Come funziona il bisoprololo, un farmaco beta-bloccante

Il bisoprololo è un farmaco che appartiene alla famiglia dei beta-bloccanti. In particolare, è un farmaco in grado di bloccare il recettore beta adrenergico, trovando applicazione nel trattamento dell’ipertensione, dell’angina e dell’insufficienza cardiaca a causa dei suoi effetti ionotropo e cronotropo negativo.
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Dott.ssa Chiara Speroni Dottoressa in Farmacia
16 Dicembre 2020 * ultima modifica il 05/02/2021

Col bisoprololo entriamo nel mondo dei farmaci beta bloccanti. Ma cosa sono questi farmaci? Sono quei farmaci in grado di antagonizzare l’effetto delle catecolamine (adrenalina, noradrenalina, ecc) sui recettori beta adrenergici. Sai, alla base del controllo dei nostri organi ed apparati c’è sempre il sistema nervoso. Il sistema nervoso autonomo è fondamentale per il controllo della pressione sanguigna. Gli effetti del sistema nervoso simpatico sono mediati dal neurotrasmettitore noradrenalina, la quale andrà ad agire sui recettori adrenergici. In risposta a stress, la ghiandola surrenalica andrà a produrre l’ormone adrenalina, la quale sarà trasportata dal sangue ai tessuti bersaglio. I farmaci in grado di mimare l’azione di adrenalina e noradrenalina si chiamano simpaticomimetici. Ma quali sono le funzioni dei recettori beta? Devi sapere che di recettori adrenergici ne esistono di diversi tipi, ma oggi ci occuperemo solo di descrivere i recettori beta.

I recettori Beta-Adrenergici

  • recettori β-1: sono localizzati a livello cardiaco e delle cellule iuxaglomerulari, la loro funzione è quella di aumentare la forza e la frequenza di contrazione cardiaca, aumentare il rilascio di renina
  • recettori β-2: sono presenti sui muscoli lisci dell’apparato respiratorio, dell’utero e dei vasi, quando attivati sono in grado di rilasciare la muscolatura. Sono anche localizzati sui muscoli scheletrici dove sono in grado di aumentare la captazione di potassio. Sono presenti anche a livello epatico dove promuovono la glicogenolisi
  • recettori β-3: presenti sulle cellule adipose in grado di attivare la lipolisi.

Attivando o bloccando questi recettori puoi ben immaginare come possano essere d’aiuto in terapia o che eventuali effetti indesiderati possano mostrare. I β-bloccanti sono dunque tuti quei farmaci in grado di antagonizzare gli effetti della stimolazione di questi recettori. In poche parole, si legano al recettore e lo bloccano, spendolo, non rispondendo allo stimolo. C’è da aggiungere che i farmaci beta bloccanti utilizzati in terapia, tra cui anche il bisoprololo, non hanno affinità specifica per un singolo recettore. Possono avere attività selettiva mista, oppure avere una selettività per un tipo recettoriale correlata alla dose.

I beta bloccanti intervengono nella regolazione della pressione sanguigna inibendo competitivamente i recettori β1 e β2 vascolari e cardiaci avendo così effetto ionotropo negativo (diminuzione della contrattilità del miocardio) e cronotropo negativo (diminuzione della gittata cardiaca). Il bisoprololo a basse dosi mostra selettività sui recettori β1, a dosi elevate è in grado di inibire i recettori β2 bronchiali e vascolari.

Effetti dei β-bloccanti

Effetti sul sistema cardiovascolare. Abbiamo detto che i recettori β1 e β2 sono presenti a livello cardiaco ed a livello vascolare. I farmaci in grado di bloccare questi recettori sono dunque in grado di:

  • Abbassare la pressione in pazienti ipertesi
  • Intervenire nel trattamento dell’angina
  • Intervenire nel trattamento dell’insufficienza cardiaca cronica
  • Intervenire nel trattamento post infarto miocardico
  • Intervenire nel trattamento delle aritmie

La pressione arteriosa è il risultato del flusso d’uscita cardiaco e della resistenza periferica vascolare. Nel controllo della pressione arteriosa intervengono numerosi fattori, motivo per cui esistono diverse classi di farmaci per il trattamento di una pressione che supera i valori fisiologici. Questi farmaci possono essere somministrati da soli oppure combinati tra loro. Il medico valuterà i meccanismi d’azione di tutti questi farmaci, l’eventuale interazione che possono mostrare con eventuali altre terapie croniche che assume il paziente, il fattore rischio/beneficio e tanti altri. L’ipertensione è tra le più comuni malattie cardiovascolari, e tra i più comuni fattori di rischio per le malattie coronariche. Puoi ben dedurre che non trattare questa patologia può avere complicanze anche fatali.

