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Diabete: esistono farmaci alternativi all’insulina? Facciamo chiarezza

Nel 2030 potrebbero esserci milioni di persone affette da diabete che non riusciranno ad avere accesso all’insulina. Ci siamo quindi chiesti se a questo farmaco salvavita esistessero delle alternative. E la risposta è che per i diabetici di tipo 1 è, al momento, insostituibile. Mentre per il tipo 2 il discorso è più complesso.
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Giulia Dallagiovanna 28 Novembre 2018
* ultima modifica il 13/03/2019
Con la collaborazione del Dott. Livio Luzi professore di Endocrinologia all'Università degli Studi di Milano e dirigente dell'area Endocrinologia e Malattie metaboliche presso il Policlinico San Donato

L'insulina costa troppo e nel giro di poco più di 10 anni non ce ne sarà abbastanza per tutti, in particolare nei paesi a basso reddito economico. Su Ohga ti avevamo già parlato di questo problema e di come la metà dei pazienti affetti da diabete di tipo 2, cioè quello che insorge durante l'età, rischi di rimanere senza il farmaco salvavita entro il 2030.

Ci siamo allora chiesti se esistessero medicine alternative all'iniezione dell'ormone che tiene sotto controllo i livelli di glicemia nel sangue e se potessero in qualche modo essere utilizzate per una terapia a costi inferiori e, quindi, più accessibile.

E la risposta è che l'insulina, quando serve, è insostituibile. Se sei affetto da diabete di tipo 1, non puoi non assumerla. E in ogni caso, è sempre indispensabile chiedere un consulto al tuo medico e stare alla larga dalle cure fai da te, che in questo caso potrebbero avere conseguenze anche molto gravi.

Per quanto riguarda il diabete di tipo 2, la forma più diffusa, possono essere consigliati anche altri farmaci, ma questo non significa che l'insulina non sia più necessaria. Circa un terzo dei 3,5 milioni di pazienti che in Italia presentano questa patologia non può comunque fare a meno di questo ormone.

Proviamo allora a capire insieme di quali famiglie di farmaci si sta parlando con l'aiuto del dottor Livio Luzi, professore ordinario di Endocrinologia all'Università degli Studi di Milano e dirigente dell'area Endocrinologia e Malattie metaboliche presso l'IRCCS Policlinico San Donato.

Un breve ripasso

L'insulina è un ormone già presente nel tuo corpo, perché lo produce il pancreas. Il suo lavoro è quello di stimolare le cellule ad assorbire gli zuccheri rilasciati dal fegato e presenti nel sangue. In questo modo, tiene sotto controllo il livello della glicemia.

Se ti manca completamente questo ormone, significa che soffri di diabete di tipo 1, una patologia che di solito si presente quando sei molto giovane. Se invece il problema è che il tuo corpo è carente di questa sostanza o che le cellule non sono più così recettive ai suoi input, si tratta di diabete di tipo 2.

Metformina

La metformina è il primo farmaco che si consiglia per trattare il diabete di tipo 2. La sua azione si concentra sul fegato e riduce la quantità di glucosio che questo organo rilascia nel flusso sanguigno. Inoltre rende le cellule più sensibili all'azione dell'insulina prodotta dal pancreas e quindi più attive nell'assorbire gli zuccheri presenti nel sangue.

Sulfaniluree

Questa classe di farmaci stimola il tuo corpo a fare quello che da solo non è più in grado di fare: produrre insulina. Le cellule beta presenti nel pancreas sono spinte ad emetterla, mentre i tessuti periferici sono messi nella condizione di assorbirla. Sono farmaci molto potenti e per questo motivo non possono essere prescritti in gravidanza o in caso di malattie renali o epatiche.

Di solito si assumono per via orale circa 20 minuti prima di mangiare, in modo da indurre il rilascio di insulina proprio nel momento che segue il pasto e rispettare le normali funzioni dell'organismo. Poiché possono indurre ipoglicemie, la tendenza attuale è quella di utilizzarli sempre meno.

