
Il primo Wall of Kindness è nato nella città iraniana di Mashhad nel 2015. Un signore, rimasto anonimo, avrebbe semplicemente piantato un chiodo in un muro e lì attaccato degli attaccapanni, aggiungendo un biglietto con la scritta: “Se non ne hai bisogno, lascialo. Se ti serve, prendilo”.
Da lì in avanti, i muri della gentilezza si sono diffusi in diverse parti del mondo, riempiendosi e svuotandosi di cappotti, giacche, pantaloni e altri capi di vestiario dismessi (e non). Perché dove il governo di un Paese non interviene, sono le persone a far da sè e ad aiutare il prossimo. I muri della gentilezza hanno così iniziato a fare il giro del mondo, spesso con ottimi risultati, altre volte con qualche intoppo.
Nel gennaio del 2016 in Pakistan è comparso un muro della gentilezza dove le persone potevano abbandonare qualsiasi cosa fosse di aiuto al prossimo: non solo indumenti, ma anche generi alimentari rigorosamente confezionati. Nello stesso mese anche nella regione autonoma di Guangxi Zhuang, nel sud della Cina è comparso un muro, una vera eccezione a quanto citato dal proverbio cinese secondo il quale “sono più numerosi gli uomini che costruiscono muri, di quelli che costruiscono ponti”.
In Giordania un muro della gentilezza è apparso nel novembre del 2017 ad Amman, presso il Landmark Amman Hotel: qui gli indumenti lasciati per i più bisognosi prima dell’inizio della stagione invernale venivano addirittura puliti dalla lavanderia dell’hotel e consegnati come nuovi ai futuri destinatari.
Nel 2018, qualche giorno prima di Natale, un Wall of Kindness è comparso nella città di Uppsala, in Svezia. Inizialmente il muro era in bella mostra grazie a una barra rosa con le scritte “Wall of Kindness” e “Prendi un cappotto se hai freddo”, un’idea nata da un’agenzia immobiliare locale che ha costruito la propria strategia pubblicitaria sull’iniziativa, offrendo al contempo un aiuto a chi era meno fortunato. Oggi il muro della gentilezza di Uppsala è diventato un’installazione artistica che non solo svolge la sua funzione sociale, ma rende più bella anche la città.
A Milano, per iniziativa del collettivo “Il Tempio del Futuro perduto”, il muro della gentilezza è comparso al civico numero 7 di via Luigi Nono, vicino al Cimitero Monumentale: qui si trovano indumenti di ogni tipo, ma anche prodotti per l’igiene personale e numerosi libri. A Trento, più che un vero muro in piazza Fiera è stato posizionato un grande armadio solidale, in seguito decorato dall’artista Senka Semak.
Firenze ha il suo Wall of Kindness nel Parco della Misericordia, a Borgo San Lorenzo, mentre Bologna si è appoggiata all’asilo nido “La Trottola” per realizzare un muro che potesse aiutare i bambini in difficoltà.
Come detto poco sopra, alcuni muri non hanno riscosso il successo che ci si poteva augurare. Nel 2016, anche a Palermo, in via Celso, era nato un muro della gentilezza: non è però durato a lungo perché non è stato controllato e non è mai stato gestito da nessuno
Stessa cosa è accaduta a Roma dove su una facciata della sede della municipalizzata AMA di via Cassia 1761, gli studenti del liceo Marymount International School di Vigna Clara si erano adoperati per questa buona inziiativa. Il muro si è però trasformato in una discarica a cielo aperto e perciò è stato presto smantellato. Anche l’esperimento a Sestri levante non è andato a buon fine: in seguito alle ordinanze municipali per mancata autorizzazione e decoro pubblico, la città dei due mari non ha più il suo Wall of Kindness.