Una nuova terapia contro il tumore al colon-retto metastatico sembra aver dato buoni risultati nella seconda fase di sperimentazione. E la differenza sta nell'aver utilizzato due farmaci al posto di uno. I ricercatori dell'Università della Campania Luigi Vanvitelli hanno infatti associato un farmaco a bersaglio molecolare e un preparato immunoterapico. Hanno così notato come i pazienti potevano vedersi addirittura raddoppiare le probabilità di sopravvivenza, quando rispondevano bene alla cura. Lo studio, realizzato nell'ambito del progetto I-Cure finanziato proprio dalla Regione Campania, hanno presentato i risultati del loro lavoro al congresso annuale della European Society for Medical Oncology (ESMO), che quest'anno è stato interamente virtuale.
Entrambi i medicinali sono anticorpi monoclonali. Nello specifico si tratta del cetuximab, che è in grado di bloccare il recettore per il fattore di crescita presente sulle cellule tumorali, e l'avelumab, che regola la risposta immunitaria dell'organismo contro la neoplasia. I pazienti presi in esame invece erano tutte persone sulle quali non avevano funzionato le altre terapia già validate.
"La terapia con cetuximab e avelumab viene effettuata in questi pazienti con una strategia definita di ‘rechallenge‘ – ha infatti spiegato Fortunato Ciardiello, professore ordinario del Dipartimento di Medicina di Precisione dell'Università della Campania Luigi Vanvitelli, coordinatore dello studio e past-president ESMO -. Si tratta della ripresa del trattamento con farmaci anti-EGFR in terza linea di terapia, in pazienti che dopo un'iniziale risposta a tali farmaci hanno purtroppo avuto la progressione di malattia e hanno pertanto ricevuto un successivo, diverso trattamento. In questi pazienti la malattia metastatica riprende e diventa resistente alle terapie oncologiche: la prognosi è negativa e i trattamenti di terza linea attuali sono efficaci in una porzione relativamente piccola di pazienti, con una sopravvivenza in media di circa 8 mesi".
La combinazione tra i due farmaci invece sembra aver funzionato molto bene. La sopravvivenza mediana ha raggiunto i 13,8 mesi e quella libera da progressione è stata di 3,6 mesi. Nel 65% dei casi trattati si è riusciti a tenere sotto controllo la malattia. Tutto questo a fronte di effetti collaterali tollerabili, come una leggera tossicità cutanea e qualche disturbo intestinale.
Ora quindi si può passare fiduciosi alla fase tre, nella quale verrà arruolato un numero maggiore di pazienti affetti da tumore al colon-retto metastatico. Al momento, la speranza è che per chi non presenza la mutazione dei geni KRAS, NRAS e BRAF, questa combinazione possa rappresentare un efficace trattamento di terza linea, ovvero quando tutti i precedenti hanno fallito.
Fonte| Agi