“Ciò che è tuo è mio”, una storia di violenza economica

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
La violenza di genere ha diverse facce. Tra queste, la violenza economica è una delle meno note, ma più diffuse. Riconoscerla è difficile perché si nasconde dietro subdole dinamiche di prevaricazione e controllo. Oggi, in occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne, ti raccontiamo la storia di Sofia (nome di fantasia), che è stata vittima di abusi economici, ma ha avuto il coraggio di scrivere la parola fine a quel circolo vizioso.
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Beatrice Barra 25 Novembre 2023

Centosei. È questo il numero che, probabilmente, risuona in testa a molti dal 18 novembre scorso, giorno in cui è stato ritrovato il corpo di Giulia Cecchettin. Centosei sono le donne che, stando agli ultimi dati aggiornati del Ministero dell'Interno, sono state uccise dall'inizio del 2023, di cui 87 in ambito familiare/affettivo.

Mentre scrivo queste parole, però, arriva una notifica: "Il marito offende la memoria di Giulia Cecchettin, la moglie la difende e lui l’accoltella". Centosette. Tre giorni fa, invece, la notizia di un uomo che ha strangolato la moglie e ha tentato il suicidio. Centootto. E probabilmente diventerà centonove, poi centodieci e così via. Continueremo a contare vittime innocenti di uomini che pensano che amare significhi possedere, di ragazzi non educati ad accettare un rifiuto ai quali è stato insegnato che "la donna è più debole ed è l'uomo a dover prendere decisioni".

Il femminicidio, però, è solo una delle diverse facce della violenza di genere. Quella più estrema. Prima – o parallelamente – se ne possono riconoscere molte altre. Violenza sessuale, fisica, psicologica, molestie, stalking, mobbing. E poi c'è la violenza economica, tra le meno note, ma più diffuse e subdole.

Cosa significa violenza economica e perché ne dobbiamo parlare

Il 49% delle donne ha dichiarato di essere stata vittima di violenza economica in Italia, è questo che emerge dall'indagine Ipsos condotta per WeWorld. Appena un punto percentuale meno della metà. Eppure, solo il 59% di cittadini e cittadine la considera una forma di violenza "molto grave". Probabilmente questo dato dipende dal fatto che, spesso, sia più difficile riconoscerla.

Questa forma di violenza si nasconde dietro dinamiche di controllo coercitivo e prevaricazione patriarcale subdole, ma esplicative del fatto che la violenza contro le donne non sia frutto di "raptus momentanei" o "mostri"  —come ancora troppo spesso sentiamo —, ma il risultato di consolidate asimmetrie sociali unite a comportamenti manipolatori.

Questa forma di violenza si può manifestare in modalità differenti:

  1. Controllo economico, che consiste nel controllare o limitare la libertà della vittima di usare le proprie risorse economiche, fare domande sulle spese, impedire alla vittima di avere o accedere a un conto corrente.
  2. Sfruttamento economico, che si verifica nel momento in cui l'autore della violenza usa il denaro della vittima per un vantaggio personale (rubandolo o costringendo la vittima a lavorare più del dovuto.
  3. Sabotaggio economico: quando il maltrattante impedisce alla vittima di cercare, ottenere o mantenere un lavoro e/o un percorso di studi, anche non prendendosi cura dei figli e della casa e quindi, difatti, ostacolando la vittima nella propria crescita professionale.

La storia di Sofia

Stando ai dati, gli abusi economici, nella maggior parte dei casi, si sovrappongono ad altre forme di violenza e interessano donne con scarse capacità finanziarie, molto giovani o in età avanzata. Tra loro c'è Sofia (nome di fantasia), che quando aveva poco più di vent'anni ha stravolto la sua vita e i suoi progetti, come ha raccontato nel contesto dello "Spazio donna" di WeWorld.

L'incipit della violenza

Sofia frequenta l'università, è "una ragazza allegra, piena di amici", le piace andare a ballare e ha una famiglia che la supporta. Ha tanti progetti, vuole lavorare nel mondo pubblicitario e godersi la spensieratezza della sua età. Durante il suo percorso incontra un uomo (che chiameremo Marcus), si innamora e la sua quotidianità inizia a cambiare velocemente. Sofia è molto coinvolta in questa relazione, anche se di tanto in tanto lui  è "geloso, conta i minuti di ritardo e vuole andare sempre a prenderla all'università". Lei si ripete che "è geloso perché è molto innamorato" e lascia correre, perché — per il resto — è tutto perfetto.

Passa poco tempo fino a quando le chiede di andare a vivere insieme. Marcus lavora, Sofia è ancora all'università, ma lui la rassicura dicendole di non preoccuparsi, perché l'avrebbe aiutata a studiare e così "si sarebbero visti di più". La mamma di Sofia pensa che sia una decisione affrettata, ma lei decide di andare per la sua strada. Qualche mese dopo Marcus le dice che è pronto per creare una famiglia. Così, dopo svariati controlli per vedere se fisicamente e geneticamente Sofia godesse di buona salute — fosse "giusta"  i—niziano a provarci e lei rimane subito incinta. Marcus vuole un figlio maschio, così provano delle "strategie che si trovano su internet". Quando scopre che è una bambina non è molto contento, non vuole che Sofia "lo faccia sapere nemmeno ai vicini".

