
Se il riciclo è il paradiso, la discarica è l'inferno. Lo smaltimento dei rifiuti in discarica è il simbolo stesso dell'usa e getta, dell'economia lineare, e va ridotto il più possibile. L'Unione Europea si è infatti posta come obiettivo da raggiungere di abbassare la soglia per lo smaltimento dei rifiuti urbani in discarica al 10%. Prima di parlare dell'attuale situazione in Italia e delle reali possibilità di arrivare a un simile traguardo, bisogna fare una premessa.
Non tutte le discariche sono uguali. Una prima distinzione da fare è tra quelle a norma e quelle abusive. Ovviamente le seconde pongono delle problematiche più gravi dal punto di vista dell'inquinamento ambientale. Per esempio, capita che montagne di plastica accatastate in discariche improvvisate vengano smaltite attraverso la combustione, ossia vengano date alle fiamme, rilasciando così diossina e altre sostanze tossiche (pensa anche alla cosiddetta "terra dei fuochi" in Campania o ai roghi di rifiuti nel Nord Italia).
Una discarica regolamentare è progettata per impedire il più possibile ogni tipo di inquinamento dell'aria, del suolo e delle acque (superficiali e sotterranee) e per farlo deve seguire una serie di norme. Si dovrebbe, in pratica, dotare di barriere di impermeabilizzazione, di sistemi di drenaggio del percolato e di pozzi di captazione del biogas, rilasciato in grande quantità a causa del processo di decomposizione della sostanza organica contenuta nei rifiuti. La normativa italiana, con il decreto legislativo 13 gennaio 2003, n. 36 che recepisce la direttiva europea 1999/31/CE, prevede tre tipi di discariche:
Le discariche, irregolari e non, sono sparse per tutto il pianeta, purtroppo. Alcune sono di dimensioni impressionanti, soprattutto nei paesi in via di sviluppo. Come quella di Bantar Gebang, in Indonesia, non lontano da Giacarta, la discarica più grande al mondo secondo National Geographic. O come quella di Dandora, in Kenya, alla periferia di Nairobi, che compare nel documentario Antropocene. Per non parlare del Great Pacific Garbage Patch, cioè l'isola di rifiuti (soprattutto in plastica) più grande del pianeta che si trova in mezzo all'Oceano Pacifico: di fatto altro non è che un'enorme discarica galleggiante.
E l'Italia come è messa? Non bene. Attualmente, stando ai dati riportati dal Rapporto Rifiuti Urbani – Edizione 2019 dell'Ispra (Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale), le discariche operative nel nostro paese sono 127: 56 al Nord, 25 al Centro e 46 al Sud. L'obiettivo fissato dall'Unione Europea di abbassare al 10% la quota di smaltimento dei rifiuti in discarica appare lontanissimo. Oggi infatti la media nel paese si aggira intorno al 26%. Le criticità maggiori sono nelle regioni del Centro-Sud: in Molise la quota tocca il 90% in discarica, seguita da Sicilia (80%), Calabria (58%), Umbria (57%), Marche (49%) e Puglia (48%). Insomma, c'è ancora tanto lavoro da fare e, se si vuole in qualche modo migliorare la situazione, occorre far alzare subito e in maniera significativa le percentuali relative alla raccolta differenziata.