Giulia Fidilio, docente di Finanza Comportamentale: “Insegnare ai bambini a gestire i soldi è giusto. E lo devono fare i genitori”

L’argomento “soldi” è spesso un tabù, soprattutto per i genitori che non sanno come affrontare la questione con i figli. Per Ohga i migliori consigli su come comportarsi arrivano da Giulia Fidilio, docente di Finanza Comportamentale.
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Gaia Cortese 23 Maggio 2022

Paghetta sì, paghetta no. Ma poi è giusto parlare di soldi con i propri figli? E si può insegnare loro l'arte del risparmio? Non sorprende che siano numerose le domande che tanti genitori si pongono al momento di affrontare questi argomenti con i propri figli.

Abbiamo incontrato Giulia Fidilio, docente di Finanza Comportamentale e ideatrice del percorso di consapevolezza finanziaria Mind Your Money, per capire meglio come sia più giusto comportarsi.

Perché è giusto parlare ai figli di soldi?

Innanzitutto perché i soldi sono uno strumento, a cui noi associamo emozioni e aspettative, ma di fatto il denaro è uno strumento neutro. Per spiegarlo porto in aula la metafora del coltello che può essere pericoloso a seconda di come lo usi. Nel caso del denaro è l'intenzione che c’è dietro quella che conta. Chissà perché abbiamo questa visione distorta del denaro. Non deve essere un tabù, perché dipende da quello che ci fai. Io lo vedo come uno strumento indispensabile, un po' come lo sono le gambe che usiamo per muoverci.

La vita, per come la conosciamo, ruota intorno a questo strumento. E dal momento che i figli guardano i genitori per tutto quello che gli è sconosciuto, e quindi anche per i soldi, quando iniziano a farci domande sul denaro è giusto che non si debbano misurare con il disagio del genitore. Se così fosse, smetteranno di farci domande, ma dove troveranno le risposte? Così in aula faccio io questa domanda: tu genitore, vuoi prendere in mano le redini di questa cosa e insegnarla in maniera sana o lasciare questo compito a qualcun altro?

Oltretutto ci portiamo dietro un errore di pensiero, ossia quell'idea che non si può avere tutto. In verità, non c’è niente di male a volere di più, basta imparare a gestirsi per priorità.

Quando è il momento giusto per iniziare?

Si può iniziare già verso i quattro, cinque anni con concetti leggeri e misurati. Poi dai sei, sette anni i bambini iniziano già ad avere le prime basi di aritmetica ed è tutto è più facile. Diciamo che in un primo momento è più una questione di sensibilizzazione, magari iniziando a spiegare che se si lascia la luce accesa in una stanza, si spenderanno dei soldi in più nella bolletta, o ancora, spiegando che carte di credito e bancomat non funzionano per magia, ma sono collegati al conto della mamma.

I pagamenti elettronici allontanano un po' dalla realtà, ma io, per esempio, ho fatto giocare molto i bambini a Monopoli in modo che loro stessi iniziassero, ovviamente per gioco, a vedere e a maneggiare i soldi.

I bambini sono delle spugne e sono pronti per sviluppare una sorta di contabilità mentale. Dalle mancette settimanali ai salvadanai, fino ai barattoli per risparmiare per scopi precisi, ai bambini si può insegnare a dare un nome al loro obiettivo di risparmio perché se diamo nome ai nostri obiettivi è più facile raggiungerli.

Cos’è il metodo 70 20 10?

Si tratta di un metodo per gestire i soldi creato da noi, ma ognuno può crearsi il suo perché va costruito sulla base delle abitudini della spesa della famiglia, ed è giusto costruirlo insieme per imparare a gestire il denaro.

70 20 e 10 sono percentuali che possono quindi cambiare, ma per noi in famiglia significano che il 70 per cento di quello che si riceve come mancia va accantonato, il 20 per cento può essere destinato ai propri desideri, come per esempio l'acquisto di un gioco, il 10 per cento viene invece destinato alle spese correnti come per esempio le piccole spese che il bambino può e vuole fare in modo autonomo.

Come si possono coinvolgere i bambini in un piano di economia domestica? Ed è giusto farlo?

Assolutamente sì, i bambini possono essere coinvolti sempre ricordandosi di fare cose commisurate, senza mettergli alcun peso sulle spalle. Senza fare troppi conti è semplice spiegargli che non si tratta di mettere in campo privazioni, ma di decidere quali sono le priorità. Se quindi si decide di avere un obiettivo, ci si muove in quella direzione; se quindi voglio una bicicletta nuova e devo risparmiare per poterla acquistare, si tratterà semplicemente di risparmiare non acquistando altri giochi.

Risparmiare non significa solo privarsi di qualcosa, ma stabilire quali sono le priorità.

So che in casa avete una Vision board. Di cosa si tratta?

Si tratta di una semplice lavagnetta con calamite su cui attacchiamo tutto ciò che in qualche modo è inerente i nostri obiettivi. C'è quindi una parte per gli obiettivi individuali e un'altra per quelli comuni. Un giorno ci siamo tutti seduti introno a un tavolo e abbiamo pianificato un viaggio all’estero. in questo modo noi genitori abbiamo reso i bambini partecipi al progetto, rendendolo quasi un gioco da tavolo. Su questa lavagnetta magnetica di tanto in tanto attacchiamo e stacchiamo cose, foto, disegni. Insomma, vale tutto. E soprattutto l'obiettivo non si perde di vista.

Paghetta sì o no?

Risponderei "ni". Avere una paghetta va benissimo perché è un modo per educare i figli a gestire il denaro, ma l’importante è non confonderli. Ci sono, infatti, genitori che danno riconoscimenti per i buoni voti a scuola. Nella vita non funziona così ed è rischioso dare questo messaggio. Diversamente se un figlio fa il suo letto ogni giorno, si occupa della raccolta indifferenziata o porta giù il cane, la questione cambia.

La famiglia può essere vista come una squadra e tutti devono fare la loro parte, non può essere tutto sulle spalle della mamma. Quindi la mancetta va bene, ma per delle mansioni extra che si possono decidere insieme.

Quanto è importante risparmiare per un obiettivo?

Lo è nella misura in cui si insegna ai figli che tutto può essere pianificato con largo anticipo e in questo modo si possono raggiungere degli obiettivi. Personalmente non sono per l’austerità o per vivere di stenti, ma per il rispetto delle risorse che sono limitate. Il messaggio da veicolare quindi è che si può vivere una bella vita, anche senza eccessive manie di grandezza o senza ricorrere al consumismo.

A proposito di consumismo un pensiero non dovrebbe essere fatto anche in termini di economia circolare?

Sarebbe un grande passo avanti. Insegnare ai figli l‘arte del risparmio e del riciclo è come insegnare loro che il denaro è una cosa di cui avere rispetto, d'altronde come tutte le altre cose. Da qui si può insegnare ad avere cura delle proprie cose, perché un gioco o un libro che usi oggi, può avere una seconda vita in un mercatino dell'usato ed avere un certo valore per una famiglia più in difficoltà che non può permettersi quel determinato oggetto.

Questa cosa è fantastica perché i bambini apprendono oltre al valore dell'oggetto, anche l'impatto che può avere sull'ambiente. Ogni oggetto che infatti deve essere smaltito, non genera entrate, ma solo costi. Anche per questo motivo mi aspetto che l'economia circolare prenda sempre più piede.