Quando l’ossigeno che arriva al cuore non è abbastanza per soddisfare le sue necessità ci troviamo di fronte ad un attacco anginoso. Il dolore da angina è caratterizzato da un dolore diffuso nel petto, nelle braccia e nel collo indotto da sforzi freddo od eccitazione. L’insufficienza cardiaca si manifesta con dispnea e/o astenia, edema, crepitii all’auscultazione toracica. Alla base di questa sindrome troviamo una gittata cardiaca non sufficiente a supportare le esigenze metaboliche del nostro organismo. Questo porta ad un aumento del volume dei fluidi circolanti dovuto, parzialmente, all’aumento della pressione venosa portando ad accumulo dei fluidi nei tessuti ed, in parte,  ad una riduzione del flusso renale che attiva il sistema renina-angiotensina-aldosterone che causa ritenzione di sodio Na+ ed acqua.

Effetti sul tratto respiratorio. Bloccando i recettori β2 bronchiali si ha un aumento delle resistenze delle vie aeree, soprattutto nei pazienti affetti da asma bronchiale. Sono dunque da evitare nei soggetti asmatici. Si è però notato come pazienti affetti da BPCO (broncopneumopatia cronica ostruttiva) siano in grado di tollerare bene i beta bloccanti. In questi casi si andranno a preferire beta bloccanti in grado di agire preferibilmente sul recettore di tipo 1.

Effetti sull’occhio. Sai anche l’occhio può mostrare ipertensione, ed in questo caso parliamo di glaucoma. In questo caso la terapia con beta bloccanti è in grado di diminuire la pressione endoculare. Il glaucoma è la principale causa di cecità ed a volte anche la terapia farmacologia non è dà effetto benefico. L’aumento della pressione endoculare porta al danneggiamento della retina e del nervo ottico con progressiva riduzione del campo visivo fino a cecità.

A cosa serve il bisoprololo

Da quello che abbiamo detto finora puoi immaginare a cosa serva questo beta bloccante. In clinica trova applicazione per il trattamento di:

  • Ipertensione
  • Angina pectoris
  • Insufficienza cardiaca

Spesso è somministrato in terapia combinata con ACE inibitori, diuretici ed eventualmente glicosidi cardiaci, od altri farmaci attivi sul sistema cardiovascolare, ma sarà sempre il medico a valutare la terapia, modificandola quando necessario.

Come si assume

Se ti dovesse venir prescritto questo farmaco, devi sapere che la sua forma farmaceutica è la compressa. Il bisoprololo si preferisce assumerlo al mattino con o senza cibo. La compressa deve essere deglutita senza essere masticata. A questo punto avremo il suo picco ematico dopo 1-3 ore con una buona biodisponibilità (80-90%). La sua emivita è di circa 9-12 ore, ed è escreto principalmente per via urinaria. Sai, se stai assumendo questo farmaco, non puoi interromperlo improvvisamente. Soprattutto se soffri di ischemia cardiaca, il dosaggio deve essere ridotto in maniera graduale altrimenti potrebbe verificarsi un peggioramento dei sintomi della malattia.

Sai, le dosi quanto più personalizzate di questo farmaco sono un'arma vincente. La terapia deve essere iniziata con la dose più bassa possibile ed aumentandola poi gradualmente fino al raggiungimento della dose terapeutica:

  • 1,25 mg una volta al giorno per una settimana, se tollerata si prosegue con
  • 2,5 mg una volta al giorno per una settimana, poi
  • 3,75 mg una volta al giorno per una settimana, poi
  • 5 mg per le 4 settimane consecutive, poi
  • 7,5 mg per le 4 settimane consecutive, poi
  • 10 mg una volta al giorno come terapia di mantenimento.

