È morto Paul Alexander: come funzionava il polmone d’acciaio dentro cui ha vissuto per 70 anni dopo la poliomielite

Paul Alexander è morto a 78 anni. Nel 1952, quando aveva 6 anni, era stato colpito da una grave forma di poliomielite che lo aveva paralizzato dal collo in giù. Da allora ha vissuto dentro a un polmone d’acciaio, ovvero una ventilatore capace di mantenere attiva artificialmente la sua respirazione.
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Kevin Ben Alì Zinati 13 Marzo 2024
* ultima modifica il 13/03/2024

Dentro a quella struttura a forma di capsula che per alcuni assomigliava più a un sottomarino in miniatura, Paul Alexander ha fatto tutto.

Letteralmente, perché quando muori a 78 anni e 70 li hai trascorsi sdraiato dentro questo dispositivo con la sola esclusione della testa rimasta fuori, significa che quel polmone d'acciaio è stata la tua vita, o quasi.

Paul Alexander ha vissuto così, dentro a un ventilatore ribattezzato "polmone d’acciaio", fino a lunedì 11 marzo 2024, quando il suo corpo alla fine ha ceduto alle conseguenze della poliomielite e una salute sempre inevitabilmente precaria.

Era rimasto paralizzato nel 1952 in seguito a un’infezione provocata da uno dei tre tipi di polio-virus, appartenenti alla famiglia degli enterovirus. Oggi come allora, la malattia che ne deriva è gravissima e può provocare la paralisi del midollo spinale e del tronco cerebrale.

Da allora, Paul non era più stato in grado di respirare da solo e per sopravvivere è stato costretto a rimanere dentro a una macchina che, di fatto, respirava per lui.

Al contrario di quello che molti hanno pensato, la vita di Paul non si è fermata, anzi. Negli anni si è diplomato al liceo di Dallas – il primo a farlo senza frequentare le lezioni – poi si è laureato all’Università del Texas di Austin, è diventato avvocato e nel 2020, dopo un lavoro di quasi 8 anni, ha pubblicato un libro autobiografico scritto dettando le parole a un amico e digitando le lettere su una tastiera grazie a una bacchetta mossa con la bocca.

E sì: tutto questo l’ha fatto rimanendo dentro a un polmone fatto di acciaio, con oblò valvole di pressione inventato negli anni '30 del ‘900 da un ingegnere medico e un fisiologo.

Ribattezzato polmone d’acciaio, di fatto è un ventilatore non invasivo a pressione negativa che viene utilizzato per mantenere artificialmente la respirazione durante un’infezione acuta da poliomielite.

Il meccanismo, in sostanza, svolge il lavoro dei muscoli gravemente indeboliti dall’infezione creando prima un vuoto per attirare meccanicamente ossigeno nei polmoni per poi esercitarvi una pressione tale da farli comprimere e permettere al paziente di respirare.

L’indicazione originaria prevedeva l’utilizzo di questo macchinario per una o due settimane, finché il paziente insomma non fosse stato in grado di respirare da solo ma alcuni sono stati colpiti da da paralisi respiratoria così grave che non hanno mai potuto abbandonarlo.

Paul è riuscito ad abbandonare il ventilatore per brevi periodi, dopo aver appreso la tecnica del “respiro glossofaringeo” (detto anche “respiro a rana”) per riuscire ad inghiottire un po’ d’aria nei polmoni e quindi respirare davvero da solo. Frammenti di una vita chiusa ma comunque vissuta dentro a un polmone d'acciaio.

Fonte | GoFundMe

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