Tiazolidinedioni

I farmaci a base di tiazolidinedione servono a ridurre insulino-resistenza, cioè aumentare l'utilizzo di glucosio da parte dei tessuti.

Sono però medicine alle quali prestare molta attenzione, anche perché fra gli effetti collaterali sono indicati ritenzione idrica e quindi aumento di peso. Una conseguenza che può anche peggiorare la situazione in un paziente diabetico.

In realtà, ad oggi in Italia viene utilizzato solo il Pioglitazone.

Analoghi di GLP-1

Sono un gruppo di farmaci che simulano l'azione del GLP-1 (Glucagon-like peptide 1), un ormone che stimola la produzione di insulina, se i livelli di glucosio nel sangue sono troppo elevati. Il vantaggio è che possono tenere a bada la glicemia, senza il rischio di farti andare incontro a crisi ipoglicemiche, un potenziale effetto collaterale dell'insulina.

Inibitori SGLT2

Una sigla complicata per un meccanismo più semplice. Gli inibitori del trasporto sodio-glucosio di tipo 2 provano, invece che a stimolare la produzione di insulina per contrastare l'eccesso di glucosio, a favorirne l'eliminazione attraverso le urine.

Ricordati sempre che l'insulina, quando serve, non può essere sostituita da nessun altro preparato farmaceutico. Si può però pensare che non sempre sia fondamentale per la cura di pazienti con diabete di tipo 2. In ogni caso, chiedi sempre prima un consulto al tuo medico, perché le cure fai da te in questo caso possono produrre conseguenze molto gravi, persino il coma.

Il parere dell'esperto

Come ti dicevo prima, abbiamo chiesto al professor Livio Luzi se questi farmaci rappresentino delle alternative all'insulina, oppure no.

"In caso di diabete di tipo 1, l'insulina è un farmaco salvavita che non può essere sostituito. 

Se invece si parla di diabete di tipo 2, il primo farmaco che viene consigliato è la Metformina. Si può poi aggiungere un secondo farmaco e così via, arrivando a una triplice terapia o addirittura quadruplice, nei casi più gravi.

La chiave di volta è il compenso metabolico, che viene valutato tramite l'emoglobina glicosilata. Si misura cioè la quantità di zucchero legata all'emoglobina presente nei globuli rossi che trasportano l'ossigeno. Queste cellule hanno un'emivita di 120 giorni, dopodiché avviene il ricambio. Assieme a loro, cambiano anche i quantitativi di glucosio adeso all'emoglobina. L'esame dell'emoglobina glicosilata permette di conoscere l'andamento della glicemia durante gli ultimi due o tre mesi e così quantificare il compenso metabolico. 

Il livello ottimale del compenso metabolico è, a target, il 7%. Nelle persone affette da diabete scompensato solitamente si aggira fra il 9 e l'11%, perciò è necessario utilizzare tutti i farmaci che consentono di tornare al valore corretto. Così, alla Metformina può essere aggiunta insulina, o a volte un secondo o un terzo farmaco. 

Esistono poi anche alcune sostanze naturali, fra le quali una derivata dai semi di lupino che stiamo studiando proprio al Policlinico San Donato. La ragione è che molti vegetali possono esercitare azioni ipoglicemizzanti. In particolare, la proteina conglutina-gamma, che stiamo sperimentando, ha capacità insulinomimetiche. Il che significa che si possono ottenere effetti simili, ma non del tutto sovrapponibili, a quelli dell'insulina. È lo stesso principio che è anche alla base dell'utilizzo della Metformina e del Pioglitazone. L’avere a disposizione un presidio di origine naturale ad azione insulinomimetica da utilizzare come integratore sarebbe molto utile ma non potrebbe sostituire in ogni caso l’insulina.

Infatti è importante precisare è che questo discorso può valere solo per i pazienti con diabete di tipo 2 e che quando l'insulina è necessaria, non può in alcun modo essere sostituita".

Fonti | Istituto superiore di sanità

Le informazioni fornite su www.ohga.it sono progettate per integrare, non sostituire, la relazione tra un paziente e il proprio medico.