Gumusservi è il termine turco per indicare la luce della luna che splende sull'acqua. É una parola intraducibile sia nella lingua italiana sia in inglese e racconta un'esperienza naturale molto romantica e densa di malinconia. Chiunque abbia provato a svegliarsi di notte e vedere una scia argentata di gumusservi che splende sul mare o sul fiume conosce bene quella sensazione magica e al tempo stesso di impotenza.
Gumusservi è una parola particolare perché compie un doppio lavoro: da un lato descrivere un fenomeno naturale magnifico, dall’altro invece dà voce a un’emozione, molto simile alla nostalgia. É per questo che Gumusservi è spesso usata nelle poesie.
É un termine evocativo che l’autrice Yee-Lum Mak ha inserito nel blog di parole stravaganti «OtherWordly», da cui è nato l’omonimo libro, che racchiude tutte quelle parole che non hanno una traduzione e sono estremamente romantiche. Grazie al suo potenziale estetico, è diventata una parola nota anche a chi non parla turco: è un hashtag sui social ed è anche il titolo di un brano di Zoe Bastel.
Esiste un’altra parola, sempre in turco, che racconta sempre del riflesso lunare. Si tratta “yakamoz”, anche in questo caso si tratta di un termine intraducibile se non con l’espressione “il riflesso della luna sull’acqua”. Yakamoz è stata incoronata dalla rivista tedesca Kulturaustausch (“Scambio di culture”) nel 2007 come la parola con l’immagine più bella.
In realtà, yakamoz e gumusservi non sono proprio sinonimi, anche se vengono usati in questo modo. Yakamoz si riferisce anche alla composizione di quei microorganismi in grado di formarsi sott’acqua, soprattutto nel Bosforo – lo stretto che corre lungo Istanbul separando geograficamente l’Europa dall’Asia – e che, nelle notti di luna piena, sono capaci di dare uno scintillio acqua. Si tratta della bioluminescenza, che deriva dalla parola greca "diakamos" e significa "bagliore sotto il mare". E, proprio, questo bagliore assomiglia al riflesso lunare o, comunque si percepisce meglio, quando la luce della bioluminescenza viene fatta brillare dalla luna.
Il satellite della Terra, da sempre, affascina l’uomo così tanto che il turco non è l’unica lingua che ha una parola per raccontare la sua luce. Esiste un termine ancora più specifico in svedese, Mångata, che indica il riflesso della luna nel mare.
Se ti piacciono i giochi di luce, non dimenticare la meraviglia dei raggi del sole che filtrano tra gli alberi. In questo caso si Komorebi, un'altra parola giapponese intraducibile.