Cos’è e in quali casi serve l’angioplastica, l’intervento che Gigi Riva ha rifiutato prima di morire

Gigi Riva, il leggendario calciatore italiano, è morto a 79 anni nella giornata di lunedì 21 gennaio in seguito alle complicanze di un infarto. Poche ore prima, avrebbe rifiutato un intervento di angioplastica, necessario per dilatare arterie e vasi sanguigni ostruiti e far riprendere il normale flusso di sangue verso il cuore.
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Kevin Ben Alì Zinati 23 Gennaio 2024
* ultima modifica il 30/01/2024

Sicuramente hai saputo della morte di Gigi Riva, il leggendario attaccante che ha scritto la storia del calcio italiano e internazionale.

Rombo di Tuono, come l’aveva sapientemente ribattezzato il maestro del giornalismo Gianni Brera, era stato trasportato urgentemente in ospedale in seguito a un infarto e nelle ore successive avrebbe avuto essere sottoposto a un’angioplastica coronarica.

Ovvero a un intervento di chirurgia per dilatare un vaso sanguigno o un’arteria ostruite. Le cose però sono andate diversamente: dal momento che l’operazione avrebbe comportato più di un rischio, Riva ha scelto di consultarsi con la famiglia prima di decidere.

Il tempo, e il destino, tuttavia hanno giocato d’anticipo e intorno alle 19.30 si è spento nella «sua» Cagliari. Aveva 79 anni.

Come ti dicevo, l’angioplastica è una procedura a cui si ricorre quando le arterie coronariche sono ostruite. Tale restringimento, che viene definito stenosi, è spesso causato da una placca ateromasica e può essere estremamente pericoloso perché riduce l’afflusso di sangue al cuore.

In presenza di una stenosi coronarica si ricorre dunque a un’angioplastica che consiste nella dilatazione di un vaso attraverso uno o più gonfiaggi di un catetere a palloncino in modo da ricreare lo spazio per lo scorrimento del sangue.

Un’angioplastica può durare da 15 minuti a qualche ora, in base alla complessità del singolo caso e come ti accennavo prevede l’inserimento all’interno di un’arteria di un catetere, ovvero un tubicino lungo e sottile, di solito a livello del polso, dell’inguine o del braccio (arteria omerale).

Il catetere viene avanzato fino in prossimità dell’arteria ristretta. Si inietta quindi del mezzo di contrasto per verificare la sede e l’entità del restringimento.

A quel punto, un filo-guida viene fatto passare attraverso il catetere e poi all’interno dell’arteria chiusa o ristretta, oltre l’ostruzione portando con sé un palloncino che, una volta gonfiato, riaprirà l’arteria occlusa.

L’angioplastica coronarica è un intervento mini-invasiva che si esegue in anestesia locale ma non è priva di rischi al 100%. Le nuove tecniche chirurgiche hanno ridotto la mortalità sotto l’1% ma molto dipende anche dalle condizioni del paziente.

Come nel caso di Gigi Riva, che prima ha voluto consultarsi con i figli Nicola e Mauro per provare a capire insieme che strategia mettere in campo per affrontare anche questo avversario.

Fonte | Humanitas

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