Come fare prevenzione del rene e a che età è giusto iniziare a sottoporsi ai controlli

I reni sono organi tanto fondamentali quanto delicati e fare prevenzione in maniera corretta, iniziandola all’età giusta, significa contribuire a ridurre numeri impietosi che contano più di 4 milioni di persone in Italia affette da una malattia renale cronica, di cui almeno 100mila così gravi da richiedere terapie salvavita. Oggi, che è la Giornata Mondiale del Rene, abbiamo provato a capire insieme a due esperti come prendersene cura.
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Kevin Ben Alì Zinati 14 Marzo 2024
* ultima modifica il 14/03/2024
In collaborazione con Simone Gabrielli e Albert Kasongo Biologo nutrizionista; Medico vaccinologo

Dici rene e ti sembra di sapere già tutto. Sono certo che l’identikit di quest’organo ti sarà chiaro. Non serve infatti che ti dica che si tratta i reni sono quei due piccoli organi a forma di fagiolo deputati a funzioni importantissime per il tuo organismo perché producono l’urina e permettono di espellere le tossine dal sangue.

Ciò che potresti non sapere sul loro conto, però, è che stiamo parlando di organi tanto fondamentali quanto delicati.

Pensa infatti che in Italia più di 4 milioni di persone sono affetti da una malattia renale cronica, e di questi almeno 100mila hanno raggiunto un livello di gravità tale da richiedere terapie salvavita.

Analizzando ancora più nel dettaglio la fotografia scopriresti anche che più di 45mila persone sono costrette alla dialisi mentre altre 28mila sono già state sottoposte a un trapianto di rene.

Se poi allargassi lo sguardo oltre i bordi italiani vedresti pure che in tutto il mondo oltre 500 milioni di persone sono colpite da una forma di insufficienza renale.

Numeri grandi e importanti che non ti aspettavi, vero? Come fare per ridurli? Il punto è non accrescerli così come non non innescarli: e come fare prevenzione dunque? A che età si inizia e perché è così importante? Domande e risposte, insomma, che in occasioni come quella di oggi, che è la Giornata Mondiale del Rene, assumono un valore ancora più prezioso.

Quali malattie colpiscono il rene?

Le persone che soffrono di malattie renali, come ti dicevo prima, sono davvero tante proprio perché tante sono le patologie che possono colpire questi organi.

Sto parlando per esempio dei calcoli renali, ovvero dei “sassolini” fatti di sali minerali che si formano dei reni e possono spostarsi nelle vie urinarie, provocando dolore. Non dimenticare l’insufficienza renale, una patologia che si verifica quando la funzionalità dei reni viene gravemente compromessa, e nemmeno il rene policistico, cioè una malattia ereditaria che provoca la formazione di cisti all'interno dei reni che possono innescare, appunto, un’insufficienza renale.

Potrei parlarti poi della glomerulonefrite, un’infiammazione dei glomeruli renali o della pielonefrite, l’infiammazione invece della pelvi renali causata da batteri tra cui l'Escherichia coli.

Quella su cui ripongo di più l’attenzione oggi però è la nefropatia diabetica. Si tratta di una patologia si può sviluppare in seguito al diabete mellito ed è caratterizzata da un danneggiamento dei capillari che formano i glomeruli renali.

Mi concentro su questa malattia perché uno dei più grandi segreti per la prevenzione dei reni, se così vogliamo chiamarlo, sta nelle abitudini di vita che ciascuno di noi sceglie di seguire. Diverse disfunzioni patologiche a carico di questi organi infatti trovano origine da attitudini poco sane e poco equilibrate, a partire da quelle alimentari.

Il ruolo dell’alimentazione

In numerosi casi il diabete mellito è la prima causa di una disfunzione renale e, a sua volta, questa patologia spesso è associata all’alimentazione: ecco spiegato il circolo vizioso che ti accennavo prima.

Il diabete mellito è una malattia causata dall’incapacità del nostro organismo di produrre insulina, cioè quell’ormone che regola le concentrazioni di zucchero nel sangue.

Se i livelli di glucosio sono troppo alti, è facile che i vasi sanguigni dei reni, le arteriole e i capillari si danneggino, sottraendo ai reni la capacità di filtrare il sangue ed eliminare così le tossine e le scorie che lo popolano.

