La lezione di Risacca, il progetto che vuole trasformare le reti da pesca dismesse in zaini

Trovare un modo per dare una seconda vita al materiale delle reti da pesca troppo consumate unendo attenzione per l’ambiente, design e riscoperta di una tradizione locale, come quella della sarcitura dei pescatori di Mazara del Vallo (Trapani): da questa intuizione è nato un anno fa il progetto Risacca, vincitore del premio Green Impact Med 2021.
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Rubrica a cura di Federico Turrisi
2 Ottobre 2021

"In fondo, l’obiettivo dell’economia circolare è quello di cercare di risolvere un problema, superando il sistema lineare di produzione e consumo attraverso soluzioni innovative, no?". A parlare è Carlo Roccafiorita, 31 anni, fondatore e direttore di Periferica. Che cos'è Periferica? È un'organizzazione con sede a Mazara del Vallo (in provincia di Trapani), che si occupa di rigenerazione urbana e di progettazione culturale e che si propone di potenziare il legame tra comunità e territorio, avendo sempre un occhio di riguardo alla sostenibilità.

Per usare le parole del suo fondatore, è "una fucina di idee". Proprio da una costola di Periferica è nato nell'ottobre dell'anno scorso il progetto Risacca, il cui obiettivo è molto chiaro: recuperare le reti da pesca troppo logore (e che quindi sono da buttare) per realizzare una linea di prodotti etici. In questo caso, zaini ecologici. Un progetto, come vedremo meglio fra poco, in cui si incontrano ecodesign innovativo e saperi antichi, tutela dell'ambiente e sviluppo del territorio. Che queste siano delle combinazioni vincenti lo conferma anche il fatto che Risacca si è aggiudicato il premio Green Impact Med 2021.

"La domanda che ci siamo fatti è stata questa: perché non trovare un modo per riutilizzare un materiale nobile, resistente come quello delle reti da pesca?", racconta Carlo. "Nell’ambito dei progetti di Periferica, l’approccio è sempre stato quello di includere più competenze possibili. Per Risacca mi è venuto spontaneo coinvolgere Federica Ditta e Cristiano Pesca che sono, oltre che due amici di vecchia data, due esperti di design sistemico".

Il team di Risacca ha dunque cominciato a sviluppare l'idea, partendo da una fase di ricerca. Una ricerca non solo di carattere "tecnico", indirizzata cioè alla scelta del materiale – in questo caso parliamo di plastica, e più precisamente di nylon e HDPE -, ma anche di carattere culturale. "Abbiamo scoperto che all'interno della comunità marinara di Mazara", prosegue Carlo, "dietro alla tessitura e alla riparazione delle reti c’è tutta una tradizione: quella della sarcitura, termine che deriva dal verbo «sarciri» che significa per l'appunto cucire, rammendare in siciliano. Una tradizione che si sta perdendo, visto che l’età media dei pescatori che riparano le reti è ormai molto alta, 65-70 anni circa".

Ecco, Risacca non si vuole limitare a recuperare il materiale delle reti: non dimentichiamoci che i rifiuti di plastica legati all'industria della pesca sono tra i più diffusi nel mar Mediterraneo (e non solo) e rappresentano un problema rilevante per gli ecosistemi marini. Ma vuole anche recuperare una tradizione che sta lentamente scomparendo. Con i pescatori di Mazara del Vallo è nata dunque una collaborazione. Sono loro i protagonisti della rinascita delle reti. Ma come avviene, più nel dettaglio, il processo di trasformazione?

"Si parte dallo scarto, ovvero dalle reti che recuperiamo grazie all’accordo con i pescatori", spiega Carlo. "Dopo di che, le portiamo nel magazzino-laboratorio di Periferica, dove avviene la fase di selezione. L'ulteriore scarto, ovvero le parti troppo logore, viene lavorato da macchinari semi-industriali in grado di triturare le reti, pressarle e ridurle essenzialmente in materiale grezzo da poter riutilizzare per la realizzazione di nuovi prodotti in plastica riciclata. Le parti «buone», diciamo così, vengono invece sottoposte a un trattamento chimico per essere disinfettate e depurate dalle incrostazioni. Le reti rigenerate vengono ridate ai pescatori, che le cuciono tra di loro seguendo un design che abbiamo sviluppato. Il prodotto viene quindi rifinito e poi impacchettato per essere spedito all’acquirente".

Una componente fondamentale del progetto, infine, è il legame con il territorio. La storia di Mazara del Vallo è intrecciata strettamente con quella della sua industria ittica. Nel corso degli anni la flotta dei pescherecci si è notevolmente ridimensionata (con tutte le conseguenze del caso) e l'economia locale si è dovuta diversificare, dando più spazio per esempio al settore turistico.

"Si è parlato del porto di Mazara come di un porto che non ha saputo rinnovarsi. Risacca nasce da questa presa di coscienza, ma anche dalla volontà di cogliere un’opportunità", aggiunge Carlo. "Attraverso questo progetto, vogliamo accendere una piccola luce nel porto di Mazara del Vallo. Guardando al futuro, in una fase più matura, vorremmo calare il progetto all’interno proprio del contesto urbano del porto. Oggi il nostro laboratorio si trova a circa un chilometro di distanza, ma il nostro scopo è quello di creare un polo del riutilizzo e del riciclo delle reti da pesca all’interno del porto stesso".

Foto fornite da Progetto Risacca

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Laureato in lettere e giornalista professionista, sono nato e cresciuto a Milano. Fin da bambino ad accompagnarmi c’è (quasi) sempre stato un altro…