Coltivare Condividendo, l’associazione che difende la biodiversità agricola nel Bellunese

Nella area del Feltrino, in provincia di Belluno, è presente una realtà che comprende circa 150 agricoltori (ma non solo) e che ha lo scopo di catalogare e valorizzare le varietà di colture legate al territorio. La principale minaccia alla biodiversità? Viene dai cambiamenti climatici e da stagioni sempre più imprevedibili.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Rubrica a cura di Federico Turrisi
16 Novembre 2019

Come accade nel regno animale, anche le specie vegetali si evolvono. E il contributo dell'uomo, attraverso l'agricoltura, è rilevante. Anzi, non è sbagliato affermare che l'agricoltura si è sviluppata proprio perfezionando tecniche di incrocio e di selezione finalizzate ad aumentare la produttività e la qualità dei prodotti coltivati. Tutto ciò che siamo abituati a vedere sui banchi vendita dell'ortomercato è, in sostanza, l'esito di un percorso durato secoli. Il modello intensivo di agricoltura e l'omologazione dei prodotti ortofrutticoli imposta dalla grande distribuzione organizzata, che obbedisce alle richieste del mercato, stanno però portando a una sempre maggiore riduzione della biodiversità nel settore agricolo. Un fatto negativo da tenere in considerazione, perché un territorio e il suo paesaggio sono intimamente legati alle varietà che crescono in quel luogo.

Lo sa bene Tiziano Fantinel, 52 anni, di Seren del Grappa (provincia di Belluno): lui è tra i fondatori di Coltivare Condividendo, associazione nata dieci anni fa che si occupa del recupero, mantenimento, valorizzazione e diffusione della biodiversità agricola nel Feltrino. A farne parte non ci sono solo agricoltori; si va dal proprietario dell'azienda agricola al semplice appassionato, da chi coltiva il suo orto all'anziano che conserva il ricordo delle colture dei suoi antenati. Ma l'associazione si avvale anche della collaborazione di tecnici e genetisti, come per esempio Salvatore Ceccarelli, per lungo tempo docente di Genetica Agraria all'Università di Perugia. In sostanza, il gruppo di Coltivare Condividendo, attraverso la raccolta di una ricca documentazione, individua e cataloga tutte le varietà antiche legate al territorio, per poi distribuirne le sementi a chi le vuole coltivare. Qualche esempio?

"Abbiamo individuato una quarantina di varietà di fagioli" – spiega Tiziano Fantinel – "ma poi ci sono anche cavoli, mais e altri cereali. Molte varietà sono note, ma alcune sono legate magari a un piccolo centro dove delle famiglie le coltivano. Queste conoscenze solitamente si tramandano di padre in figlio, non vengono scritte, e qui interveniamo noi con l’opera di catalogazione. Il fatto di raccogliere storie e aneddoti su una varietà ha permesso di caratterizzarla. Alcune erano perfino considerate a rischio estinzione ed erano diventate patrimonio di pochissime persone in aree molto circoscritte".

L'obiettivo è quindi assai nobile: salvare le varietà e tutelare la specificità di un territorio. La parola d'ordine poi rimane sempre sostenibilità. Per le persone che aderiscono a Coltivare Condividendo significa innanzitutto no alla monocoltura e no all'utilizzo di chimica di sintesi. Non importa se si è certificati o meno, i princìpi che si seguono sono quelli dell'agricoltura biologica. Un modello che finora sta avendo successo.

"A livello di autoproduzione e piccole aziende stiamo ottenendo un buon riscontro. Ormai sono 150 le persone che coltivano e partecipano alle nostre iniziative. I due appuntamenti più importanti dell'anno per noi sono due: il primo è in primavera, ad aprile, e si chiama «Chi semina raccoglie», un momento in cui si distribuiscono i semi per iniziare un percorso condiviso. Il secondo, «Chiamata a raccolto», è fra poco, a metà novembre. In questo caso ci ritroviamo per fare una sorta di bilancio dell'annata agricola".

A proposito di bilanci, questa annata come è andata? Occorre fare una premessa. Quando si parla di attività legate al lavoro della terra, un fattore molto importante da cui non si può prescindere è l'imprevedibilità. Le condizioni metereologiche possono variare in maniera repentina e del tutto inaspettata. Così è sempre stato. Di certo siamo abituati a pensare che ogni stagione in linea di massima abbia le sue caratteristiche precise. Ma con il cambiamento climatico le regole del gioco possono venire completamente stravolte e i fenomeni atmosferici possono presentare una violenza mai vista prima. L'area di Feltre, qulla cioè in cui è attiva l'associazione Coltivare Condividendo, è stata tra le più colpite dalla furia della tempesta Vaia poco più di un anno fa.

"Ha messo in ginocchio decine di aziende, è stato un disastro. Però, paradossalmente, non è stata Vaia a fare più danni all'agricoltura. Quest'anno abbiamo avuto un maggio, in cui le temperature sono rimaste basse ed è caduta perfino la neve, rovinando le colture. Le piogge incessanti come i periodi di siccità prolungata, o peggio ancora i forti sbalzi di temperatura sono stati ancora più devastanti. Questo ti fa capire in maniera evidente quanti danni possano procurare i cambiamenti climatici".

Diventa allora fondamentale un'altra parola: adattamento. E in questo proprio la biodiversità agricola offre all'uomo un aiuto prezioso. Più varietà vuol dire infatti più possibilità di scelta e quindi di cambiare modo di produzione in itinere. Alla fine è un po' come investire i propri risparmi: coltivare una sola varietà è un azzardo, meglio diversificare. I pomodori che troviamo al supermercato sembrano tutti uguali, sia alla vista sia al palato. L'omologazione ci fa sempre perdere qualcosa. Riscoprire la ricchezza di un territorio attraverso i prodotti agricoli ha invece tutto un altro sapore.

Credits photo| Gruppo Coltivare Condividendo

Questo articolo fa parte della rubrica
Laureato in lettere e giornalista professionista, sono nato e cresciuto a Milano. Fin da bambino ad accompagnarmi c’è (quasi) sempre stato un altro…