Chi era Luca Falcon, il biker italiano morto in Angola mentre portava protesi ai bambini vittime della guerra

Luca Falcon ha perso la vita in un incidente automobilistico in Angola. Su Ohga avevamo raccontato la sua storia perché, in seguito a un altro incidente e all’amputazione della gamba sinistra, non solo aveva ripreso a viaggiare in sella alla sua due ruote. Insieme alla moglie Giulia aveva fondato Karma on the Road, un’associazione che portava protesi ai bambini africani vittime delle ingiustizie della guerra.
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Kevin Ben Alì Zinati 7 Marzo 2024

In moto. Così se n’è andato Luca Falcon, volontario di origini veronesi che negli scorsi giorni ha perso la vita in un incidente stradale in Angola.

Il suo nome, su Ohga, era uno di quelli che aveva fatto rumore perché la sua storia è una di quelle che di «casino» – bello, necessario – ne aveva fatto parecchio.

Insieme alla sua associazione «Karma on the Road», Luca da anni lavorava e si sacrificava per portare protesi ortopediche in Africa e donarle ai bambini vittime delle ingiuste atrocità della guerra.

Un impegno che traeva linfa vitale dalla storia personale di Luca, lui stesso portatore di una protesi alla gamba sinistra.

Domenica 3 marzo 2024, il giorno dopo il suo 35esimo compleanno, tutto però si è fermato. Mentre viaggiava ancora una volta in sella alla sua due ruote, all’improvviso è stato coinvolto in uno scontro con un camion.

Classe 1989, Luca Falcon era già stato coinvolto in un altro grande incidente stradale il 4 agosto 2016, quando fu travolto da un autoveicolo mentre stava tornando a casa in moto.

Risultato: piede e gamba sinistra completamente distrutti, oltre quaranta interventi chirurgici in quattro anni e più di un anno immobilizzato al letto di casa. Nemmeno i due anni di fisioterapia costante e continua tuttavia gli evitarono l’amputazione della gamba: era l’unica soluzione possibile.

Ricevuta la sua protesi dopo un paio di mesi circa, il tempo di prendere le misure e aspettare che la ferita fosse guarita, Luca aveva subito rivolto lo sguardo ancora verso di lei, verso la sua moto.

“Alzarmi ogni giorno solo per andare a lavorare, non ne vedevo il senso. L’unica possibilità era quella di rimontare in sella. L’obiettivo era tornare in moto, e da lì ho ritrovato la forza per reagire nel modo giusto. Per me tornare in moto, è stato uno stimolo ci aveva raccontato lo stesso Luca nel 2020.

Poco dopo aveva ricostruito da zero la sua due ruote, adattandola alla sua nuova modalità di guida in modo da poter cambiare marcia con il ginocchio e poi, insieme alla moglie Giulia Trabucco aveva iniziato a viaggiare.

Con la mente, con la moto ma anche con i sogni. Perché insieme, durante la pandemia e i lockdown, decisero che fare un viaggio fine a se stesso era riduttivo: volevano portare un messaggio di speranza a chi, di speranza, ne intravedeva poca.

Hanno dunque contatto Legs4Africa, una no profit piccola dedicata al riciclo protesi utilizzate da spedire poi in Africa e così hanno trovato la loro strada. “In Africa la situazione è complicata. In pratica solo una persona su dieci riesce ad ottenere questi dispositivi perché di fondo sono tanti gli incidenti e non ci sono i soldi per fare prevenzione stradale” raccontava Luca.

Con il suo impegno e la sua dedizione, queste percentuali fredde e drammatiche avevano cominciato a traballare e dopo oggi, è sicuro che l’impegno di Giulia e Karma on the Road non verranno meno.

Così come è certo, tuttavia, che senza Luca il mondo è comunque un po’ meno ricco.

Fonte | Ansa