Due anticorpi monoclonali combinati potrebbero funzionare contro il tumore al colon-retto metastatico

Il cetuximab e l’avelumab, utilizzati insieme, si sono rivelati efficaci in quei pazienti che non avevano risposto alle prime due linee di terapia, cioè ai trattamenti già validati. Lo studio, portato avanti dall’Università della Campania, è arrivato alla fase 2, ma sembra dare buoni risultati.
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Giulia Dallagiovanna 23 Settembre 2020
* ultima modifica il 02/10/2020

Una nuova terapia contro il tumore al colon-retto metastatico sembra aver dato buoni risultati nella seconda fase di sperimentazione. E la differenza sta nell'aver utilizzato due farmaci al posto di uno. I ricercatori dell'Università della Campania Luigi Vanvitelli hanno infatti associato un farmaco a bersaglio molecolare e un preparato immunoterapico. Hanno così notato come i pazienti potevano vedersi addirittura raddoppiare le probabilità di sopravvivenza, quando rispondevano bene alla cura. Lo studio, realizzato nell'ambito del progetto I-Cure finanziato proprio dalla Regione Campania, hanno presentato i risultati del loro lavoro al congresso annuale della European Society for Medical Oncology (ESMO), che quest'anno è stato interamente virtuale.

Entrambi i medicinali sono anticorpi monoclonali. Nello specifico si tratta del cetuximab, che è in grado di bloccare il recettore per il fattore di crescita presente sulle cellule tumorali, e l'avelumab, che regola la risposta immunitaria dell'organismo contro la neoplasia. I pazienti presi in esame invece erano tutte persone sulle quali non avevano funzionato le altre terapia già validate.

Questi farmaci verrebbero utilizzati come terapia di terza linea, per chi non ha risposto alle precedenti

"La terapia con cetuximab e avelumab viene effettuata in questi pazienti con una strategia definita di ‘rechallenge – ha infatti spiegato Fortunato Ciardiello, professore ordinario del Dipartimento di Medicina di Precisione dell'Università della Campania Luigi Vanvitelli, coordinatore dello studio e past-president ESMO -. Si tratta della ripresa del trattamento con farmaci anti-EGFR in terza linea di terapia, in pazienti che dopo un'iniziale risposta a tali farmaci hanno purtroppo avuto la progressione di malattia e hanno pertanto ricevuto un successivo, diverso trattamento. In questi pazienti la malattia metastatica riprende e diventa resistente alle terapie oncologiche: la prognosi è negativa e i trattamenti di terza linea attuali sono efficaci in una porzione relativamente piccola di pazienti, con una sopravvivenza in media di circa 8 mesi".

La combinazione tra i due farmaci invece sembra aver funzionato molto bene. La sopravvivenza mediana ha raggiunto i 13,8 mesi e quella libera da progressione è stata di 3,6 mesi. Nel 65% dei casi trattati si è riusciti a tenere sotto controllo la malattia. Tutto questo a fronte di effetti collaterali tollerabili, come una leggera tossicità cutanea e qualche disturbo intestinale.

Ora quindi si può passare fiduciosi alla fase tre, nella quale verrà arruolato un numero maggiore di pazienti affetti da tumore al colon-retto metastatico. Al momento, la speranza è che per chi non presenza la mutazione dei geni KRAS, NRAS e BRAF, questa combinazione possa rappresentare un efficace trattamento di terza linea, ovvero quando tutti i precedenti hanno fallito.

Fonte| Agi

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