Controllo economico

La gravidanza procede e in questo periodo iniziano i primi problemi economici: si deve comprare tutto quello che serve prima che nasca la bambina, ma lui specifica che acquisteranno solo quello che è strettamente necessario. Un esempio? "Non ha voluto comprare la culla per la bambina, dicendo che avrebbe potuto dormire tranquillamente nel passeggino" e ogni volta che i nonni mandano cibo e regali lui specifica che quelle cose non servono, di chiedere loro soldi.

Quando i genitori di Sofia si rendono conto che mancano pochi mesi alla nascita, mandano delle "buste" con denaro per aiutare la coppia. Sofia consegna subito questi soldi a Marcus, così come per il bonus statale che le arriva quando nasce il piccolo.

Più di una volta pensa di aprirsi un conto corrente per i risparmi o gli aiuti dei suoi genitori, ma lui continua a dirle che "le banche rubano soldi con le commissioni e le tasse, quindi è più sicuro tenerli in casa". 

Sofia lascia che Marcus "prenda ogni decisione", si affida completamente a lui dal punto di vista economico. É innamorata, non pensa alle questioni economiche, fino a quando si ritrova nella situazione di dover chiedere a lui i soldi per fare la spesa. "Mi dava 20 euro e con quei soldi dovevo comprare lo stretto indispensabile, se avevo voglia di mangiare qualcosa che costasse poco di più non si poteva fare", racconta. Tornata a casa dà a lui scontrino e resto. Una situazione che con il tempo inizia a starle stretta, specialmente perché intrecciata ad altri comportamenti del suo compagno che la fanno stare male.

Svalutazione e isolamento

Il tempo passa e il Marcus innamorato che Sofia ha conosciuto sembra non esistere più. La sminuisce, le ricorda che lei "non ha niente e quindi non può pretendere niente", la fa sentire un peso, "come se avesse raggiunto l'obiettivo di avere un bambino" e lei ora non servisse più a nulla. Critica il suo modo di fare la madre, di fare le faccende di casa, svaluta il suo dolore.

Sofia soffre, piange, ma non ne parla con nessuno. Ormai Marcus l'ha allontanata da tutti: dalla sua famiglia, da tutti i suoi amici. Non può nemmeno parlare con i vicini, perché altrimenti lui si arrabbia. Anche la Sofia allegra piena di persone intorno e progetti di un anno prima non esiste più. Lei sta male e pensa tante volte di andare via, ma poi torna sui suoi passi pensando che sua figlia "merita una mamma e un papà".

Riconoscere la violenza

Una sera, mentre litiga con Marcus, Sofia capisce che è arrivato il momento di dire basta. É una discussione aggressiva, lei vede "una furia negli occhi di lui" che non riesce a spiegarsi. Pensa che potrebbe addirittura "farle male, se non di più". Mentre litigano si gira a guardare sua figlia che è lì vicino a loro: si rende conto che la vita che sta vivendo non è quella che aveva immaginato quando ha scelto di fidarsi delle parole di Marcus, "Non è questo che avevo pensato per mia figlia", non è questo che vuole che veda e che impari. É spaventata, ma decide di dire basta una volta per tutte. Chiama i carabinieri che la accompagnano fuori dalla sua casa e denuncia Marcus. Guardandosi indietro si rende conto di alcune red flags: la gelosia, il controllo economico, tutte le volte lui l'aveva umiliata. Tuttavia, se con il senno di poi riesce a riconoscere questi atteggiamenti, mentre li viveva la "testa mi diceva in quel modo, solo chi ha vissuto una relazione tossica di questo tipo può capire cosa significhi fare parte di questo circolo vizioso".

Oltre la violenza

Sofia si trova alle prese con una nuova vita in cui è libera, ma sola. Non ha un lavoro, non ha soldi, ma la bambina ha molte necessità. Fortunatamente la sua famiglia la supporta e questo le permette di andare avanti, ma vive un periodo "molto buio e difficile". Ha attraversato una relazione tossica che ha lasciato ferite ancora aperte, c'è una causa legale in corso da pagare, i vestiti e il cibo per la bambina da comprare. Nonostante ciò, definisce la scelta di andare via come "la migliore della mia vita". Pensa che se durante quel litigio non si fosse girata verso sua figlia, probabilmente, oggi non potrebbe raccontare la sua storia. Quello che ha imparato e che insegnerà a sua figlia è che "una relazione non è così", che quello non è amore. Oggi Sofia ha un lavoro, una casa e suo conto corrente. I problemi non sono finiti, ma li affronta giorno dopo giorno, forte della consapevolezza di aver raggiunto il suo traguardo più grande: la sua indipendenza.