Allo stesso tempo, malfunzionamenti renali portano anche a un’eccessiva riduzione di proteine nel sangue con la conseguente ritenzione idrica e di sale che determina, a sua volta, sintomi come:

  • aumento di peso
  • gonfiore agli arti inferiori
  • aumento della pressione arteriosa.

La malattia renale dovuta al diabete, la nefropatia diabetica dunque, è una delle cause più frequenti di insufficienza renale terminale, condizione che richiede di sottoporsi necessariamente alla dialisi.

Ma non è tutto perché se la glicemia raggiunge livelli superiori quelli considerati normali, il glucosio viene perso attraverso le urine, favorendo la crescita di microorganismi e quindi il rischio di infezioni all’apparato urinario.

carenza farmaci diabete

Oltre a ridurre il cosmo di cibi ricchi di zuccheri, prestare attenzione alla propria alimentazione per fare prevenzione dei propri reni significa anche:

  • bere almeno 1,5 l di acqua al giorno
  • ridurre il consumo di sale, che come ha dimostrato uno studio del San Raffaele rende la pressione arteriosa incontrollabile favorendo un danneggiamento di questi organi e quindi un maggior rischio di incorrere in una malattia renale. All’opposto, considera che gli studi concentrati sulle diete a basso contenuto di sale (3-5 grammi al giorno) dimostrano inconfutabilmente i benefici in termini di normalizzazione della pressione arteriosa e quindi riduzione della terapia antipertensiva.
  • Ridurre il consumo di alcol, che favorisce l’aumento della pressione arteriosa l’alterazione dell’equilibrio di sodio, potassio, calcio e fosforo attraverso la frequente diuresi.

È importante poi prestare attenzione alle proteine. Che non significa non mangiarne ma, come ci ha spiegato il dotto Simone Gabrielli, biologo nutrizionista, vuol dire “fare la scelta delle fonti proteiche e mangiarle con la frequenza giusta. Per esempio, è bene non abusare della carne rossa per esempio, perché altrimenti aumenta il rischio di insufficienza renale”. 

Altre forme di prevenzione 

Accanto a un occhio di riguardo in più verso ciò che si mangia, i nefrologi consigliano poi altre piccole e semplici regole per tutelare la funzionalità dei propri reni.

Parlando di abitudini sane e corrette, suggeriscono di svolgere attività fisica regolare e costante, con camminate quotidiane ed esercizi anche da poter eseguire in casa.

Il fumo di tabacco è da evitare visto che, tra le altre cose, aumenta anche i rischi di malattie cardiovascolari. Stesso destino per i farmaci antinfiammatori, il cui abuso è una minaccia tanto silenziosa quando pericolosa.

La raccomandazione, poi, è quella di sottoporsi a controlli periodici: quali e a partire da quale età?

A che età si fanno i controlli?

Secondo il dottor Albert Kasongo, medico vaccinologo, il turning point per iniziare a sottoporsi agli esami di laboratorio per controllare la salute dei reni sono i 40 anni. “In linea di massima possiamo dire che al di sotto dei 40 anni non serve troppo sottoporsi agli esami perché sotto questa fascia le patologie renali non sono poi così sviluppate e diffuse. Più si va avanti – ha spiegato il dottor Kasongo – più cresce in percentuale il rischio di sviluppare una patologia”.

Considera infatti che con l’invecchiamento, le arterie che portano sangue ai reni si restringono costringendo l’organo a una riduzione della proprio dimensione e quindi della propria funzionalità.

Che esami fare, invece, per tenerli sotto controllo? “Sono molto semplici: si tratta di esami del sangue per monitorare la clearance della cretainina, la creatininemia e le concentrazione di zuccheri nel sangue e i livelli della pressione arteriosa”. 

Ripensando a quanto ti dicevo prima riguardo al diabete, chi soffre di questa patologie è bene che si sottoponga almeno una volta all’anno anche a degli esami per controllare lo stato di salute dei propri reni.

Sto parlando, per esempio, del dosaggio della creatinina nel sangue (indicatore della funzionalità renale) ed un esame delle urine comprensivo.

Fonti | Ospedale San Raffaele di Milano; Humanitas

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