Secondo alcuni biologi le sue origini andrebbero ricercate nelle capre del Tibet. Altri invece la ricollegano alla Mark-hor, detta anche Falconeri, in onore di Hugh Falconer, il naturalista inglese che per primo la notò nell’Afghanistan settentrionale e nel Belucistan. Ma già il nome della specie lega questo animale alla Sicilia: Girgenti infatti è il nome antico della città di Agrigento. E si racconta che furono gli Arabi i primi a portarla dall'oriente in terra siciliana più di mille anni fa. Stiamo parlando della capra girgentana, splendida razza ovina dalle tipiche corna a spirale (o a cavaturacciolo), presenti in entrambi i sessi, e dal portamento fiero.
Un tempo non troppo remoto, i greggi giravano liberamente tra le vie dei borghi della Sicilia. La capra girgentana veniva allevata soprattutto per il suo latte, che il pastore vendeva porta a porta, mungendo l'animale sul momento. Una vecchia tradizione, certo, che però andava contro le norme igienico-sanitarie. C'erano poi altre due complicazioni, chiamiamole così: con le sue corna metteva a repentaglio la salute degli altri ovini, in particolare delle pecore (che non hanno corna), e poi il suo latte non poteva essere miscelato con quello di pecora per la preparazione del pecorino. Così è iniziato il declino della capra girgentana.
Alla fine degli anni Novanta il numero era precipitato ad appena un centinaio di esemplari. Si cominciò allora a parlare di salvaguardia della capra girgentana. A questo punto della storia entra in scena un importante personaggio: Giacomo Gatì, oggi 67enne, di Campobello di Licata (provincia di Agrigento), con alle spalle un passato da metalmeccanico in Germania. La sua passione per gli animali e per l'agricoltura biologica non si è mai spenta e, venuto a conoscenza della situazione critica in cui versava la capra girgentana, è tornato in Sicilia per scovare i pochi esemplari rimasti. Ad aiutarlo nella ricerca c'erano Giovanni Fazio, attuale presidente dell'associazione per la salvaguardia e la valorizzazione della capra girgentana, e Ignazio Vassallo, dirigente della Soat (Sezione Operativa Assistenza Tecnica) di Agrigento che fa riferimento al dipartimento dell'Agricoltura della Regione Sicilia.
I tre notarono che le capre girgentane ormai venivano usate per lo più nelle mostre di bellezza. Per salvare la specie dall'estinzione occorreva tornare ad allevarla e ricavarci prodotti caseari. Così è nata l'azienda agricola-caseificio Montalbo. Ci sono voluti anni di impegno e numerosi sacrifici, ma la scommessa di Giacomo Gatì di allevare una capra che pareva non avere più futuro è stata vinta. Dal 2016 il timone dell'azienda è stata ceduto a Davide Lo Nardo, 32 anni.
"Quando parliamo di capra si immagina subito un sapore forte; i formaggi ricavati con il latte della girgentana invece hanno un sapore molto delicato." – spiega Davide. "Attualmente realizziamo oltre 40 prodotti, sia formaggi cremosi sia formaggi a pasta dura, sia a caglio animale sia a caglio vegetale, aggiungendo anche spezie come curcuma, cannella e maggiorana. In azienda abbiamo circa 300 animali e lavoriamo in media 200 litri di latte al giorno".
E pensare che vent'anni fa, quando era iniziata l'attività, i litri di latte lavorati al giorno presso l'azienda Montalbo oscillavano in media tra i 10 e i 20. In generale, è migliorata notevolmente la situazione della capra girgentana, sebbene rimanga una specie protetta. Adesso gli esemplari sono circa un migliaio. Ma soprattutto i formaggi ottenuti dal latte di capra girgentana si fanno apprezzare da un pubblico sempre più vasto.
"Il fatto che la capra girgentana è stata riconosciuta come presidio Slow Food ci ha aiutato a far conoscere la nostra attività e ha contribuito alla valorizzazione del prodotto." – aggiunge Davide – "Adesso non siamo più soli; ci sono altri 4 allevatori che fanno parte dell'associazione per la salvaguardia della capra girgentana. Possiamo dire che il progetto avviato anni fa da Giacomo Gatì sta dando i suoi frutti: i nostri formaggi vengono venduti, in quantità limitata naturalmente, non solo in Sicilia, ma anche nel resto d'Italia e in paesi europei come Olanda, Francia e Spagna".
Credits photo: Azienda agricola Montalbo