Che cos’è l’adaptive clothing e perché può rendere la vita più semplice

Sentirsi bene nei propri abiti è importante sempre, ma lo diventa ancor di più quando si deve far i conti con una malattia che ostacola i movimenti o una disabilità. E’ con questo spirito che nasce l’adaptive clothing, l’abbigliamento adattivo che sta conquistando un’importante fetta di mercato della moda.
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Valentina Rorato 3 Febbraio 2023

Si scrive adaptive clothing e si legge moda inclusiva. I vestiti su misura sono da sempre un esempio di sartoria e di classe, perché non c’è nulla di meglio di un abito che rispetti le tue forme e ti sappia valorizzare. La maggior parte dei prodotti commerciali si basano su taglie standard e hanno tagli che non stanno bene a tutti. Ciò diventa ancora più problematico quando si hanno oggettive difficoltà a vestirsi, magari a causa di una disabilità. È qui che entra in gioco l'abbigliamento adattivo.

Che cos’è

L’adaptive clothing riguarda abiti realizzati per chiunque abbia difficoltà a vestirsi. È quindi ideale per le persone con disabilità, magari perché indossano delle protesi, gli anziani, gli infermi o coloro che convivono con una condizione o una malattia che rende complesso qualsiasi movimento. Potrebbero quindi essere adatti in caso di:

  • Artrite
  • Paralisi cerebrale
  • Sclerosi multipla
  • Malattia del motoneurone
  • Edema
  • Incontinenza
  • Il morbo di Alzheimer
  • Morbo di Parkinson
  • Ictus
  • Lesione del midollo spinale
  • Danno cerebrale
  • Distrofia muscolare

Tra le difficoltà maggiori spesso c’è quella di allacciarsi i bottoni o chiudere le cerniere, perché i movimenti piccoli con le dita e le mani sono tra i primi a essere persi in caso di difficoltà motorie o di un calo della vista. Ecco, quindi che l’abbigliamento adattivo supera il problema con il velcro, i bottoni automatici e sfruttando i tessuti elastici.

È tipicamente progettato con cuciture piatte per ridurre l'attrito e presenta modifiche discrete per rendere l'abbigliamento il più coerente possibile con la moda tradizionale. Quindi comodo, ma anche piacevole. L’obiettivo infatti è far star bene chi lo indossa fisicamente e psicologicamente. Inoltre, si possono trovare indumenti progettati per ospitare ausili per l'incontinenza, o più lunghi nella parte posteriore per accogliere le persone sedute su sedia a rotelle.

Oltre all’ adaptive clothing, esistono anche le calzature adattive. Che differenza hanno con le scarpe normali? Sono progettate con chiusure facili per rendere più semplice calzarle. Inoltre, sono dotate di suole antiscivolo, per prevenire cadute o comunque la perdita di aderenza. E ciò fa sentire le persone più sicure e desiderose di muoversi.

Business della moda adattiva

L’ adaptive clothing non è più un tabù. Esiste da anni, ma è stato sdoganato da quando l’attrice Selma Blair, affetta da sclerosi multipla, si è presentata alla festa degli Oscar di Vanity Fair nel 2019 con un abito senza spalline Ralph & Russo a un bastone monogramma su misura. E ha sfruttato questa occasione per parlare di adaptive clothing.

Secondo Coherent Market Insights, il mercato globale dell'abbigliamento orientato alle persone con disabilità fisiche dovrebbe crescere da 334,5 miliardi di dollari nel 2021 a 400 miliardi di dollari entro il 2026. Oggi esistono molti brand specializzati che producono abbigliamento adattivo, ma anche le maison di alta moda o della grande distribuzione, come  Asos, Zappos, Lands' End, Tommy Hilfiger, che dal 2016 produce jeans dimensionati per consentire l'inserimento di protesi, prendisole che utilizzano chiusure in velcro al posto di piccoli bottoni e giacche e pantaloni progettati per essere comodi per gli utenti su sedia a rotelle, Kohl’s, Nike e Zappos.com.