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Come si previene l’epatocarcinoma: il tumore al fegato che non dà sintomi

L’epatocarcinoma è un tumore molto serio e diffuso che va a colpire il fegato. Si tratta della forma più diffusa e più aggressiva di questa neoplasia e purtroppo nelle prime fasi non dà sintomi.
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Valentina Danesi 3 Settembre 2022
* ultima modifica il 10/10/2023

L'epatocarcinoma è la forma di tumore al fegato più diffusa ed è causata da una proliferazione incontrollata delle cellule di quest'organo. È un tumore aggressivo e che non a caso rappresenta la seconda causa di morte per neoplasia in tutto il mondo. Il principale fattore di rischio è l'abuso di alcol, ma anche patologie come epatite B, epatite C e sindrome metabolica possono aumentare le probabilità di sviluppare questo tumore.

Cos’è

L’epatocarcinoma è una tipologia di tumore aggressivo del fegato. È il più diffuso e tra quelli più aggressivi tanto che possiamo dire che è il sesto per incidenza a livello mondiale e il secondo per causa di morte da neoplasia. Si forma a causa dello sviluppo senza controllo di cellule, appunto, del fegato. La prognosi è molto incerta perché di norma nei primi stadi è un tumore “che non fa rumore”: non dà sintomi e quindi è molto difficile da diagnosticare.

I sintomi

Come ti abbiamo detto, non è facile diagnosticare l'epatocarcinoma proprio perché inizialmente non dà sintomi. Proviamo però a capire quali sono i segnali da non sottovalutare e se sei, o meno, un soggetto a rischio, analizzando le possibili cause. Ecco a cosa prestare attenzione:

  • dolore profondo e sordo all’addome
  • dimagrimento improvviso e perdita di forze
  • inappetenza
  • vomito
  • nausea
  • tensione all’addome
  • ingrossamento del fegato (epatomegalia) notato grazie all’autopalpazione
  • febbre e dolore alle ossa
  • ingrossamento dell’addome
  • ittero (talvolta la pelle può diventare giallastra)
  • ingrossamento della milza.

Le cause

La causa precisa dell'epatocarcinoma ancora non la conosciamo. Inoltre, non si tratterà di un solo elemento. Ci sono però fattori di rischio da monitorare: parliamo di circostanze o comportamenti che se mantenuti nel tempo possono portare a questo problema. Vediamoli:

  • diagnosi di epatite B o C
  • abuso di alcol
  • sindrome metabolica.

Si consiglia a chi ha contratto una di queste due forme di epatite di effettuare, sempre aggiornando il proprio medico, controlli periodici per verificare che questo tipo d’infezione non stia progredendo o non stia evolvendo in epatocarcinoma.

La diagnosi

Il medico ti chiederà di sottoporti ad ecografia, tomografia assiale computerizzata e risonanza magnetica nucleare epatica. In ultimo, ci sarà l’esame istologico che servirà, per analizzare la formazione e dare una risposta definitiva sulla natura del tessuto in eccesso.

La prevenzione

Per prevenire l'epatocarcinoma o meglio cercare di evitarlo, perché nulla può essere una garanzia definitiva, ecco qualche consiglio basato sui principali fattori di rischio:

  • vaccinarsi contro l’epatite B e C
  • ridurre il consumo di alcol
  • praticare sesso protetto
  • scegliere solo centri di tatuaggi e piercing certificati
  • avere uno stile di vita sano sia in termini di movimento che di alimentazione.

La cura

Come cura per l'epatocarcinoma si parla invece di intervento chirurgico se il tumore non è molto esteso e il fegato è ancora in grado di mantenere intatte (o quasi) le sue funzioni. Se, invece, la diagnosi avviene in fase avanzata e funzionalità e parametri sono ormai compromessi, si deve purtroppo rinunciare all’intervento chirurgico. La prognosi a questo punto sarà piuttosto negativa, mentre l'ultima possibilità che rimane è il trapianto di fegato: va però considerato che si deve generalmente essere in buona salute e non è un’operazione semplice, inoltre i donatori sono pochi.

A differenza di molti altri tumori in questo caso non è consigliata la chemioterapia ma si prediligono:

  • l’ablazione, con radiofrequenza o microonde, efficace nel caso di tumori di piccole dimensioni
  • la chemioembolizzazione epatica (TACE), una terapia somministrata direttamente nel fegato tramite un accesso vascolare, in caso di tumori estesi
  • la terapia medica sistemica, ossia farmaci somministrati per via endovenosa (immunoterapia/anticorpi monoclonali) o per via orale (inibitori multichinasici) che vanno a mitigare la sintomatologia.

Fonti| Istituto Oncologico Veneto, Humanitas 

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