É nato il servizio civile agricolo, la nuova proposta per i giovani per “ritornare alle origini”

La nuova proposta per i giovani in ottica di volontariato e formazione è il Servizio civile agricolo, un’esperienza che mira a promuovere la “cultura agricola” e la “tutela dei prodotti agricoli e alimentari italiani”. Il percorso per raggiungere questi obiettivi però, non deve passare per forza dalla zootecnica, settore responsabile di inquinamento e sofferenza animale. Un’altra agricoltura è possibile.
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Evelyn Novello 24 Novembre 2023

In aggiunta ai bandi tematici già avviati in ambito digitale e ambientale, è stata ufficializzata da pochissimo la nuova proposta per i giovani che li vuole riconnettere con il Made in Italy. Si tratta del Servizio civile agricolo, l'occasione per ragazzi e ragazze di acquisire competenze in ambito agricolo e agroalimentare, il tutto per aumentare la conoscenza e l'attrattività del settore primario italiano. Il Protocollo d’intesa è stato firmato mercoledì 22 novembre, dai ministri dello Sport, Andrea Abodi, e dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida e coinvolgerà nel primo anno 1000 giovani grazie a un investimento di circa 7 milioni di euro messi a disposizione dai due Ministeri coinvolti. Nelle prossime settimane sarà pubblicato il Bando di progettazione per l'impiego dei primi volontari.

Tra gli ambiti in cui i ragazzi saranno formati, la promozione dei corretti stili di vita alimentari anche nell'ottica di contribuire a contrastare i disturbi dell'alimentazione, il sostegno a iniziative finalizzate alla riduzione dello spreco di alimenti, la conoscenza della cultura contadina e la tutela dei prodotti agricoli e alimentari italiani. Dal Ministro Abodi il progetto è stato definito "un allenamento alla generosità sociale, un'esperienza umana che merita di essere vissuta e può lasciare un segno positivo nella vita di una persona". Tutto giusto. Il volontariato insegna molto, sviluppa empatia e sensibilità e non può che giovare, ma sappiamo cosa si nasconde dietro alla filiera alimentare del Made in Italy? Tutelare un nostro comparto economico è sacrosanto ma occorre anche rinnovare il settore alimentare in un'ottica di benessere nostro, degli animali e del Pianeta.

Ormai sono note le sofferenze che gli allevamenti intensivi causano a tutti quegli esservi viventi che abbiamo deciso essere adatti solo per diventare cibo. L'epidemia di peste suina che ha fatto strage nel pavese e ha causato il martirio anche di maiali registrati all'anagrafe come animali domestici (ti ricorderai la triste vicenda del Santuario Cuori Liberi) non è altro che l'estrema conseguenza di un settore malato, votato solo al profitto e alla promozione di prodotti che in Italia sono considerati sacrosanti, sì ma a che prezzo? Dietro al latte promosso in tv come proveniente da animali che pascolano liberi nei prati ci sono stalle in cui le mucche sono fecondate forzatamente e in cui i vitelli maschi vengono mandati al macello appena nati. Dietro al pollo che negli spot sembra venire da campi verdi e soleggiati ci sono pulcini fatti ingrassare a forza le cui ossa non riescono nemmeno a reggere il peso del corpo.

Agricoltura non significa solo questo, certo. Ma quale tipo di filiera agroalimentare vogliamo promuovere? I modi per avvicinare i giovani a un'alimentazione sana e sostenibile ci sono, basterebbe orientarsi ad alimenti plant-based e biologici, settore che non conviene alla maggior parte delle nostre aziende italiane votate alla produzione di carne, salumi e formaggi. Non potremmo pensare a un Made in Italy alternativo che non coinvolga la zootecnia? Tra le intenzioni che leggiamo sul sito del Ministero dell'agricoltura troviamo "riduzione dello spreco di alimenti", "conoscenza della cultura contadina" e "generosità sociale". Per raggiungere questi traguardi sacrosanti si possono percorrere molte strade, occorre solo coraggio per rompere le regole in vigore da anni.

Fonte | Ministero dell'agricoltura, della sovranità alimentare e delle foreste