Sono letteralmente ovunque, ma per quanto piccoli, i danni che arrecano all'ambiente sono incalcolabili. Stiamo parlando dei mozziconi di sigarette abbandonati per terra. Le famigerate "cicche" rappresentano la forma più diffusa di rifiuto antropogenico (cioè causato dall'uomo): si stima che ogni giorno ne finiscano disperse nell'ambiente più di 10 miliardi su scala globale, e soprattutto impiegano dai 5 ai 12 anni per degradarsi.
Ma proviamo a capovolgere la prospettiva: se trasformassimo quello che è un problema in una potenziale risorsa e trovassimo un modo per riciclare i mozziconi, al pari delle lattine di alluminio, delle bottiglie di vetro o dei giornali di carta? Chi si è posto questa domanda è Marco Fimognari, cofondatore della start-up Re-Cig, attualmente incubata presso Progetto Manifattura di Rovereto, l'hub dell'innovazione sostenibile della provincia autonoma di Trento. L'obiettivo di Re-Cig è molto semplice: recuperare i filtri delle sigarette e dare loro una seconda vita, facendoli diventare, attraverso un processo chimico, materiale plastico da poter utilizzare per creare nuovi prodotti.
"L’idea è nata quattro anni fa, dopo di che siamo passati subito a una fase di studio per cercare di capire come poter riutilizzare l'acetato di cellulosa di cui è composta la parte filtrante delle sigarette. Si tratta di un materiale termoplastico usato, per esempio, per realizzare le montature degli occhiali e i manici degli ombrelli", spiega Marco. "Nel frattempo è iniziato anche il dialogo con l’Università degli studi di Trento, che ci ha messo a disposizione i laboratori e fornito i macchinari necessari per la parte di sperimentazione. Ci sono voluti tre anni per ottimizzare il processo di trasformazione, e nel febbraio 2019 abbiamo depositato il brevetto. Solo dallo scorso settembre ci siamo messi sul mercato".
Ma che cosa accade esattamente ai mozziconi? Semplificando, il processo di trattamento messo a punto da Re-Cig è articolato in quattro fasi: si inizia dalla separazione dell'acetato di cellulosa dalla carta che avvolge il filtro e dalla parte residua di cenere e tabacco. Si passa poi alla fase di lavaggio, in cui vengono eliminate le sostanze nocive presenti all’interno del filtro stesso, e poi a quella di asciugatura. Si arriva infine alla lavorazione termoplastica, che porta al prodotto finale. Si ottengono quindi dei pallini, i granuli di plastica, che poi possono essere utilizzati nei processi di stampa a iniezione.
Re-Cig però non si occupa soltanto della trasformazione dei mozziconi di sigarette, ma anche del loro recupero. "Il progetto ha due anime", prosegue Marco Fimognari. "Una parte sociale, di sensibilizzazione, che mira a far capire alle persone che il mozzicone va buttato nel contenitore apposito e può essere gestito in una maniera diversa da quella tradizionale, diventando una risorsa".
"Poi c’è la parte economica. Quello che noi creiamo ha un valore di mercato estremamente basso: sostenere il progetto solo con la vendita del prodotto finale diventerebbe complesso. Allora abbiamo pensato alla fornitura di un servizio che prevede l’installazione e lo svuotamento del nostro posacenere. Questo ha fatto sì che, dopo l’elaborazione del processo produttivo, il nostro impegno si sia concentrato sull’adeguamento alle norme riguardanti la gestione dei rifiuti in Italia. Siamo iscritti all’albo nazionale dei gestori ambientali, abbiamo un deposito autorizzato dalla provincia autonoma di Trento e dobbiamo assolvere a una serie di adempimenti per svolgere la nostra attività di raccolta".
E così Re-Cig ha cominciato a muovere i suoi primi passi a livello locale, ossia nell'area trentina. Ma i piani per espandersi verso altre regioni sono già in atto. "La scorsa primavera, durante il periodo di lockdown, abbiamo avuto l’occasione di entrare in contatto con Publievent e con un grande operatore del settore immobiliare come Cushman & Wakefield. Grazie a questa collaborazione è nata la campagna «Spegni sostenibile»,che ci ha permesso di installare i nostri posacenere in 15 centri commerciali su tutto il territorio italiano", aggiunge Marco Fimognari.
Del resto, il sistema dell'economia circolare funziona così: più materiale c'è per la macchina del riciclo e meglio è. Chi lo avrebbe mai detto che spegnere la sigaretta nel posto giusto potesse diventare un gesto così carico di significato. Non è infatti solo una questione di tutela dell'ambiente e di decoro dei luoghi pubblici. È anche una questione culturale. "Se più persone possibile si abituano a pensare, vedendo un posacenere, che possono contribuire a qualcosa di buono, anziché buttare a terra il mozzicone e produrre uno scarto, allora potremo dire di aver raggiunto il nostro obiettivo".
Foto nel testo di Re-Cig