Tutti gli aumenti saranno fatti sotto stretto controllo medico. Inoltre, sarà il medico ad intervenire adeguando la dose alle tue necessità ed alla patologia da trattare. Abbiamo già detto che quando non si riesce ad ottenere un buona buona risposta farmacologica in monosomministrazione, il bisoprololo può essere associato, a seconda del caso, a:

  • diuretici
  • ACE- inibitori
  • bloccanti dei recettori dell'aldosterone
  • glicosidi cardiaci

Gli effetti indesiderati

Gli effetti indesiderati più comuni mostrati dai beta bloccanti sono:

  • Diminuzione della resistenza alla fatica
  • Bradicardia
  • Peggioramento dell'insufficienza cardiaca pre-esistene
  • Broncospasmo in pazienti con asma bronchiale
  • Vertigini, mal di testa e raramente sincopi
  • Freddo alle estremità o senso di freddo
  • Ridotta lacrimazione oculare
  • Depressione
  • Disturbi del sonno (incubi, allucinazioni) ed in alcuni casi impotenza (questo effetto è meno pronunciato con bisoprololo, atenololo e metoprololo rispetto agli altri farmaci della stessa classe)
  • nausea, vomito, diarrea, costipazione
  • rash cutaneo o peggioramento della psoriasi
  • debolezza o crampi muscolari

 Le controindicazioni

Nei bambini e nei ragazzi sono i 18 anni è sconsigliato l'utilizzo di questo farmaco. È sconsigliato anche in soggetti anziani che presentano insufficienza renale od epatica. Inoltre è sconsigliato in tutti quei pazienti che mostrano o hanno mostrato:

  • ipersensibilità al principio attivo o agli eccipienti
  • insufficienza cardiaca acuta od episodi di insufficienza cardiaca scompensata che richiedono terapia endovena con farmaci ionotropi
  • sindrome del node del seno, blocco seno-atriale, blocco atrio-ventricolare di secondo o terzo grado
  • Bradicardia con meno di 60 battiti/min prima dell'inizio del trattamento ed ipotensione (pressione arteriosa sistolica < 100 mmHg).
  • Feocromocitoma non trattato.
  • Asma bronchiale grave o altra grave patologia ostruttiva polmonare sintomatica.
  • Gravi forme di patologia ostruttiva del sistema arterioso periferico e sindrome di Raynaud.
  • Acidosi metabolica.

Inoltre, se dovesse assumere questo farmaco senza necessità terapeutica, questo costituisce doping e può dare positività ai test anti-doping.

In gravidanza e allattamento

Abbiamo detto che l'ipertensione se non trattata può avere severe complicanze. Durante la gravidanza, avrai un controllo costante della pressione per per evitare complicanze sia sul tuo organismo sia sul bambino. In gravidanza, l'ipertensione non è rara ed il tuo medico o la tua ginecologa sapranno consigliarti al meglio come gestire questa situazione. Sai, un'ipertensione non trattata in gravidanza può portare a distacco di placenta e parto pretermine con ripercussioni sul neonato (preeclamsia).

Posso usare il bisoprololo in gravidanza?

Come sempre, il tuo medico o la tua ginecologa valuteranno la tua situazione al meglio (valutano rischio-beneficio). I beta bloccanti riducono la perfusione placentare che può portare ad un ritardo nella crescita del tuo bambino, morte intrauterina, aborto o parto prematuro. Se dovessi utilizzare questo farmaco, durante la gravidanza dovranno essere monitorati flusso uteroplacentare e crescita fetale. Subito dopo il parto il tuo bambino sarà tenuto sotto attenta osservazione (ipoglicemia e bradicardia si manifestano entrano i primi 3 giorni). Qualora ci fossero complicanze, il tuo medico valuterà soluzioni alternative. Per quanto riguarda l'allattamento, non ci sono studi che mostrino l'escrezione del bisoprololo nel latte, motivo per cui è fortemente sconsigliato l'utilizzo di questo farmaco in allattamento.

Fonti| Foye’s – Principi di Chimica Farmaceutica;  Katzung – Farmacologia Generale e Clinica; Rang & Dale – Farmacologia

 

Laureata in Farmacia presso la facoltà di Scienze del Farmaco dell’Università degli Studi di Milano. Tesi svolta presso il laboratorio di altro…
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