Bollait, il comitato che recupera la lana delle pecore della Valle dei Mocheni

Per venire incontro alle esigenze degli allevatori, che spesso hanno il problema dello smaltimento della lana, un gruppo di donne ha dato vita a una rete per vendere prodotti in materiale recuperato. Un progetto che non solo rispecchia i principi dell’economia circolare ma punta anche a promuovere la cultura del territorio e a sostenere l’economia locale.
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Rubrica a cura di Federico Turrisi
21 Settembre 2019

Ormai possiamo dire addio all'estate anche per quest'anno. Mancano poche ore infatti all'equinozio di autunno. E con l'arrivo della stagione più fredda arriva anche il cambio del guardaroba: immancabile il caro vecchio maglione di lana che ci tiene caldi quando calano le temperature. Chi non ne ha uno? La lana però non è tutta uguale. Probabilmente il tuo maglione, il tuo coprimaterasso o la tua coperta sono fatti con lana merino, una varietà molto apprezzata per la sua morbidezza. La maggior parte delle pecore che producono questo tipo di lana si trovano in Nuova Zelanda, cioè dall'altra parte del mondo. La lana delle pecore presenti in Italia, invece, è solitamente meno soffice e quindi il mercato tende a escluderla, preferendo quella delle pecore merinos.

Altro elemento da tenere in considerazione: la lana è un rifiuto speciale. E per gli allevatori i costi di smaltimento rappresentano un peso rilevante. Così ogni anno nel nostro paese sono migliaia le tonnellate di materiale che finiscono in discarica oppure disperse nell'ambiente. Per essere eliminata la lana non dev'essere bruciata, perché sprigiona fumi tossici, né va sotterrata, perché potrebbe inquinare il terreno e le falde acquifere. Un problema che riguarda anche gli allevatori della Valle dei Mocheni – siamo in Trentino -, dove pascolano oltre 5000 pecore. Per far fronte a questa situazione e dare una seconda vita alla lana locale che altrimenti andrebbe buttata via, è nato nel 2017 il progetto Bollait, che in lingua mochena sta per "gente della lana", o volendo anche per "lana della gente".

L'anima del comitato è formata da un gruppo di quattro donne: Barbara Pisetta, Daniela Dalbosco, Giovanna Zanghellini e Vea Carpi. Ma c'è anche un elemento maschile, il sindaco di Palù del Fersina Stefano Moltrer. Il loro obiettivo? Ridurre gli sprechi e trasformare quello che è considerato un rifiuto in una risorsa per il territorio, in un'ottica di economia circolare. Per farlo hanno creato dei piccoli punti vendita dove commercializzano prodotti (gomitoli, fiocchi da imbottitura, falde per feltri ma anche capi d'abbigliamento, coperte, trapunte e quant'altro) realizzati esclusivamente con la lana delle pecore della Valle dei Mocheni.

"Siamo un po' dislocate per la valle, tra Fierozzo, Palù del Fersina e Sant'Orsola. Siamo tutte volontarie e tra un lavoro e l'altro seguiamo le attività del comitato: c'è chi gestisce un agriturismo, chi un bed and breakfast, chi un'azienda agricola e qualcuna di noi possiede anche qualche pecora", spiega Barbara Pisetta. "Come comitato ci occupiamo soprattutto della vendita dei nostri prodotti, ma come rete di artigiane organizziamo anche dei workshop per far conoscere le caratteristiche della nostra lana. Pensiamo che sia comunque un ottimo modo per promuovere le tradizioni del territorio, oltre a sostenere l'economia locale".

Ma facciamo un piccolo passo indietro. Dopo la tosatura delle pecore, la lana viene raccolta e portata a Biella, in Piemonte, dove opera un consorzio, "The Wool Company", che si occupa di tutta la filiera laniera, appoggiandosi a varie ditte per il lavaggio, la cardatura, la filatura e le varie lavorazioni. Una volta lavorata, la lana torna nella Valle dei Mocheni per la realizzazione dei prodotti che il comitato Bollait mette in vendita.

"La vendiamo direttamente in fiocco oppure cardata in un unico rotolo. Alcune di noi lavorano anche a maglia e fanno il feltro. Inoltre, su richiesta, realizziamo guanciali, materassi e coprimaterassi: per questi ultimi prodotti ci facciamo aiutare da un trapuntificio trentino".

A dir la verità, non si tratta di un caso isolato. Sono numerose le realtà attive nel recupero e nella valorizzazione della lana locale. Tra queste, per citarne solo alcune, l'Associazione per la promozione e la tutela della pecora brogna (in provincia di Verona) e le associazioni "Fea de Lamon" e "Fardjma" nel Bellunese. Ma Bollait si distingue soprattutto per la quantità di materiale recuperato ("solo quest'anno abbiamo recuperato tre tonnellate di lana") e per il fatto che, a differenza di altri progetti, non si occupa solo di una determinata razza, ma ne comprende diverse, molto spesso meticce.

La quantità di materiale recuperato potrebbe essere anche maggiore. Al momento la lana viene offerta gratuitamente, visto che gli allevatori sono ben contenti di sgravarsi del peso dello smaltimento. Trattandosi di un progetto volontario, il comitato non riuscirebbe però a gestire tutta quella montagna di lana ed è stato costretto a dire qualche "no, grazie". La richiesta c'è ed è abbondante, ma il tempo e i fondi scarseggiano. Ciò non toglie che i propositi per il futuro sono ambiziosi e la passione dedicata a questo progetto sempre accesa.

"Il nostro obiettivo è quello di poter dare un corrispettivo vero e proprio alla lana che ci viene consegnata dai pastori. Da quest'anno abbiamo già introdotto un sistema per cui a ogni chilo di lana diamo un euro in prodotto. In sostanza, se mi consegni 200 chili di lana, ti offriamo tot gomitoli per un valore complessivo di 200 euro che puoi tenerti o rivendere. C'è poi in parallelo un'altra attività che è quella legata alla sensibilizzazione dei clienti. Molti sono abituati alla lana soffice merino e quando provano i nostri indumenti si lamentano che pizzicano o pungono. In realtà si tratta della lana rustica che utilizzavano i nostri nonni, lana che ha le stesse innumerevoli proprietà di quella di altre razze come appunto quella merino. Solo che il nostro è un prodotto locale e non proviene dall'altro capo del mondo. Il messaggio che vorremmo dare è questo: non buttiamo via una risorsa naturale così preziosa".

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Laureato in lettere e giornalista professionista, sono nato e cresciuto a Milano. Fin da bambino ad accompagnarmi c’è (quasi) sempre stato un altro…