo nelle condizioni di poterlo fare". L'osservazione è più che giusta.

Le istituzioni devono sostenere in maniera adeguata la transizione verso una mobilità il più possibile a impatto zero, non solo con incentivi (vedi alla voce ecobonus) ma anche con investimenti mirati, per la creazione di piste ciclabili e per il rafforzamento del trasporto pubblico locale. L'introduzione di una figura come il mobility manager, per esempio, è stato un importante passo in avanti, perché è servita quanto meno a porre il tema di come ripensare in chiave più sostenibile gli spostamenti casa-lavoro del personale nelle aziende e negli enti pubblici.

Pretendere di diventare in poco tempo come i Paesi Bassi, dove la tradizione della bici è molto radicata – se ti è capitato di andare ad Amsterdam, sai perfettamente di che cosa stiamo parlando – forse è eccessivo. Ma guardando sempre al di là dei nostri confini per farsi venire qualche buona idea, si potrebbe seguire l'esempio di Parigi: anche se non risolve il problema delle emissioni, introdurre una zona 30 generalizzata nelle grandi città aiuterebbe sicuramente a ridurre il numero di incidenti e ad aumentare la sicurezza di ciclisti e pedoni. Insomma, dovremmo tutti sforzarci di rendere "car-free" ogni giorno, e non solo il 22 settembre.

Laureato in lettere e giornalista professionista, sono nato e cresciuto a Milano. Fin da bambino ad accompagnarmi c’è (quasi) sempre stato un altro…