Tra gli anni Cinquanta e Settanta, in Francia nasce un nuovo sport estremo. Claude Puch, Pierre Simon e Maurice Tiveron sono tre tecnici di ponti e viadotti e un giorno, osservando la forza della corrente di un torrente, hanno la folle e stravagante idea di sfidarne la forza dell'acqua, immergendosi con una ciambella gonfiabile. Si tratta della prima discesa nella storia di hydrospeed, uno sport estremo che arriva in Italia solo intorno ai primi anni Novanta. Nel 1991 infatti viene istituita la prima Associazione Italiana Hydrospeed e da questo momento in avanti questo "sport d'acqua viva" inizia a incuriosire sempre più appassionati di emozioni.
L’hydrospeed è un’attività sportiva che si pratica nelle acque dei fiumi e dei torrenti. Inizialmente questo sport veniva praticato a coroo libero, senza alcuna attrezzatura; solo successivamente viene introdotto un galleggiante, o meglio una sorta di bob acquatico che consente a chi pratica questa attività di mantenere meglio l’equilibrio e la stabilità in acqua. Non solo. Il galleggiante permette anche di controllare meglio la direzione e, cosa non da poco, di proteggersi da eventuali rocce che si possono trovare nei fiumi.
Il termine hydrospeed ha origine dall'unione delle due parole hydro che deriva dal greco antico ed è il prefisso che indica “acqua” e speed che tradotto dall'inglese significa “velocità”: l'hydrospeed sfrutta infatti la potenza acqua per andare veloci, e quindi per vivere un'esperienza di pura adrenalina.
Saper nuotare e padroneggiare i movimenti in acqua è senza dubbio la base per potersi cimentare in uno sport di questo tipo. Per quanto, infatti, tu sia dotato di un galleggiante a cui tenerti ben saldo, la forza dell'acqua dei fiumi e dei torrenti in cui praticare hydrospeed è notevole e lascia poco spazio agli errori.
Ovviamente poi non basta buttarsi in acqua con il galleggiante e farsi trasportare dalla corrente. Di norma, per la prima esperienza in acqua si preferisce seguire le indicazioni di un istruttore, in grado di spiegare le varie posizioni da adottare in acqua nella fese di discesa. Prima del fatidico “battesimo dell’acqua”, ogni centro in cui viene praticato l'hydrospeed tiene un veloce briefing per spiegare le principali posizioni e tecniche, essenziali per affrontare al meglio la prima discesa.
La posizione da assumere è da sdraiati a pancia in giù, appoggiati al galleggiante. La direzione viene data semplicemente spostando il peso del corpo nella direzione che si vuole prendere, mentre in contemporanea, occorre dare spinta e propulsione con le gambe, sbattendo le pinne. Il resto lo farà la corrente del fiume.
Oltre al galleggiante, particolarmente leggero e maneggevole se realizzato in schiuma, per praticare l'hydrospeed, dovrai indossare una muta appropriata in neoprene, abbastanza spessa (anche 5 mm) e dotata di imbottiture protettive, così da garantirsi la giusta protezione dal freddo dell'acqua, ma anche da eventuali colpi che si possono prendere durante la discesa.
Completano l'attrezzatura un giubbotto salvagente, un casco protettivo per la testa e un paio di pinne da sub.
Grazie alla presenza di numerosi rilievi sul territorio, tra Alpi e Appennini, non mancano spot dove poter praticare l'hydrospeed in Italia. Tra i numerosi luoghi, meritano una citazione la Valsesia in Piemonte, la Val di Sole in Trentino e la Cascate delle Marmore in Abruzzo.