Coronavirus, la laurea in Medicina diventa abilitante: tutti i vantaggi di questa decisione storica

I neolaureati non dovranno più frequentare il tirocinio formativo di tre mesi, né sostenere la prova a crocette che gli consentiva di ottenere l’abilitazione. A partire da questo momento potranno essere subito d’aiuto tra le corsie e negli ambulatori.
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Giulia Dallagiovanna 17 Marzo 2020
* ultima modifica il 22/09/2020

Niente più tirocinio post-laurea e niente più esame di Stato. A partire da oggi, la laurea in Medicina e Chirurgia verrà considerata abilitante. È forse questa la misura più rivoluzionaria tra le tante contenute nel decreto "Cura-Italia", che promette di mobilitare flussi economici per 350 miliardi di euro, molti dei quali destinati anche a potenziare il Servizio sanitario nazionale, preziosissimo in questa lotta al nuovo Coronavirus.

La laurea abilitante

Il cambiamento più drastico riguarda proprio i neolaureati in Medicina che fino a ieri erano in attesa di sostenere la prova a crocette prevista dall'esame di Stato, già rimandato lo scorso 26 febbraio proprio per evitare assembramenti in ambienti chiusi come le aule universitarie. A partire da questo momento, risulteranno dunque abilitati alla professione medica. Cosa significa? Appena conseguita la pergamena, si può festeggiare un importante traguardo, ma non ancora esercitare sul campo. Solo l'abilitazione consente di avere a che fare in modo diretto con i pazienti.

Cosa consentirà di fare

Questa risoluzione permette di  "liberare immediatamente sul sistema sanitario l'energia di circa 10 mila medici e far fronte alla carenza di personale", ha spiegato il ministro dell'Università Gaetano Manfredi. Ma cosa potranno fare i neoabilitati in concreto? Per prima cosa potranno provvedere ai turni nei Presidi di continuità assistenziale, ovvero le Guardie Mediche, davvero preziose in questo frangente per i pazienti ordinari e per chi telefona temendo di aver contratto il Covid-19. Inoltre, hanno la possibilità di sostituire i medici di Medicina Generale che sono rimasti contagiati a causa della carenza di mascherine: sono tantissimi su tutto il territorio italiano e alcuni di loro, purtroppo, sono anche deceduti.

Serviva un'emergenza, forse, per capire quanto fosse problematico l'imbuto formativo

Anche in ospedale avranno comunque l'opportunità di dare una mano. Non sono ancora specializzati, né specializzandi, dunque ci sono alcuni compiti ai quali non potranno sopperire. Ma nei pronto soccorsi e come assistenti nelle terapie intensive ormai al collasso potrebbero rivelarsi davvero molto utili.

Serviva insomma un'emergenza di questa portata per mostrare una volta per tutte quanto sia problematico l'imbuto formativo che deve affrontare chi vuole diventare medico e quanto stia contribuendo alla grave carenza di camici bianchi nel nostro Paese.

Le altre misure per la Sanità

Oltre allo sblocco di forze fresche, il decreto prevede aiuti all'intero Sistema sanitario nazionale, gravemente sotto pressione già dalla fine di febbraio. Via libera prima di tutto a 20mila assunzioni, tra medici e infermieri, ma anche al pagamento delle decine di ore di straordinario che quelli già arruolati sono costretti a sostenere. A quest'ultima necessità sono stati destinati 150 milioni. Si cercherà inoltre di trattenere coloro i quali avrebbero dovuto andare in pensione quest'anno.

Si prevede di aumentare anche i posti letto, soprattutto nelle terapie intensive ormai al collasso, ma anche nei reparti di Pneumologia e Malattie Infettive, grazie allo stanziamento di 340 miliardi. D'altro canto, anche le strutture private, che per al verità stanno già collaborando, dovranno mettere a disposizione stanze e strumenti se ce ne fosse bisogno.

E ancora verranno erogati finanziamenti a tassi agevolati, quando non a fondo perduto, a tutte le imprese che, in accordo con il commissario per la carenza dei dispositivi medici Domenico Arcuri, convertiranno la propria produzione in strumenti medici, mascherine e altri materiali per la protezione individuale.

La Protezione Civile potrà infine requisire hotel e strutture ricettive per aumentare la disponibilità di posti letto, qualora si rivelasse necessario.

Fonte| Ministero della Salute

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