Casacomune, la scuola di ambiente che si richiama ai valori della Laudato si’

Nella Certosa di Avigliana, in Val di Susa, attraverso degli incontri aperti a tutti si esplorano i rapporti tra ambiente, cibo, etica, sociologia e altre discipline. Il nome del progetto fa riferimento all’enciclica di papa Francesco che mette al centro la tutela della “casa comune”, ossia del nostro pianeta.
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Rubrica a cura di Federico Turrisi
5 Ottobre 2019

In una rubrica che si chiama "Ohga et labora" non poteva mancare un monastero. Questo però di cui ti andremo a parlare è un monastero particolare. Qui non ci sono monaci, questo non è solo un luogo lontano dal caos cittadino; si tratta di un vero e proprio centro di formazione aperto a tutti, un luogo di dialogo, dove si intrecciano i saperi e dove si condividono esperienze e idee. Nucleo centrale attorno a cui ruota tutto è l'ambiente, o meglio il concetto di cura e rispetto della nostra "casa comune", secondo l'espressione utilizzata da papa Francesco nel 2015 nella sua lettera enciclica Laudato si'. Un testo fondamentale, rivolto a credenti o non credenti, che rappresenta una sorta di manifesto ecologista.

Casacomune è proprio il nome del progetto voluto dal Gruppo Abele, la Onlus fondata a Torino da don Luigi Ciotti, e l'enciclica Laudato si' è il punto di partenza che ispira i diversi corsi di formazione organizzati nell'ambito di questa iniziativa. In sostanza, un modo per non lasciare semplicemente sulla carta i princìpi espressi dal pontefice in quel testo. Siamo ad Avigliana, all'imbocco della Val di Susa, a poco più di tre chilometri dalla Sacra di San Michele, monumento simbolo del Piemonte. A ospitare i corsi è la Certosa 1515, un ex convento francescano che, come rimanda il nome, ha alle spalle più di 500 anni di storia.

"La scelta del luogo non è affatto casuale" – tiene a precisare Mirta Da Pra Pocchiesa, coordinatrice del progetto Casacomune – "per noi questo è un luogo di sosta e di pensiero, e anche per questa ragione chiediamo ai corsisti di fermarsi qui due giorni e mezzo, per partecipare alle lezioni e per riflettere sui vari legami tematici che emergono nel corso degli incontri. Il nostro obiettivo è quello di far sì che, non appena si esce dalla certosa, una persona abbia più una visione d'insieme della questione ambientale e dica «questo aspetto non lo avevo considerato». Insomma, puntiamo a formare cittadini più consapevoli, attraverso il confronto e l'approfondimento, e soprattutto partendo da un approccio multidisciplinare".

Prendiamo come esempio emblematico il tema delle migrazioni. A causa dei cambiamenti climatici saranno sempre di più le persone che si troveranno costrette a lasciare la propria terra. È il fenomeno dei "rifugiati climatici", individui che soffrono una condizione che però non è ancora riconosciuta nel sistema di asilo internazionale. Si tratta di una questione di grande attualità, considerando che sono i paesi occidentali più sviluppati le principali destinazioni dei rifugiati climatici e che siamo proprio noi occidentali tra i responsabili del problema con lo sfruttamento indiscriminato delle risorse naturali dei paesi più poveri. E questo è solo un esempio di come l'ambiente si intreccia con altri temi.

I corsi di Casacomune sono iniziati lo scorso febbraio e, dato il loro successo, proseguono fino all'anno prossimo. In programma a novembre ci sarà un corso sul mondo che scompare, sulla perdita di biodiversità e sulla minaccia che incombe sulle foreste, ecosistemi che giocano un ruolo fondamentale nella lotta al cambiamento climatico; poi a gennaio uno sul rapporto tra ecologia e religione (con rappresentanti di fedi diverse) e infine a febbraio uno incentrato sul ruolo del cibo, ambito in cui le nostre scelte influenzano profondamente gli equilibri del pianeta.

"Finora abbiamo avuto circa 600-700 corsisti e attorno a Casacomune si è creata una rete che comprende numerosi docenti delle università, ma anche figure importanti come il climatologo Luca Mercalli (che ormai è un habitué qui da noi) e il fondatore di Slow Food Carlo Petrini. Il profilo del corsista tipo? Impossibile tracciarlo. In base alla nostra esperienza, l'intervallo di età è molto ampio, dai 18 agli 84 anni. C'è veramente un po' di tutto: insegnanti, persone che lavorano nel sociale, persone che vengono dalla pubblica amministrazione, ragazzi del movimento Fridays for Future. E a tutti chiediamo anche di intervenire e raccontare la propria esperienza. Il nostro vuole essere un laboratorio di idee, per questo raccogliamo le sollecitazioni che provengono da tutti i soggetti coinvolti, corsisti, docenti e ospiti".

L'emergenza climatica non è solo un problema delle generazioni future. Riguarda tutti e per affrontarla ci vogliono cittadini responsabili e informati. Magari potremmo pensare di essere già sufficientemente preparati sul tema, ma in realtà ogni volta si scopre qualcosa di nuovo. Vale perfino per gli esperti del settore. L'ambiente, verrebbe da dire, è l'unica materia di cui non dovremmo mai stufarci.

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Laureato in lettere e giornalista professionista, sono nato e cresciuto a Milano. Fin da bambino ad accompagnarmi c’è (quasi) sempre stato un altro…