Covid-19, l’impegno della cooperativa Eta Beta contro l’usa e getta: “Le mascherine qui non si buttano”

Questa piccola realtà di Bologna ha messo a punto un servizio di noleggio dei dispositivi di protezione, che permette di ridurre notevolmente gli scarti: il venerdì le mascherine usate vengono ritirate per essere poi sanificate e riconsegnate pulite il lunedì. “La tutela della salute non deve essere in conflitto con quella dell’ambiente”, sottolinea Joan Crous, presidente di Eta Beta.
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Rubrica a cura di Federico Turrisi
31 Dicembre 2020

Questa notte diremo addio a un 2020 da dimenticare, segnato da una pandemia che ha messo tutti a dura prova. Ora più che mai, tra i buoni propositi per l'anno nuovo dobbiamo mettere in cima alla lista la cura dell'ambiente. Come è risaputo, l'attuale emergenza sanitaria ha dato origine a un'altra emergenza di tipo ambientale, legata in particolar modo allo scorretto smaltimento delle mascherine monouso. Queste ultime (o meglio, quelle utilizzate dalla stragrande maggioranza della popolazione) sono realizzate con materiali plastici e, se vengono disperse nell'ambiente, impiegano fino a 450 anni per biodegradarsi.

Di fronte a questo enorme problema, c'è chi ha deciso di non rimanere con le mani in mano e si è adoperato per trovare una possibile soluzione, o quanto meno per limitare i danni. Un esempio è rappresentato dalla cooperativa Eta Beta di Bologna, nata nel 1992 sotto forma di associazione tra artisti impegnati nella ricerca e nella sperimentazione di materiali, che si occupa di diverse tipologie di attività, dall'artigianato di qualità all'agricoltura sociale. L'intuizione è stata semplice: perché non sostituire i dispositivi di protezione individuale (Dpi) usa e getta – per lo più si tratta di mascherine, ma ci sono anche camici e copriscarpe – con delle alternative lavabili e riutilizzabili in grado di garantire comunque un'adeguata protezione? Metterla in pratica è stato un po' più laborioso.

"La ricerca di una tipologia di mascherina che rispondesse ai requisiti necessari e alle nostre esigenze è durata più di tre mesi", racconta il presidente di Eta Beta Joan Crus, artista di Barcellona (ma bolognese di adozione). "Indispensabile è stato il contributo fornito dall’Università di Bologna, che tra gli enti terzi riconosciuti è quello che segue le procedure più rigorose per valutare la rispondenza a determinati standard per le mascherine. Ne avremo sperimentate un centinaio, molte delle quali si trovano anche sul mercato. Nessuna però ci convinceva, finché nella prima metà di dicembre abbiamo concluso la fase più complicata della ricerca, trovando un buon bilanciamento tra respirabilità e Bfe (efficienza della filtrazione batterica, ndr): 52 Pa/cm2 per quanto riguarda la traspirabilità e oltre il 99% per quanto riguarda la protezione da virus e batteri".

La mascherina di Eta Beta è di tipo 2R e mantiene pressoché inalterate le sue caratteristiche una volta sanificata. Dopo 25 lavaggi, infatti, il prodotto presenta ancora un filtraggio superiore al 99% e 55 Pa/cm2 di traspirabilità. L’unico elemento da smaltire è il filtro all'interno, che dopo una giornata di utilizzo perde a poco a poco la sua capacità (garantendo comunque protezione), ma può essere sostituito senza problemi. "Il materiale da gettare pesa solo 0,25 grammi, contro i 4 grammi delle mascherine usa e getta e gli 8-12 grammi delle mascherine Ffp2", aggiunge Joan. Un notevole risparmio, quindi, in termini di volume di rifiuti prodotti. L’involucro esterno invece può essere conservato e lavato più volte.

L’igienizzazione delle mascherine e degli altri Dpi avviene nella lavanderia di Eta Beta, che impiega lavaggi a basse temperature per ridurre l'impatto ambientale. In realtà, la cooperativa sociale si occupava di pulizia e sanificazione di ambienti e mezzi di trasporto, oltre che di dispositivi di protezione individuali, già da qualche tempo. A febbraio per esempio, quando è scoppiata l'emergenza Covid-19, è stata tra le prime cooperative bolognesi a occuparsi della sanificazione delle ambulanze della città.

Ancora prima, nel 2009, era partita con il recupero dei pannolini. "Un progetto che ci ha fatto letteralmente impazzire, ma alla fine è uscito qualcosa di unico, che ci ha permesso, tra l'altro, di entrare in contatto con la rete italiana ed europea di Zero Waste", prosegue Joan. I pannolini infatti sono l'emblema dell'usa e getta e sono tra i prodotti più difficili da riciclare. Alla cooperativa Eta Beta, però, hanno trovato un modo per dare loro una seconda vita ed evitare la produzione di rifiuti. "La mattina li portavamo puliti e la sera li ritiravamo per portarli a lavare. Eravamo arrivati a servire una trentina di asili nido pubblici".

Ma torniamo alle mascherine. Dopo aver trovato la quadra per il modello di dispositivo protettivo lavabile e riutilizzabile, Eta Beta ha messo in piedi un vero e proprio servizio di noleggio, di cui per il momento usufruiscono due-tre aziende emiliane che operano nel settore dell'economia circolare (e dunque sono molto attente al tema della sostenibilità). In che cosa consiste? "In pratica, consegniamo le nostre mascherine dentro dei sacchetti dotati di microchip che aiutano a riconoscere le persone che le usano e quanti lavaggi sono stati già effettuati. Il lunedì portiamo in azienda 5 mascherine, il dipendente le usa e le mette nel sacchetto apposito. Dopo di che le mascherine vengono ritirate venerdì sera, lavate, e il lunedì dopo sono pronte per essere riconsegnate. In questo modo lo scarto è ridotto al minimo".

E il prezzo di tutto ciò? Ogni mascherina costa 60 centesimi e i filtri possono essere acquistati a parte a 5 centesimi l'uno. "Se consideriamo che una Ffp2 può arrivare a costare due-tre euro, possiamo dire di essere competitivi sul mercato. Nel caso dei pannolini non era stato possibile competere economicamente con l'usa e getta; con le mascherine riutilizzabili invece ci siamo riusciti", afferma Joan. Se vuoi, puoi anche acquistare direttamente le mascherine e seguire le indicazioni di Eta Beta per la sanificazione fai da te. "Mettiamo a disposizione di tutti il know-how del lavaggio. Si può fare tranquillamente a casa, non c’è bisogno di una lavanderia industriale come la nostra".

Certo, l'usa e getta è la cosa più comoda di questo mondo: utilizzi la mascherina una sola volta, la butti e non ci pensi più. Ma ogni nostra azione, come ben sai, ha delle conseguenze sull'ambiente. Se vuoi sentirti meno in colpa ogni volta che indossi un dispositivo di protezione, basta accantonare la pigrizia e munirsi di tutti gli strumenti necessari per cercare di ridurre il tuo impatto a zero, o quasi. Conciliare tutela della salute e rispetto dell'ambiente è possibile, anzi doveroso. "Per noi questi due aspetti devono essere compatibili: non possiamo sommergere di rifiuti il pianeta per difenderci dal coronavirus", conclude il presidente di Eta Beta. "In fondo, il nostro obiettivo è quello di condividere buone pratiche".

Foto nel testo di Cooperativa Sociale Eta Beta

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Laureato in lettere e giornalista professionista, sono nato e cresciuto a Milano. Fin da bambino ad accompagnarmi c’è (quasi) sempre stato un altro…